L’ideale: trovarsi con gli amici per
giocare intorno a un tavolo, che in genere è imbandito di vari generi di
conforto, spesso preparati dalle mani abili e creative di qualcuno dei
giocatori. Bello, perché la sessione di gioco è anche il pretesto per vedersi,
per chiacchierare, per staccare per qualche ora la spina portando avanti da
protagonisti una storia in un mondo parallelo. Non che l’elemento tecnologico
venga disprezzato: è grazie al collegamento via internet che possiamo permettere
al nostro elemento che risiede all’estero di partecipare regolarmente alle
campagne e alle nostre discussioni (spesso surreali). Ma quando possiamo
trovarci tutti “dal vivo”, è un’altra cosa.
Non so quanto questo risulti
comprensibile a chi non ha idea di come funzioni il GDR, credo che visto da
fuori sembri una “stranezza”, un gruppo di adulti che si confina in un
passatempo da ragazzini. Invece non è così, è una questione molto più
complessa, ma non è di questo che voglio parlare anche perché verrebbe un post
chilometrico.
Quello su cui volevo soffermarmi è la
dinamica delle nostre sessioni. Suppongo che più o meno in ogni gruppo ci siano
momenti in cui non si è molto concentrati sul gioco, per cui si divaga con
battute, chiacchiere e via dicendo. Delle “pause”, per poi re-immergersi nell’avventura.
Però, da noi a volte avviene in maniera peculiare. Ci pensavo leggendo l’introduzione
di Ale alla presentazione, su One Shot, di “Non andare nel bosco di inverno”: credo
che per noi sarebbe impossibile un’avventura di quel tipo.
Piena azione di gioco: normale frase
della master, funzionale allo svolgimento della vicenda; giocatore 1 che
collega inconsciamente ad alta voce ad aspetto di libro A, o di film B, o di situazione
C; giocatore 2 che serissimo rimbalza ad altro contesto – assolutamente pertinente
peraltro - e con giocatore 3 siamo già all’esegesi biblica, o al problema della
traduzione in italiano di un certo testo, alle incoerenze storiche del romanzo
x o alle dinamiche chimiche di un certo fenomeno. Il tutto in 5 secondi circa.
Per poi tornare, un attimo dopo la conclusione della discussione, di nuovo immersi
nell’azione di gioco, come se nulla fosse accaduto.
Ora, come si riesca in 5 secondi a
passare in maniera del tutto logica dal tentativo di disattivare una trappola
nel mondo alternativo alla dissertazione filosofica sul concetto di “tempi
biblici” nel mondo reale, a posteriori, mi risulta misterioso. Forse è dovuto
al fatto che al tavolo siedono almeno tre alti potenziali (tradotto: sono
perfettamente presente nel gioco, senza perdermi nulla, mentre intanto
gioco/scrivo col telefonino, tengo d’occhio il pentolino dell’acqua calda sul
fuoco, prendo appunti, cerco di capire come si pronunci quella parola in
giapponese e perfeziono mentalmente tesina/lezione/relazione da presentare al
lavoro il lunedì).
Comunque sia, credetemi, è uno spasso!
Una vera esperienza multi tasking: si aprono e si chiudono improbabili finestre
in un istante, permettendoti di vedere le cose sotto diversi punti di vista, ma
tutti in contemporanea.
È una cosa che mi capita solo lì.
Succede anche da voi?