giovedì 30 dicembre 2010

SBAGLIARE E' UMANO, PERSEVERARE...

Il gruppo è attaccato da un ignobile ragnone (CHE SCHIFO!) che sparisce nelle ombre trascinandosi via Drev. Jamila non la prende bene e nel tentativo di recuperare il suo maghetto si espone un po' più del dovuto, ma in maniera "calcolata". Insomma, si protegge con una C.A. di tutto rispetto, quando si ritrova davanti il mostro gigante. 

 Tenar: "Non può fare un attacco completo: zampata e poi morso".
Io: "Farai dei tiri normali pure tu ogni tanto, no? E che cavolo..."
(Bardoscuro sta già trattenendo il fiato, ignoro lo sguardo inorridito del Nik)
Tenar, con un mezzo sorrisino, tira: 20!
Esclamazioni irripetibili escono dalla mia bocca tra lo sconforto generale e la soddisfazione della mistress.
Ma la zampata non è un problema, è il morso quello che inietta il veleno. Per cui, avendo lei già fatto il 20...
Non ricordo le esatte parole che ho usato per esprimere questo concetto, ricordo però il Nik con le mani sul volto...
Tenar, questa volta ridendosela alla grande, tira di nuovo: 18! 
C***O! NON è POSSIBILE!
C'è il mago da salvare, non c'è posto per lo sconforto: in fin dei conti c'è ancora il tiro salvezza. Parto da 11...
Malik mi guarda malissimo. 
Questa volta, almeno, taccio.
Tiro: ... ... 2!

Lo so, avrei dovuto imparare dalle esperienze precedenti (vedi post "il silenzio è d'oro"), ma non posso starmene sempre zitta!

La sessione è stata stoppata a questo punto. Secondo voi come andrà a finire? 

lunedì 27 dicembre 2010

55a SMARRIMENTO

 Non lo so… Non lo so proprio. Mi vergogno anche solo di respirare. Spezzare i legami con loro… Non l’ho fatto da sola, hai provveduto tu, vero? Perché di questo si tratta: di una dimostrazione di forza nei miei confronti. Il dolore che infliggi a loro serve anche per colpire me, per farmi terra bruciata intorno. Vuoi portarmi a cedere, a implorare la tua protezione.
 La madre di Drevlin ci chiama perché è pronta cena, chiede se Chalan, la bambina, è con noi. Il mago risponde che starà giocando qui intorno, ora la chiama e andiamo a cenare. Non capisco: “Non vorrai farle credere che ce l’hanno portata via da sotto il naso, per caso…” –“E dovrei farli sentire degli idioti perché per tre giorni non si sono accorti che quella che viveva con loro non era mia sorella?” Sì, scusa. La rabbia di Lee traspare dai suoi gesti controllati a fatica: “Vorresti fingere ancora?”
 Rientriamo verso la casa, io mi sento così in colpa che non ho nemmeno il coraggio di guardarli in faccia. Dal volto del figlio la donna capisce che è successo qualcosa di grave. Drev inizia a spiegare che Chalan è stata rapita, tra la disperazione dei suoi, quando la pietra comunicante di Lee si illumina. Eccoci al secondo strazio. Riesco a sentire da qui la voce di Lara in lacrime.
 È un delirio. I genitori di Drevlin gridano disperati di andare a salvare la bambina e non vogliono saperne di rifugiarsi in un posto sicuro finché non la riabbracceranno. Lara rivuole il piccolo Edein. Ordina a Lee di andare a riprenderlo, il nobile che la sta ospitando rincara la dose insultando il monaco che l’ha abbandona lì sola e non provvede neanche alla sua incolumità. Alla fine Lee e Drev riescono a parlare con il segugio magico che era intervenuto anche da Esvele. Drev vorrebbe contattare Zelman, ma come sempre avviene nelle emergenze, è impossibile. La donna ci spiega che per rapire il piccolo Edein hanno dovuto uccidere altri due segugi magici, fatto che non è certo passato inosservato. Ora faranno delle indagini più approfondite e appena scopriranno qualcosa ci faranno sapere. Io me ne sto seduta su un gradino dell’ingresso senza osare dire nulla, con Malik che tenta di consolarmi come può. Drev sta già facendo piani, vuole portare in salvo anche suo fratello, trova il modo di contattare Lorcan per mandarlo ad Halarahh a recuperarlo. Mi chiede se voglio far partire anche la mia famiglia. Yerodin e mio padre di sicuro rifiuteranno di muoversi. Ma se facessi presente che forse è il caso di mettere al sicuro Kelina, le cose cambierebbero… Però dovrei parlarci di persona. E poi, ormai gli shariti hanno già avuto chi volevano. Per qualche istante mi ritrovo sola con gli altri due: “Se ci fosse qualcun altro capace di usare le chiavi del portale, mi consegnerei senza pensarci.” Neanche si guardano tra loro: “Quella di consegnarti è un’ipotesi che non è stata nemmeno presa in considerazione. Si tratta di Shar, sta facendo questo per spingerci alla vendetta.”

venerdì 17 dicembre 2010

54d RICATTO


 In quella arriva anche una bimba sui sei anni, tutta allegra e saltellante: “Fratellone!” Il fratellone in questione si irrigidisce, Malik soffia. Che c’è? –“Non so di preciso, ma quella non è umana. È un qualche tipo di costrutto.” No, non dirmi che siamo arrivati troppo tardi. Avviso Lee. Drev fa finta di nulla per via dei suoi genitori, ma si è accorto. Reggiamo la recita per una mezz’oretta, mentre i suoi si informano degli studi di Evraldol, del lavoro, della sua nuova torre… La bimba, che è a casa da tre giorni in vacanza, vuole uscire a giocare con noi perché deve dirci una cosa. La seguiamo in un parco poco distante, Drev le intima di parlare. Sopra di lei compare l’immagine dall’aspetto felino di un Rakshasa Il demone ci ordina di ascoltare attentamente: ci sono tre vite in gioco, noi possiamo salvarne due. Hanno rapito la sorella di Drevlin e il figlio di Lee, che sono prigionieri in due posti lontani tra loro. Se a mezzanotte al ponte verrò consegnata ai loro uomini, uccideranno me e restituiranno i bambini sani e salvi. Altrimenti, ci daranno la possibilità di tentare di salvare uno solo dei due bambini, e ammazzeranno l’altro non appena vedranno da chi abbiamo scelto di andare. Se manderemo qualcun altro, li uccideranno entrambi. Detto questo, l’immagine sparisce.
 Lee in uno scatto d’ira fa un passo avanti e colpisce il simulacro della bambina, che si scioglie in una piccola pozza d’acqua ai nostri piedi. La voce di Drev è irriconoscibile: “E adesso cosa dico ai miei…”

martedì 14 dicembre 2010

54c A CASA

Alla fine decidono che si partirà domani, andremo da Drevlin e poi ad Halarahh e Lorcan può tornare dalla sua famiglia. Dopo cena, loro salgono in camera a spartire i soldi e gli oggetti e il paladino dopo non molto esce per andare a vegliare nel tempio di Selune. Io aiuto a sparecchiare, ma non posso incrociare lo sguardo di Tara, mi fa troppo male. Ci vorrebbe qualcosa di forte, lei si siede con me e ci beviamo un cicchetto. Ci riprovo: “Forse c’è un altro modo, potremmo portarti a Selunnara. Lì saresti al sicuro e potresti aiutarci a istruire la popolazione per la vita qui.” Lei sembra quasi intenerita: “Non è una vera soluzione, rimanderebbe solo il problema di qualche mese. Non devi crucciarti così, ormai ho preso la mia decisione e sai che è la cosa giusta da fare.” Non deve piacermi per forza perché è la cosa giusta.
 Drev esce sul balconcino: “Jamila, va bene se per la divisione dei soldi lasciamo a Lorcan solo quello che avanza?” Cosa? Ma devi rompere adesso con queste scemenze? –“Non voglio saperne NIENTE! Arrangiatevi da soli una volta tanto!” In un angolo della mia mente so che mi pentirò di queste parole. –“Bene!” Il mago torna dentro e sento lui e il bardo discutere animatamente. Guardo Tara sconsolata: “Perdonali! Sanno essere così irritanti…” Lei ride e versa un altro bicchierino. Ma sì, magari mi aiuta a dormire.
 Quando salgo in camera Lorcan se ne va furente. Drev si è trattenuto i suoi soldi perché gliene avevamo già prestati dei nostri per ricomprarsi l’equipaggiamento. Ma perché, mago, devi impuntarti sulle questioni di principio in questo momento. Passo a Malik un sacchettino pieno di monete d’oro da portare al bardo. Vorrà fare “spese” per Aud. A volte siete peggio dei bambini! La notte è ancora tormentata dagli incubi, oltre che dalla mia ribellione interiore al destino di Tara.
 Il mattino dopo sul tardi siamo pronti per partire. Salutiamo Ulrik, che ci consegna una lettera. Con aria corrucciata dice di aprirla solo quando saremo ad Halruaa. Magari capiremo cosa ti turba tanto. Tara ci chiede il favore di consegnare una sua missiva alla residenza di Kelben, il mago più famoso dopo Elminster, che è di strada. Ne dà un’altra anche al paladino. Sistemare le sue cose… La abbraccio prima di andarmene, non so come riesco a trattenere le lacrime.
 Lorcan se ne va, dandoci appuntamento ad Halarahh tra qualche giorno. È ancora arrabbiato. Lasciata la lettera al servitore di Kelben, Drev si teletrasporta con me e Lee nella piazza del suo paese, Halruarim. Ci avviamo verso casa sua. –“Da quant’è che non vedi i tuoi?” –“Circa due anni.” Due anni? E cosa aspettavi a tornare? Si ferma a osservare un uomo che lavora in un campo poco distante dalla strada. Sembra commuoversi un pochino. Quello si alza e lo nota. Si blocca un attimo, come a voler sincerarsi di aver visto bene. –“Drevlin! Sei tu, che sorpresa!” Il mago va a salutarlo. Io e Lee ce ne stiamo in disparte, ci sentiamo di troppo. Il padre di Drev è felice, si scambiano qualche battuta, poi vengono da noi e Drev ci presenta come suoi colleghi. Li seguiamo fino a una casa non molto grande ma ben tenuta, sulla porta esce una donna ad accoglierci. Non crede ai suoi occhi: “Drevlin!” Il mago le va incontro e lei lo abbraccia, io e il monaco ci fermiamo in cortile per non disturbare. La donna copre il figlio di domande che noi da qui non sentiamo. Due anni, ce n’è di roba da chiedere! Ogni tanto lancia qualche occhiata timorosa nella nostra direzione. Mago, non fare c***ate. Stai attento a quello che dici su di me. Poi veniamo invitati ad entrare.

venerdì 10 dicembre 2010

54b L'INCANTESIMO DI IOLAUM

Ci ritroviamo a colazione tutti un po’ mogi, con la consapevolezza che la nostra vittoria non è stata completa, le occhiaie di chi non ha passato una buona nottata e poca voglia di parlare. Ulrik è quello più nero. Viene Tara a servirci, anche lei ha il viso tirato: “Sentite, ma nella vicenda di Shad è stato fatto il nome del mio maestro?” La guardiamo tutti, tranne il paladino che continua a mangiare in silenzio. Né Lee né il mago rispondono. Mi sa che tocca a me. Poso la forchetta che mi è rimasta a mezz’aria: “Secondo Elminster, uno dei motivi per cui le Tenebre sono tornate nel Faerun potrebbe essere che il loro imperatore, sentendosi ormai prossimo alla fine, stia cercando l’incantesimo di Iolaum per garantirsi ancora una vita molto lunga.” Lei abbassa lo sguardo: “Sì, lo immaginavo. Grazie.” Se ne va con un sospiro e l’aria grave di chi ha preso una decisione sofferta e definitiva. No, perché... dimmi che ho capito male. Quando torna per sparecchiare la aiuto. Aspetto di essere sola con lei nella cucina, poi le tocco un braccio per “leggere”. L’impatto è talmente forte che barcollo e se non cado è solo perché lei è svelta ad afferrarmi. Vedo il suo maestro, lei ragazzina che gli scaglia contro un incantesimo… e lui che si accartoccia, la sua energia vitale che confluisce in lei, assieme a quella di tante e tante e tante altre persone. Sento il suo orrore quando se ne rende conto, e la sua esistenza lunga, da estraniata, perché quelli che ha amato si sono spenti tutti così presto… E non ha quel distacco dalla vita come Sharel o come Elminster. Lei è molto più umana, lei è solo umana. È il pieno di emozioni di una donna di 40 anni che ne ha vissuti più di 2.000. Senza nessuno che le assomigliasse, senza nessuno che potesse capire davvero. Ma non è stanca, ha ancora aspettative, desideri… Però ha deciso di morire, per far morire quell’atroce incantesimo con lei.
 Impiego qualche minuto a riprendermi. Tara mi fa sedere: “Scusami, mi dispiace.” Vorrei sorriderle, ma il risultato è una mezza smorfia: “Ti scusi? Tutt’al più dovresti arrabbiarti, se ti sei accorta di quello che è successo.” Lei sì, sorride: “Vista la tua reazione non potevo non accorgermi. Adesso so cosa ti rende così diversa. Ma non sono arrabbiata.” Mi mette un bicchiere d’acqua davanti e si siede di fronte a me. La mia voce è ridotta a un filo: “Forse c’è un’altra soluzione…” Lei scuote la testa: “No, bisogna azzerare le possibilità che l’incantesimo del mio maestro cada nelle mani degli shariti. Sarebbe una catastrofe, credimi. Io volevo usarlo contro una singola persona e ho annientato un’intera città. Pensa a quali conseguenze potrebbe avere.” –“Sì, ma… e i vari “parlare con i morti” e magie simili?” Non potrebbero costringerla a rivelare ciò che non vuole, per questo porre fine alla sua esistenza è l’unica soluzione sicura. Non riesco a capacitarmi, fatico ad accettarlo. Perché deve morire! Forse il mio viso tradisce ciò che penso, il tono di Tara ha una strana dolcezza: “Ho avuto una vita lunga, anche troppo; ho il tempo di sistemare le mie cose, non posso lamentarmi.” Mi stringe una mano, come fosse lei a dover consolare me. Restiamo a parlare; forse non si è arrabbiata perché si è resa conto che per una volta qualcuno è riuscito a capire.
 Il resto della giornata passa stancamente, tra le conferme che hanno ripulito il covo degli shariti e i piani per i prossimi giorni. Lorcan è uscito per vendere le armature e gli oggetti trovati in modo da recuperare contanti. Ulrik naturalmente non ci seguirà a sud. Quando Drev spiega che vorrebbe recarsi subito a casa sua per via della sorellina, Lee oppone qualche resistenza: vorrebbe passare prima alla capitale perché sente che il piccolo Edein potrebbe essere in pericolo. Al suo ritorno, Lorcan si spazientisce: vuole una decisione rapida per vedere se può tornare a Selunnara. Deve parlare con sua moglie con una certa urgenza. Shar si è divertita anche con voi, a quanto pare. Io non sono molto utile alla causa, li ascolto a malapena. Sono completamente assorbita dalle emozioni di Tara.

martedì 7 dicembre 2010

54a DUBBI ESISTENZIALI

Mi sveglio per colpa degli incubi, in un bagno di sudore. È l’amore che provano per te che li condannerà. Un piccolo divertimento di Shar, lo so. Drev sta dormendo un sonno agitato accanto a me. Dovrei evitargli tutto questo e mandarlo via, ma la verità è che sono contenta di averlo qui. E se fossimo a parti invertite, non gli perdonerei di scegliere al posto mio. Si lamenta, allungo un braccio sul suo petto. Mi pare che ieri sera mentre tornavamo in taverna tutti insieme avessimo discusso di qualcosa di importante, ma non riesco proprio a ricordare. Forse è solo un’impressione… Di colpo le immagini dei sogni di Drev si riversano nei miei pensieri, bloccandomi il respiro. Sono rapide e violente. Un uomo di mezz’età, il suo maestro, che contratta… Lui nel Dambrath colpito da una frusta, il sogghigno soddisfatto del suo mentore. Una bimba dai capelli scuri e lisci che viene sgridata perché ha usato la magia innata, il maestro di Drev che le insegna, ma allunga le mani, la molesta… La rabbia e la paura di Drev cancellano tutto. C***o, è sua sorella! Lo sveglio, lui scatta seduto coprendosi il volto con le mani. Respira affannosamente, cercando di calmarsi: “Jamila, devo… dobbiamo…” -“…andare a recuperare tua sorella per proteggerla dal tuo maestro.” Mi guarda interdetto, ma sembra che di colpo abbia ripreso il controllo: “Oh… Sì”. Lo tiro giù di nuovo sul cuscino: “Ti stavo abbracciando”. Si passa le dita tra i capelli con gli occhi al soffitto, mentre mi attira vicino con l’altro braccio. Appoggia il mento alla mia fronte: “Tesoro, tu sei pericolosa!” -“Beh, dipende da cosa sogni…”
 Rimaniamo così per alcuni minuti, ognuno a inseguire i propri pensieri. Devo chiederglielo. –“Drev, se non fossi innamorato di me, o se ci fosse un altro al posto mio, tu saresti qui lo stesso?” Resta in silenzio a riflettere. –“Sì, penso proprio di sì.” Risposta esatta. –“Ma probabilmente non starei dividendo il letto con lui!” Ride e mi stringe in un lungo bacio. –“Perché questa domanda?” Vediamo se trovo le parole. –“Una parte di me vorrebbe risparmiarti tutti i guai che passi per aiutarmi, ma… il resto di me si sente molto egoista e… Non voglio stare senza di te. Però, se tu…” Mi interrompe: “Ho capito. È una scelta che spetta a me, lo sai, no?” Sì. Resto a crogiolarmi tra le sue braccia mentre lui parla dell’immediato futuro. La priorità è mettere al sicuro la sua sorellina, poi vorrebbe prendersi un mesetto di “riposo”, per poter studiare bene come affrontare gli Scavatombe. E per goderci del tempo per noi, anche se non l’hai detto. Sono esseri molto pericolosi, già affrontarne uno solo potrebbe essere letale. Figuriamoci entrare nel loro cimitero… Non ho il coraggio di smontare i suoi progetti puntualizzando che non potremo permetterci un mese di pausa, che Shar non ci darà tregua e sarà difficile avere anche solo qualche giorno di calma. Tengo per me il fastidioso senso di urgenza che mi prende allo stomaco. Per fortuna, tu non sei empatico.
 –“Drev, ma ieri, quando tornavamo dal sotterraneo con gli altri, abbiamo discusso di qualcosa?” -“Mh?! No, non mi pare. Eravamo troppo stanchi”.

venerdì 3 dicembre 2010

53c IL DEMONE DI SHAR

 Mi riprendo che sono quasi in fondo alla scala. Sono certa che l’essere mostruoso fatto d’ossa della visione è ciò che ci aspetta alla fine del sotterraneo. E so che la visione in qualche modo corrisponde alla verità. Mi guardo intorno, sembrano tutti un po’ scossi ma padroni di sé, a parte Ulrik che trema visibilmente. Dico che forse è meglio se torniamo fuori. Drev mi chiede cos’ho visto, descrivo la creatura ignobile che Shar ha donato ai suoi adepti. Ulrik insiste per proseguire: non ha senso andarcene adesso. Ci proteggiamo, il mago si offre di lanciare un incantesimo sul paladino ma lui risponde in malo modo, con la voce che vibra dalla rabbia. Non si è mai comportato così. Ci scambiamo un’occhiata perplessa, non capiamo di quale colpa si sia macchiato Drev ai suoi occhi, ma non approfondiamo. Sarà per via di questo posto.
 Entriamo nella stanza: Lorcan di defila su un lato, Ulrik si lancia su un guerriero che ci sta venendo incontro, seguito da Lee. Io e Drev ci teniamo appena fuori l’entrata, pronti a usare la magia. Lo spadone del paladino cala rumorosamente sull’avversario, mentre uno stregone attorniato da immagini speculari compare dal fondo della stanza. Ulrik viene fiancheggiato da una strana bestia evocata, sento Lorcan combattere con un altro uomo. Lo stregone stramazza sotto i dardi incantati di Drev, io uso il “raggio di indebolimento” sull’avversario del paladino, rendendogli faticoso anche solo tenere in mano la spada. Questo consente a Ulrik di liberarsi della bestia e di aiutare Lee contro il chierico sharita che la polvere luccicante di Drev ha reso visibile. Un altro dei miei raggi rende inoffensivo il nemico di Lorcan, e ben presto anche il chierico soccombe. Uno dei guerrieri, vistosi perduto, si suicida per evitare interrogatori, l’altro invece implora pietà. È stato costretto a servire gli shariti, l’avrebbero ucciso… Gli ordiniamo di spogliarsi dell’armatura e di recarsi al tempio di Selune, dove sarà in salvo e troverà protezione. Lo fisso negli occhi: se quando esco da qui non sarà dove gli ho detto, gli assicuro che lo troverò ovunque si nasconda e gli farò pentire amaramente di non avermi ubbidito. Quello si affretta a correre su per le scale.
 Nessuno di noi ha riportato ferite serie, ma l’immagine del mostro che si fagocita i cadaveri è ben impressa nella mia mente. –“Ragazzi, davvero, forse è il caso di risalire e prepararci meglio”. Di nuovo Ulrik si impunta: se ce ne andiamo ora avranno tutto il tempo per riorganizzarsi e sarà ancora più difficile. Gli altri concordano. Ci inoltriamo nel secondo passaggio, nelle orecchie mi echeggiano le urla di terrore delle vittime, tante sono di bambini… Credo che anche gli altri avvertano qualcosa. Il corridoio sbocca in una stanza piena di fetore, il lurido demone della mia visione è lì ad accoglierci. Teschi di varie dimensioni biancheggiano all’interno del suo corpo, l’aria è densa di malvagità. Vomito in un angolo. Ulrik si lancia, io e Drev raggeliamo scoprendo che l’essere è resistente alla magia. Porca… Lee affianca il paladino, per evitare che incassi tutti gli attacchi del demone; Drev riesce a far passare i suoi incantesimi a stento. Lorcan usa le frecce. Sudo freddo, i due in prima linea sono malconci. Li richiamo, Lee sembra volersi ritirare ma Ulrik è irremovibile. Non può permettere che quest’abominio faccia altre vittime! Neanch’io, ma il suicidio e la dannazione non aiutano. Selune è con lui e lo aiuterà a sconfiggere il demone! Faccio quello che posso, potenziandolo. È ferito, sanguina copiosamente… non reggerà a un altro assalto. La sua fede è premiata, il demone lo manca ripetutamente mentre lui colpisce. Drev passa alle soluzioni drastiche, trasformando Lee nell’idra a 10 teste. E ora il monaco fa male! Noi curiamo e potenziamo, loro demoliscono la creatura. La vedo crollare con un sospiro di sollievo, il pavimento si copre di ossa e resti.
 La nostra vittoria ha un gusto amaro: le persone uccise dal demone non troveranno pace, le loro anime sono perdute. E Ulrik ha rischiato troppo. Lorcan fruga tra le ossa alla ricerca di oggetti interessanti e soldi. Guarda come si impegna sempre in questa cosa… Risaliamo in superficie, col bardo che controlla il suo bottino.
 Mentre rientriamo alla taverna io ho un chiodo fisso: “Dovremmo parlare di quello che ognuno di noi ha visto là sotto: è meglio sapere.” Annuiscono tutti, col volto scuro. Appunto… Inizia Lorcan: “Appena Selunnara tornerà nel Faerun, Shad attaccherà e ucciderà mia moglie e mio figlio. Se voglio salvarli, devo portarli via immediatamente da Selunnnara e rinunciare a questa missione.” Cominciamo bene. Poi è il turno di Lee: “Hanno minacciato di uccidere il piccolo Edein. Ho visto anche chi se ne farà carico, una creatura semidemoniaca dall’aspetto felino.” Fa una pausa. –“È ovvio che facciano leva sui nostri affetti…” Parla Ulrik: “Drevlin porterà Jamila alla perdizione. Ne causerà la corruzione, la morte… Non so bene, ma che ne sia cosciente o meno, sarà la causa della sua rovina.” È arrabbiato, credo che ci sia dell’altro che non ha voluto dirci. Infine tocca a Drev. È cupo da quando siamo usciti dal sotterraneo: “È stato il mio maestro a vendermi agli schiavisti del Dambrath, lo stesso bastardo che ora sta istruendo la mia sorellina e che la sta molestando, ’sto porco schifoso!” Dobbiamo tenere conto che tutto questo è frutto di Shar, ma sentiamo che le nostre visioni rispecchiano la realtà. Il più è scoprire in quale modo raffinato verranno usate contro di noi. Nessuno mi chiede cosa ho visto io, si sono accontentati del demone. Beh, meglio così.

lunedì 29 novembre 2010

53b DISCESA NEL BUIO

Drevlin entra a chiedere se ci sono camere libere per alloggiare, io accompagno Ulrik alle stalle comuni a sistemare il suo destriero. Quando torniamo c’è la proprietaria a riceverci. Ci osserva, i suoi occhi sono profondi: “Alla fine, sei arrivata.” Indica il mio anello, con Drev che si allarma. Lei lo rassicura: “Non preoccuparti, qui possiamo parlare senza timore”. Ci fa accomodare e ci serve qualcosa di caldo. –“È giunto il momento che lo custodisca tu.” Mi porge un bracciale di rame, molto semplice e un po’ ossidato. Porta incastonate delle gemme che sembrano scurite dal tempo. Ulrik non ci sta capendo nulla mentre Tara ci avverte che recuperare il ciondolo sarà problematico: il suo custode era molto scettico sul riuscire a riaprire il portale e per proteggere l’oggetto lo ha nascosto nel sottosuolo, nel cimitero degli Scavatombe da qualche parte sotto l’Anauroch. E già, tanto il deserto è piccolo… Scavatombe: li ho già sentiti ma in questo momento non ricordo che tipo di creature si… I miei pensieri si infrangono sul volto di Drev, che si fa terreo. A quanto pare, lui se lo ricorda bene! Non è un’impresa che siamo in grado di affrontare ora, ma del resto ci vorrà tempo per raccogliere informazioni più precise e per capire come agire. Mettiamo Ulrik al corrente della situazione, è meravigliato. Lui invece si trova qui perché hanno scoperto una nuova cellula di shariti in città e lui ha il compito di estirparla. Tara ci sarebbe molto grata se volessimo occuparci della questione. Ci dà le informazioni necessarie: dobbiamo indagare su delle persone che avvicinano le famiglie di ragazzini che nei mesi precedenti sono scomparsi senza lasciare traccia o i cui corpi sono stati ritrovati con evidenti segni di tortura. Queste persone sembrano voler sostenere i parenti delle vittime, in realtà ne manipolano le coscienze convincendoli che è giusto che anche gli altri soffrano ciò che hanno patito loro, fomentandone l’odio verso la società e il prossimo. Si è scoperto il tutto grazie alla denuncia di una donna a cui è stata rapita la nipote e che si è rivolta ai chierici di Selune per avere aiuto. Tara conclude il suo discorso dicendo che dobbiamo ricordare di non essere soli nella lotta contro la dea oscura, anche se a volte abbiamo l’impressione di esserlo. Altri gruppi si stanno impegnando per combattere il suo culto corrotto e ogni vittoria è significativa.
 Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie ed esserci procurati un identikit delle persone da pedinare, Lorcan entra in azione. La notte segue una delle sospettate mentre noi lo aspettiamo in taverna. Quando torna dice di averla vista depositare un cestino in un cono d’ombra dietro una fontana in una piazzetta della città, ma quando ha controllato il cestino non c’era più e non ha visto passaggi. Però non ha avuto modo di cercare attentamente, forse sarebbe meglio andare tutti insieme, prima che venga giorno. Mozione accolta, ci armiamo e lo seguiamo alla fontana. L’idea sarebbe quella di muoversi con discrezione, ma con Ulrik al seguito è impossibile! Sferraglia rumorosamente, e orgogliosamente, a ogni passo, il nostro arrivo nella piazzetta ha disturbato tutto il vicinato. Mentre Drev e Lee lanciano incantesimi protettivi, Lorcan armeggia tra la fontanella e il muro retrostante, scoprendo un passaggio segreto. E anche la trappola magica che lo protegge. Il bardo si rimbocca le maniche tutto concentrato e si aiuta con un incantesimo. Dev’essere molto complicata… Dopo qualche minuto di lavoro e molto sudore della fronte, riesce a disinnescare il meccanismo. Si gira verso di noi soddisfatto: “Se non mi fossi accorto, sarebbe stato un bel guaio!”. Io nel frattempo ho lanciato il mio “occhio arcano” e lo dirigo nel passaggio. È buio: scale che scendono, un’ampia stanza sbozzata all’interno della roccia e sorretta da quattro colonne, con una nicchia da un lato. Un altro corridoio che esce e prosegue verso il basso. L’oscurità si fa sempre più opprimente, ne sento il peso anche attraverso l’incantesimo. Il passaggio si apre su un altro ambiente, ma il mio “occhio” non riesce ad entrarci, o meglio: non ho la forza di spingerlo oltre. È come se mi mancasse la volontà necessaria per farlo, come se avessi troppa paura di proseguire. Brutto, bruttissimo segno! Avviso gli altri, spronati da Ulrik decidiamo comunque di scendere. Siamo costretti a muoverci in fila indiana: Lorcan aprirà la fila e Drev la chiuderà. Ho un nodo alla gola già prima di entrare, so che la mia forza di volontà verrà messa a dura prova, qualche incantesimo potrebbe costringermi ad agire contro gli altri. O potrebbe succedere di peggio… Svegliarsi accarezzata dal tepore della sua pelle, la sua passione, i suoi begli occhi verdi… Perché ho così paura di perderlo... Mi blocco di colpo appena prima di varcare la soglia, tanto che Drev mi viene addosso. Mi giro sulle sue scuse. Non te l’ho neanche mai detto, io con te lo so per certo, ma forse tu no… Gli sorrido: “Ti amo”. Sono parole inattese, che lo stupiscono; entro nel passaggio, sento la sua mano sul mio collo mentre scendo i gradini. Cerco di bloccare la mia empatia, ma l’oscurità si insinua nella mia mente, nella mente di ognuno di noi, confondendosi tra i pensieri. Ancora ci provi… sei patetica. Non sei mai stata una minaccia per Shar, mai, nemmeno una volta. Ma tanto lo sai… E te ne starai lì a guardare, inutile, mentre i tuoi amici moriranno nel futile tentativo di difenderti. Andranno incontro a una morte atroce, perderanno le loro anime per proteggerti, e solo perché ti amano! È questo che li condannerà: il loro amore per te. Guarda cosa vi aspetta lì sotto, un regalo della Signora Oscura in persona: divorerà i loro corpi e porterà le loro anime alla dannazione. E se anche scampassero questa volta, ci sarà la prossima, o quella dopo ancora. Soccomberanno, Shar godrà della loro caduta, grazie a TE. Se vuoi salvarli devi allontanarli, spezzare i vostri legami. Non sei niente, se non ti affidi alla Dea Oscura, non avrai alcun potere.

venerdì 12 novembre 2010

53a ARRIVO A WATERDEEP

Già che siamo nella capitale, ci occupiamo delle nostre questioni. Lee torna da Lara, che ha trovato il modo di guadagnare qualcosa insegnando canto e musica a due ragazzini nobili. Edein cresce bene e sta diventando bello paffutello. Drev va a trovare suo fratello, che sta studiando con impegno per sostenere il prossimo esame. Riceve anche una lettera da sua madre: vuole sapere come sta e dice che sua sorella ha iniziato ad andare a scuola. Pare che la bambina abbia manifestato dei poteri stregoneschi, per fortuna è sotto la guida del maestro che ha saputo fare di Drev un buon mago. Ma allora! Cosa c’è che non va con la magia innata! Io passo da casa. Mio papà sta organizzando in gran segreto il viaggio di nozze per Yerodin, mentre i preparativi per il matrimonio procedono spediti. Sono tre giorni tranquilli, poi il 7 dobbiamo trovare il modo di andare a Waterdeep, alla locanda di Tara. Il problema è che non siamo mai stati in città o nelle vicinanze, non possiamo teletrasportarci. L’unica persona che conosciamo bene al nord è Ulrik, magari con un po’ di fortuna si aggira in zona. Drevlin prova a scrutarlo. Lo vede in mezzo a una fitta nevicata, proprio mentre transita sotto un cartello che indica la direzione per Waterdeep. Uuuh! Troppa fortuna! Prevedo grane colossali… Il mago tenta di contattarlo per avvisarlo del nostro arrivo, l’altro si guarda intorno perplesso, senza capire. Ci teletrasportiamo da lui, che di fronte alla nostra apparizione molla le redini di Dagon e sfodera lo spadone. Poi ci riconosce, sorpreso, mentre il lupo del ramingo mi salta addosso per farsi accarezzare. –“Ulrik, non sapevo che avessi adottato Stuck!” Viene a salutarci, col suo vocione inconfondibile. Ci trova tutti bene, soprattutto Lorcan. Ci chiede come siamo arrivati qui, Drevlin gli spiega che lo ha scrutato e lui si scoccia: non gli piace chi fa lo spione a sue spese, non è corretto. Il mago chiarisce che lo ha fatto solo questa volta perché avevamo necessità di giungere in breve tempo a Waterdeep, e poi ha cercato di avvisarlo. Ulrik però non è convinto. Anche lui è diretto in città, deve parlare con una certa Tara. Ma va? Le coincidenze… La nevicata prosegue sontuosa. Mi godo la bellezza incontaminata della distesa bianca che ci circonda. Il paladino è contento di vedere Lorcan così in forma. Gli chiedo di indovinarne il motivo: ha potuto riabbracciare la moglie. Purtroppo, da qui il bardo diventa protagonista assoluto in un monologo delirante: “Ulrik, sapessi, sono successe un sacco di cose! Lee è diventato papà. Sì, davvero! Pensa te, ha violentato più volte una ragazza nel Dambrath e l’ha messa incinta, e ora manco se lo ricorda, ’sto sfigato! La chiesa voleva rifilargli mille frustate!” Sul viso del paladino si susseguono le espressioni più disparate mentre Lorcan se la ride della grossa e Lee tenta di zittirlo con un incantesimo. –“E poi, Jamila va a letto con Drevlin!” MA! Lo prendo a palle di neve, finché lo riportiamo alla ragione. Ulrik è un po’ confuso. Mi fa salire a cavallo e ci incamminiamo verso la città mentre gli spieghiamo in maniera più sensata gli ultimi avvenimenti. Preferiamo non parlare di Tara, per evitare eventuali orecchie indiscrete. Durante il tragitto sento spesso lo sguardo del paladino su di me. Tranquillo, non cado da cavallo. Lo stai conducendo tu da terra…
 La città emerge in fondo alla piana innevata, tra i fiocchi corposi. È grande, più di quanto mi aspettassi. Le mura massicce si stagliano nella luce grigia, gli edifici sembrano addossati tra di loro, ma non danno l’idea del caos, come a Calimport. Superiamo la porta senza problemi, le case coi tetti d’ardesia e le facciate pulite si assomigliano tutte, raggruppate in quartieri regolari. Impieghiamo un paio d’ore a trovare la taverna.

lunedì 8 novembre 2010

PRIMA MISSIONE (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh.

 Il capitano è contento della nostra decisione e ci manda in fureria ad equipaggiarci. Nel pomeriggio chiedo a Kelsia di tirare qualche colpo con me, giusto per evitare a parecchi fanciulli insanabili ferite nel loro orgoglio guerriero. Prima le insegno a tenere un arco come si deve, con la spada è molto più abile e tiene botta. Quando smettiamo intorno a noi c’è il deserto. Appunto! E scommetto che nessuno mi ringrazierà per il favore! Lei è molto perplessa. Eh eh, tranquilla cara, tutto normale. Oz invece si dedica con estrema dedizione all’arte dell’ozio.
 Verso sera il capitano ci dà gli ordini: perlustrare la zona a sud del forte alla ricerca del gruppo organizzato. Partiamo poco dopo l’alba. Di tracce ce ne sono parecchie, in genere vecchie di un paio di giorni. Alcune sono chiaramente di gruppetti allo sbando: tornano sui loro passi e non fanno nulla per nascondersi. Verso mezzogiorno sentiamo dei boati in lontananza, come degli scoppi. Ci dirigiamo da quella parte, ma dopo poco trovo una pista fresca, un paio d’ore al massimo. E questi non sono sbandati, hanno anche cercato di coprire i loro movimenti. Orme belle grosse, non semplici goblin. Con estrema cautela, andiamo ad indagare. Ci muoviamo silenziosi, anche se Oz è un po’ troppo in vista. Sono così attenta a non far rumore e a non perdere la copertura che quando inciampo su un corpo a terra mi spavento. Accanto ci sono altri due cadaveri, più due hobgoblin e un bugbear intenti a frugarli. Mi fissano a bocca aperta, del tutto sorpresi. Aaaaaaah! Scappare! Urlo per avvertire gli altri e mentre mi ritiro impugno l’arco, ma le mie frecce vanno a vuoto. Dannazione, Kay, con calma! Il bugbear punta dritto su di me. Te possino… Mollo l’arco e sfodero la bastarda. Oh sì. Vieni bello… Il buco che gli apro nel torace lo sbilancia, lui anziché colpire me falcia un cespuglio lì di fianco. E si scopre. Il mio affondo lo finisce. Mi volto mentre Kelsia si libera del suo hobgoblin, Oz sta ancora combattendo con il suo avversario, che viene abbattuto da una mia freccia nel collo. Fiùùùù. Bene. Visto papà? Solo Kelsia è leggermente ferita e per sicurezza beve un’antitossina. Uno degli hobgoblin è ancora vivo, Oz lo stabilizza mentre controlliamo i cadaveri dei due uomini. Due pastori equipaggiati per stare fuori alcuni giorni. Hanno anche due scatolette di metallo sigillate, con un forellino sul coperchio da cui spunta un lembo di stoffa. Che strano odore… forse sono quegli aggeggi esplosivi fatti con la polvere nera, quelli che si stanno diffondendo da Karameikos. Interessante. Approntiamo una barella di fortuna per il nostro prigioniero, trasportato da Oz e Kelsia mentre io faccio strada. Il capitano è moooolto soddisfatto di aver un prigioniero da interrogare: è stata proprio una fortuna averci assoldato! E dai! È merito della guida, questa guida. Ma siamo proprio sicuri di non volere entrare nell’esercito? Io sì. Glielo dico: ero arruolata, ma ho scelto di andarmene. Lui sogghigna, se l’era immaginato. Dall’interrogatorio si scopre che la banda organizzata esiste: conta circa 30 membri tra orchi, hobglblin e bugbears; il capo è un orco di nome Kultak Mein e si prefigge di uccidere tutti gli umani che incontra. Che scopo nobile e sensato. Sulla malattia invece il prigioniero sembra non sapere nulla.

venerdì 5 novembre 2010

PRIMA MISSIONE (Mystara)

Il punto di vista è quello di KELSIA, il post è di Tenar. 

 A sera ceniamo insieme agli altri soldati. La maggior parte di loro ha all’incirca la mia età, sono reclute venute al forte per l’addestramento. Sono socievoli, allegri e ben disposti a fare amicizia. Nonostante il pericolo sembrano non avere nessuna preoccupazione al mondo, anche se non fatico a capire che loro nel bosco con i goblin mollaccioni avrebbero qualche problema più di me.
 Li invidio un po’. Non perché hanno una famiglia che li aspetta a casa e che li ha protetti fino ad ora. A me l’affetto di Ann e di mio fratello è sempre bastato e se invece di proteggermi hanno preferito mettermi in grado di badare a me stessa il prima possibile, meglio così. Non è il loro passato che invidio. E’ il loro presente. Essere così, alla pari, poter stringere amicizie senza temere che il compagno con cui spezzi il pane ti accoltelli nella notte, senza già sapere che lotterai per la spartizione del bottino, senza la certezza che tutti i sorrisi sono falsi. E se anche mi arruolassi, credo, questa differenza tra me e loro non sarebbe mai colmata. La spensieratezza, una volta svanita, non può più tornare e io, la loro spensieratezza, non l’ho mai avuta.
 Mi giro verso i miei compagni. Nonostante la differenza di età, mi sento più simile a loro che non a questi ragazzi allegri che scherzano senza vedere la morte che li assedia. Oz sta facendo un po’ di conversazione, è rilassato e non sembra più la persona scontrosa incontrata nella caverna. Kay invece se ne sta in disparte e guarda assorta attraverso un bicchiere. E’ così concentrata che non si accorge di un paio di persone che le rivolgono la parola. Ora la silenziosa è lei e Oz l’affabile, come se fosse avvenuto uno scambio di personalità. Li sento simili a me, tutti e due, ma la verità è che non li conosco per niente.

 Il giorno dopo è dedicato alla preparazione della missione. Ci equipaggiamo. Prendo anche un arco. E’ un’arma che non mi piace, per usarlo bene bisogna rimanere immobili, mentre io amo il movimento, danzare intorno al mio avversario fino a vederne tutte le angolazioni e scoprire i punti deboli. Amo il rischio costante di essere colpita, se appena abbasso la guardia. Però non mi va di rimanere impotente, come contro il toro. Kay mi fa vedere come si usa e, se lei è una maestra insuperabile, anche io riesco a colpire con facilità i bersagli.
 Poi passiamo all’allenamento con le lame. I nostri stili di combattimento sono del tutto diversi, lei ha questo grande spadone che fa paura solo a vederlo, io con la mia lama sottile sembro una zanzara, tuttavia scopriamo di essere più o meno alla pari, se lei fa prevalere la forza, io la disoriento e la inganno. Vorrei vedere anche come me la cavo con i ragazzini dell’esercito, ma di colpo tutti quelli che ieri sera si sono proposti per sfidarmi non ci sono più… Che simpatici vigliacchi!

 Bene, partiamo all’esplorazione. Il mio primo lavoro legalmente retribuito. Chissà se gli altri si rendono conto di quanto ne sia fiera? E tu, fratello? Lo vedi, anche adesso ti do ascolto, cerco di farmi strada alla luce del giorno… Se solo avessi saputo che era così semplice… Avremmo potuto andarcene insieme e arruolarci tutti e due… E tu non saresti morto da solo, in un canale puzzolente…
 Non facciamo fatica a trovare i nostri nemici. Questi non sono goblin, sono più grossi. Non importa. Provo a colpirli con l’arco, ma non riesco a rimanere abbastanza ferma e come faccio, con gli altri già in corpo a corpo? Al diavolo l’arco.
 Ho troppa voglia di dimostrare a me stessa il mio valore e il mio nemico riesce a prendermi di striscio con la sua arma. Adesso mi arrabbio davvero… E la mia lama entra dritta dritta nella sua gola, lasciandogli solo un sottile rivoletto di sangue, che si allunga sul corpo riverso per terra. Sono soddisfazioni.
 Kay intanto ha già sistemato il suo avversario, mentre Oz è più in difficoltà, il suo nemico è come impazzito e lo attacca con una furia animalesca… Che viene repentinamente domata dalla freccia di Kay. Bene!
 Oz e Kay si affannano a cercare di mantenere vivo il mio avversario: l’ideale sarebbe riportarlo al forte per interrogarlo, ma hanno qualche difficoltà con il buco in gola… Be’ temo non piangerò se non ci riescono… Io ho i miei dilemmi. Ho solo un graffio, ma ricordo benissimo le ferite infette inferte dai goblin ai miei compagni e non mi va di trovarmi con la bava alla bocca a tentare di attaccare qualcuno a mani nude. A costo di sembrare una sciocca, bevo un’antitossina e medico la ferita come se fosse ben più grave di quanto in realtà non sia.
 Intanto gli altri hanno stabilizzato il bestio: possiamo tornare indietro, a quanto pare per oggi ci siamo guadagnati il pasto!

martedì 2 novembre 2010

52c SOGNO DALL'ALDILA'


Il giorno prima di partire recuperiamo ciò che può tornarci utile, teletrasporti soprattutto. Lorcan ha deciso di venire con noi, ma si è dotato di un medaglione che gli consentirà di tornare a Selunnara ogni volta lo desideri. Alla sera (difficile stabilirlo, col cielo perennemente stellato) mi trattengo con Eliana. È preoccupata, cerco di scoprirne il motivo. Ha visto in che condizioni sono arrivata qui: sa quali rischi dovrò correre e questo la spaventa. Anche perché tu non ci sarai; perdermi prima ancora di ritrovarmi sarebbe troppo. Dissimula, è abituata a controllarsi, ma vederla così mi dà un leggero magone –“Non sono sola, molte persone hanno a cuore la mia incolumità, credimi.” –“Ci mancherebbe! Però sei tu quella che Shar vuole colpire.” Io non so cosa dire. –“E comunque l’ho capito che Drevlin è disposto a tutto per proteggerti.” Ehi, così non vale! Mi scappa da ridere e d’istinto l’abbraccio. Lei si commuove, stringendomi a sua volta. Cosa… Mi rendo conto che è il primo gesto di vero affetto da parte mia. Mi bacia sulla fronte: “Se non fosse per Mayuri verrei con te.” Le asciugo una lacrima con il palmo della mano. –“Non serve, si prendono già cura di me. È più importante che tu rimanga qui e aiuti Aud.” Annuisce. Restiamo a parlare, lei si rilassa poco per volta. Quando vado a dormire ormai è tardi.
 Di notte però sogno. Sogno Lee, seduto sulla sponda di un fiume che mi impedisce di raggiungerlo. È sereno e fissa intensamente il suo zaino che è di fianco a me. Lo apro, appaiono due oggetti: un bilancino metallico e una piccola teca contenente un pezzo di stoffa. Poi sopra di essi compare una fenice fiammeggiante che vola via. Al risveglio tutto è ancora nitido nella mia mente. Frugando nello zaino del monaco trovo i due oggetti. Siamo tutti concordi di doverli consegnare ai chierici di Latander al tempio di pessimo gusto a forma di fenice rosa.
 Al momento della partenza Mayuri prova a insistere per scendere nel Faerun con noi, ma un secco richiamo di Eliana la fa desistere subito. Ci teletrasportiamo direttamente di fronte al tempio indicatoci in sogno. I chierici non sembrano sorpresi di vederci: Elminster ha lasciato da loro una lettera per noi. Drevlin consegna i due oggetti indicati dal monaco, i religiosi vanno in visibilio e raggianti esclamano che sono molto onorati di ricevere e conservare queste sacre reliquie. Non avrebbero mai sperato tanto. Avremo fatto la cosa giusta? Se non altro, ora saranno costretti a risorgere Lee. Per la verità, erano già pronti a farlo prima: nella lettera infatti Elminster dice che Saharael l’ha contattato e lui ha già pagato per la resurrezione, fornendo il diamante necessario. Inoltre, lui sa che Tara gestisce una locanda a Waterdeep.
 Purtroppo, il superiore di questo tempio non padroneggia il rituale per restituirci Lee esattamente com’era, per cui decidiamo di recarci ad Halarahh, comparendo davanti al tempio di Mystra. Chiediamo di essere ricevuti dall’Alto Chierico esponendo le nostre credenziali e nel giro di mezz’ora veniamo ricevuti. C’è anche Zelman: “Ragazzi, cominciate ad essere molto dispendiosi! Ditemi almeno che avete ottenuto ottimi risultati.” Quando sentono che non abbiamo il bracciale lui e il chierico ci guardano come si fa coi bimbi monelli, poi Drev mette sul tavolo le pietre che ci ha dato Saharael (storia netherese da fonte diretta!) e a quel punto il capo si entusiasma. È pur sempre un mago di Halruaa…
 La sera stessa Lee viene resuscitato. Sta bene. Gli chiediamo dove ha preso le reliquie che aveva con sé: erano un dono di Elminster, per aiutarlo nella sua ricerca teologica. Ecco, sarebbe bastato consegnare solo la teca, l’altra reliquia non era per loro. E va be’, lui però poteva essere più chiaro, no? Doveva mostrarmene solo una, che ne sapevo io. La cosa che lo scoccia di più però è che nessuno di noi ha risposto alle chiamate di Lara sulla pietra comunicante. Secondo te, cosa avremmo dovuto inventare, eh? Guarda, siamo spiacenti ma al momento Lee è un pochino morto…

venerdì 29 ottobre 2010

52b GIORNI DI TREGUA


 Al mattino ci svegliamo tardi. L’assenza dell’alternarsi giorno – notte ci crea delle difficoltà di adattamento. Durante la colazione Drev mi dice che vorrebbe esclusivamente riposarsi per un paio di giorni. In effetti qui siamo al sicuro, può rilassarsi e dedicarsi allo studio… appunto, con un’intera biblioteca netherese a disposizione ho paura che i giorni di “pausa” saranno ben più di un paio! Sembra che i selunnariti sentano come imminente il ritorno nel Faerun, convinzione rafforzata dalla nostra visita. Cerchiamo di spiegare che non è così, che ci vorrà ancora del tempo. Questo solleva parecchio la moglie di Lorcan, che deve preparare la popolazione alla nuova realtà. Ha ancora molto lavoro da fare prima di ottenere dei risultati soddisfacenti, l’addestramento sarà lungo e faticoso. Sì, ti capsico! Malik ne approfitta per stare un po’ con i suoi famigliari, noi giriamo per la città e cerchiamo di rispondere alle curiosità della gente. Non è semplice, perché soprattutto Drev tende a dare per scontate conoscenze che qui non hanno. Animali non intelligenti, agenti atmosferici, magia volta a far del male alle persone… Noto che i chicchi di caffè ricoperti di cioccolato hanno avuto un grande successo! Lorcan è al settimo cielo, è diventato l’ombra della moglie. Io in questa atmosfera carica di attesa ed aspettativa avverto qualcosa di stonato. Non posso fare a meno di pensare al cadavere di Lee custodito al tempio. Restiamo di nuovo a casa mia per la notte. Eliana ci avverte che domani mattina loro saranno fuori per partecipare alla “lezione” di Aud e torneranno per pranzo. Quando mi alzo i miei sono già usciti, lasciandoci la colazione pronta. Vado a svegliare Drev, che in realtà sta finendo di memorizzare. Mi siedo vicino a lui e gli chiedo cosa ha intenzione di fare. Vorrebbe consultare la biblioteca, visitare la città, lasciare copiare i suoi incantesimi che qui non conoscono e discutere di come organizzarsi per il ritorno di Selunnara. Si tratterebbe di fermarsi circa una settimana, liberi da minacce. Mi vede perplessa: “Perché, tu non sei d’accordo? Pensavo volessi stare un po’ con Eliana…” Certo, passo volentieri del tempo con la mia seconda famiglia, solo che non sopporto l’idea che ce ne stiamo qui tranquilli mentre Lee è morto. Lo so che è tutto sotto controllo, ma mi dà fastidio lo stesso. Poi però penso a Lorcan… Drev mi assicura che non avremo problemi a risorgere il monaco una volta tornati. Sì, è vero… È che qui non ho nemmeno la mia magia, e questo mi mette a disagio. Riesce a capire? Lascia scorrere i miei capelli tra le sue dita: “Come quando sono entrato nella camera di antimagia per liberarti dal fermaglio…”. –“Non bleffare, ci sarai stato 5 secondi in quella stanza.” –“Nooo, molto meno!” Non è per il fatto di non poter lanciare incantesimi, quello non mi pesa più di tanto: è il resto che mi manca, le mie percezioni… è come se fossi privata di uno dei cinque sensi. Mi appoggio con la schiena al suo petto mentre lui mi circonda la vita con le braccia: “Allora per una volta combattiamo ad armi pari. E posso darmi alla pazza gioia con tutte le altre senza conseguenze…” –“Sì certo, se pensi di non tornare mai più nel Faerun…” Mi bacia il viso ridendo. Però, a ben pensarci… –“Sai mago, dovremmo provare anche qui. Voglio dire, vivrei solo le mie emozioni, e sensazioni, senza interferenze da parte delle tue… Sarebbe un’esperienza interessante!” –“Oh sì, è un’idea fantastica… – la sua mano si insinua nella scollatura del mio vestito, facendola scivolare oltre la mia spalla – Quando hai detto che tornano i tuoi?”
 Restiamo a Selunnara per altri cinque giorni, più che altro per Lorcan. Drev si reca in biblioteca, ricerca incantesimi, ci consultiamo con gli Anziani. Io passo la maggior parte del tempo con la mia famiglia, un pomeriggio riesco anche a parlare con Aud da sola, mentre Lorcan è impegnato a giocare con il figlio. Sembra preoccupato di vedermi confabulare con sua moglie, chissà poi perché… Lei mi offre un tea, mi informo sulla situazione a Selunnara e sulle difficoltà che incontra nel suo “addestramento”. L’inizio è stato problematico, ma non sembra tipo da farsi scoraggiare facilmente. Del resto, se ha avuto successo con Lorcan non c’è dubbio che riuscirà anche in questo! Poi quando lei accenna al marito entro nel discorso che più mi preme. Non è facile… –“Quando sei morta Lorcan è caduto nello sconforto più nero. È stato un periodo durissimo per lui e sono passati più di due anni. Ha attraversato l’inferno, e…” Le visioni di quella sera quand’era ubriaco si accavallano disordinatamente nella mia mente, sciogliendomi le parole in bocca. Il corpo di Aud riverso per terra, il sangue, la rabbia e il dolore…
 Lei fissa il liquido nella tazza: “Immagino, e mi sento in colpa per questo…”  –“No!” Il tono perentorio della mia voce la fa trasalire.  –“Non devi sentirti in colpa! È questo il punto: se lui vuole fermarsi qui con voi ha tutto il diritto di farlo, senza dover rendere conto a nessuno e senza farsi alcuno scrupolo. Mi sembra il risarcimento minimo dopo quello che avete passato. Per noi non è un problema, davvero. Non c’è nessun obbligo morale che lo costringa a seguirci, ha già fatto abbastanza.” Lei mi osserva per qualche attimo, sorpresa. Poi mi sorride: “Ma tu te lo vedi Lorcan qui? Non resisterebbe nemmeno due settimane” – “Ci siete tu e Inlel, gli basterebbe…”
 In quella arriva di corsa il bimbo, tutto sudato: “Mamma, ho sete!” Rimango ancora un po’ a giocare con lui e poi torno a casa. Alla prima occasione Lorcan mi chiede di cosa ho parlato con sua moglie. Di niente in particolare, perché? Com’è che il nostro colloquio lo preoccupa tanto? Ha la coda di paglia… Lui risponde che quando le donne tramano sono molto pericolose. Ma piantala! Dovrebbe domandarlo ad Aud, se ci tiene tanto. –“Già fatto, ma non mi ha risposto!” Mi spiace, dovrà continuare ad arrovellarsi. Inutilmente, tra l’altro.

lunedì 25 ottobre 2010

52a DI NUOVO INSIEME


 Lorcan mi riscuote dai miei pensieri: “Allora? Cosa conviene fare?” Il nostro unico aggancio con gli Arpisti è Elminster, quindi dovremmo tornare da lui. Se usiamo il teletrasporto che ci ha dato Zelman, poi dovremmo ricercarne un altro o “sprecare” uno dei miei per Halarahh. Perderemmo parecchi giorni, anche per recuperare il credito da consegnare ai chierici di Latander. Ci ragioniamo sopra. Osservo il bardo, la soluzione viene da sé. –“La cosa migliore è andare a Selunnara. Saremmo al sicuro e voglio vedere con che coraggio ci negherebbero la resurrezione - In fin dei conti, hanno qualcosina da farsi perdonare… - Lì non sarà un problema recuperare pergamene di teletrasporto, non c’è bisogno di denaro e risolveremmo tutto in pochissimo tempo, senza rischi.” E Lorcan potrebbe riabbracciare moglie e figlio. Drev resta pensieroso per qualche momento, il bardo ha lo sguardo fisso davanti a sé, immobile, come se avesse paura anche solo di respirare. Il mago si gratta il mento: “Sì, è un’ottima idea”. Lorcan cambia colore, noi fingiamo di ignorarlo. Prendo una delle mie pergamene e leggo. La sensazione di vuoto e smarrimento dura più del solito, finché ci ritroviamo nella piazza dove ero arrivata l’altra volta. Ci sono diverse persone, soprattutto bambini, che ci additano incuriositi. Mi stringo nel mantello per evitare che si vedano i vestiti laceri, i tagli e le ferite che ancora sanguinano. Drevlin contempla l’enorme luna che ci illumina dal cielo. Sono tutti eccitati dall’apparizione improvvisa e dal nostro strano aspetto che non fanno caso alle nostre condizioni. C’è anche il nipote dell’Anziano, che corre immediatamente a chiamare il nonno. Poi tra le altre voci si alza netto un: “Papà! Papà!” Un bimbetto dagli occhi chiari si fa largo tra gli altri correndo verso di noi. Lorcan lo guarda incapace di muoversi o parlare, poi quando il bimbo gli arriva vicino se lo stringe addosso con le lacrime agli occhi e sembra non volerlo lasciare andare più. –“ Ma papà, che fai… dai, c’è un sacco di gente che ci guarda!” Selune, ricordi quando avrei meritato una leggera folgorazione per punizione? Ecco, scusa… e grazie, grazie davvero per questo. Lui cerca di frenare la commozione, io sono distratta da qualcuno che chiama il mio nome a gran voce. –“Mayuri!” Mi corre incontro. No, no, piano per favore, sto a mala pena in piedi… Riesco a non cadere, lei è stupita dal fatto che sia tornata così presto. Poi forse si accorge del sangue, ma in quella arriva l’Anziano con altre persone del consiglio e con la mia famiglia. C’è anche la moglie di Lorcan, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi spiccano tra la folla. Si getta tra le braccia del marito. Fai piano, così la stritoli! Nonostante faccia finta di nulla, Drev è tutto soddisfatto.
 Il mondo attorno a me comincia a ondeggiare pericolosamente. Rubiard si rende conto delle condizioni in cui versiamo io e il mago e riesce a portarci a palazzo, lontano dalla curiosità della gente. I selunnariti sono visibilmente preoccupati. E come spiego che è colpa del “fuoco amico”? Drev riassume brevemente l’accaduto mentre veniamo curati, e così scopriamo l’inghippo: gli incantesimi di resurrezione qui non sono molto usati, soprattutto perché mancano i diamanti necessari per il rituale. Potrebbero chiedere se qualcuno ne possiede tra gli oggetti di famiglia ed è disposto a cederli, oppure potrebbero pregare Selune per un miracolo, ma se ci fosse una soluzione più semplice sarebbe meglio. Mi sembrava troppo facile! Affidiamo il corpo di Lee ai chierici e torniamo verso la piazza. Subito la moglie di Lorcan, Aud, ci chiede se lui si è comportato bene. L’espressione di Drev è fantastica! Il bardo, com’è ovvio, si ferma con lei e il figlio, Drev invece accetta l’invito di Eliana. L’ho presentato in modo “neutro”, per evitare di metterlo in imbarazzo. Mayuri è incuriosita dalla carnagione del mago, che è ancora più scura della mia. Durante la cena viene sommerso di domande sul Faerun; lui è disponibile, parla volentieri. È molto stanco però, Eliana mette a sua disposizione la stanza degli ospiti.

venerdì 22 ottobre 2010

51b SAHARAEL

Drev pensa che al tempio di Latander potranno resuscitare il morto, il problema sarà recuperare la somma necessaria, visto che in zona non ci sono dei templi da cui attingere con la lettera di credito. E poi è impensabile attraversare di nuovo la zona infestata dai ragni così ridotti e col cadavere al seguito. La nostra discussione è interrotta dal suono di una lira proveniente dalle sale interne, che si fa sempre più vicino. Sulla soglia appare una figura traslucida: “Vi siete guadagnati il diritto di essere miei ospiti, accomodatevi”. Il diritto? Noi siamo venuti per una causa che anche tu dovresti condividere, solo per farti delle domande; e tu ci hai lasciato morire! La seguiamo in un ambiente più accogliente, trasportando il corpo di Lee su un disco levitante. Quando si accorge del cadavere, la donna commenta quanto sia fragile la vita mortale. Appunto! Ma del resto, quello non è che uno stadio dell’esistenza… Dopo si aprono nuove e più interessanti prospettive. Io per ora preferisco tenermi stretta la mia misera vita corporea… “Jamila, cerca di trattenerti, per favore!” Gli ambienti interni sono curati, illuminati da luci magiche e piuttosto lussuosi, ma desolatamente decadenti. Saharael si siede su un elegante seggio fregiato col simbolo della sua casata mentre riserva a noi delle panche di pietra.
 Mi fissa col suo volto inespressivo, dice che una lontana parentela ci unisce. Poi il suo sguardo si posa su Malik, e la sua voce si riempie di malinconia: “Ormai la mia mano non può più affondare nel morbido manto di un Tressym. Il mio ritorno in questa forma che non ho voluto mi ha negato anche questi piccoli piaceri, che stanno svanendo persino dai miei ricordi.” Mi sento quasi schiacciare dal peso della sua tristezza. E l’acqua che scorre fresca sulla pelle, il vento che solletica il viso… -“Tu sei colei che doveva giungere, riconosco il tuo anello”. Mi sta fissando di nuovo. Le spiego che siamo qui per il bracciale. Lei l’ha portato a lungo, ma ora non l’ha più: quando è diventata incorporea l’ha affidato a Tara, l’ultima netherese ancora viva. Viva? Caspita… Da ragazza era un’apprendista di Iolaum ed ha ucciso il suo maestro quando è diventato malvagio, dopo avergli carpito l’incantesimo per allungare la vita. Ora è affiliata agli Arpisti, un’associazione costituita da maghi buoni di cui fa parte anche Elminster; vista la longevità di Tara, la credono un drago d’oro. Saharael si ricorda anche dell’uomo che custodiva il medaglione. Si chiamava Taressim, ma è da molto che non ha sue notizie. L’ultima volta che l’ha incontrato, circa un secolo dopo la caduta di Netheril, era molto vecchio e aveva deciso di accettare la morte naturale, quando fosse giunta. Tara però ha svolto ricerche sulle chiavi del portale per Selunnara e potrebbe sapere molte cose. Prima però noi dobbiamo riuscire a trovare Tara… Forse gestisce una locanda, ma il fantasma non ricorda dove. Dovremmo chiedere agli Arpisti. Saharael parla volentieri, credo che da molto tempo le manchi il contatto umano. Cerchiamo di avere altre informazioni sulle Tenebre e su Iolaum. Quest’ultimo si era salvato per caso dal Cataclisma perché il suo rifugio era sottoterra, sotto l’attuale deserto dell’Anauroch, e non su una cittadella volante. Aveva sempre molti apprendisti, che in buona parte usava come fonte di energia vitale. E probabilmente è quello che ha insegnato alle mind flayers a diventare lich. La cittadella delle Tenebre già allora stava facendo esperimenti per passare sul piano esterno controllato da Shar, ma si è trovata lì per puro caso quando Netheril è caduta. Chiediamo anche il punto esatto in cui deve riapparire Selunnara: lo conosce, è il picco più alto di un gruppo di colline all’interno del deserto. Non sa dirci altro. Ci spiega però che lei non ha scelto di tornare come fantasma, ma non può andarsene perché il suo destino è legato a quello di Manshoon e non si è compiuto. Manshoon, il noto arcimago, un gran bastardo! Una minaccia da eliminare.
 Prendiamo congedo, lei ci prega di non disturbare la creatura che abita il piano di sotto, con cui sta tentando da molto tempo di comunicare e con cui finalmente ha stabilito un contatto. Non ha oggetti magici da darci, li ha usati tutti per sfamare la nebbia rossa, però consegna a Drev due pietre contenenti la storia di Netheril. Le sarebbe piaciuto avere del tempo per discorrere con lui del glorioso passato del suo regno, ma purtroppo noi dobbiamo andarcene… C’è un certo rammarico nella sua voce; mago, insomma: la mezz’orca, la signora dell’enclave thay, ora una non morta da svariati secoli… dovrei preoccuparmi? Le lasciamo la spada malvagia delle Tenebre e una bacchetta da dare in pasto alla creatura. Le domando se possiamo tornare a disturbarla, in caso avessimo ancora bisogno delle sue conoscenze. Lei si dice disponibile ad aiutarci. –“Intendo senza dover combattere di nuovo con i suoi guardiani…” Rimane un attimo in silenzio, poi comprende: “Farò in modo che passiate indisturbati. Voi mortali, siete così attaccati alla vostra vita limitata…”
 Sì, io lo sono. –“Beh, vista la nostra giovane età credo sia normale…” Il mio sguardo cade su Drev che cammina davanti a me. Le sue mani che premono sulla mia schiena, che indugiano sui miei seni, scivolano lungo i miei fianchi… Perché dovrei rinunciarci, tu hai avuto di meglio in cambio?

martedì 19 ottobre 2010

51a GLI ORRORI DA BATTAGLIA


 Al mattino, seguendo le indicazioni della cartina cominciamo a salire per la montagna; anticamente l’intera fiancata doveva essere lavorata e scolpita, la fortezza era stata ricavata dalla montagna stessa, ma l’erosione e la rovina dei secoli ne hanno risparmiato solo un vago ricordo. Dopo un paio d’ore arriviamo ad un portone squadrato che si apre verso l’interno. La profusione di decorazioni ancora visibili sull’architrave non lascia dubbi sull’origine netherese della costruzione. Poco più in alto c’è un balconcino, con un’altra porta. Prima di addentrarci sarebbe meglio sapere cosa ci aspetta: sperimento il mio nuovo “occhio magico”, che mando in avanscoperta. Comincio dal piano terra: una stanza piuttosto ampia sorretta da quattro colonne e con altre due aperture. Vi si aggira una strana nebbiolina rossa, sembra un essere incorporeo… non ho idea di cosa sia, dalla mia descrizione Drev deduce si tratti di un essere originario di un altro piano che si nutre della magia degli oggetti. Meglio stargli alla larga! Una delle due porte dà su una piccola fonte, l’altra su delle scale che salgono. Conducono ad un’anticamera che si apre verso il balconcino e su un corridoio che sbuca in un’altra stanza molto ampia, con una grossa colonna centrale e due armature complete che impugnano due spadoni ai lati. Non appena il mio occhio invisibile si avvicina, le due armature si animano e gli impediscono il passaggio, senza però attaccarlo. Secondo Drevlin non si tratta di golem ma di Orrori da battaglia, capaci di infondere poteri speciali alle loro armi e immuni ai dardi incantati. Bene! E io con cosa li attacco, a sputi? Visto che la nebbiolina non sembra lasciare mai la stanza d’ingresso, anche perché a quest’ora si sarebbe risucchiata anche la magia dei guardiani, optiamo per entrare dal balcone. Diamo a Malik una corda con rampino da fissare alla balaustra e ci arrampichiamo. Una volta saliti tutti, l’urlo di Lorcan: “Crolla!” arriva giusto in tempo per permetterci di saltare all’interno della stanza prima che il balconcino precipiti al suolo frantumandosi. Senza incrociare nessuno, arriviamo alla sala dove si trovano le armature:  imbracciano delle balestre puntate contro di noi. Non appena Lee cerca di entrare viene colpito da due quadrelli. Mentre gli Orrori ricaricano le armi, Drev si lancia delle immagini speculari. Io grido che vorremmo solo parlare con Saharael, senza fare del male a nessuno, ma loro rispondono che chi non è in grado di passare non merita di passare. Ho capito, vogliono la rissa. Lee si potenzia con una “forza del toro” e Drev avanza scaricando un raggio rovente su una delle due armature. Io non posso fare granché… però una bella “sfortuna” potrebbe aiutare! Ne lancio una ciascuna sui nostri avversari, mentre loro lasciano la balestra e sfoderano gli spadoni. Lorcan con le sue frecce non riesce a colpire, il mago è molto più efficace. Uno degli Orrori entra in corpo a corpo con Lee, l’altro mi aggira per scagliarsi su Drevlin, che giudica più pericoloso. Oh oh! In pochi istanti il monaco incassa tre colpi pesantissimi, per fortuna il mago viene mancato! Provo a rallentare le armature con la bacchetta, ma l’incantesimo non passa. Sento un lamento di Lee, dietro di me. Ma che fa! Non dirmi che non si è ritirato… Con la coda dell’occhio lo vedo cadere mentre l’Orrore rialza la spada per poi calarla di nuovo sul corpo inerte del monaco. Per gli dei, no! Non può essere ancora vivo dopo un colpo del genere… Lo stomaco mi si chiude ma l’urgenza dell’azione è più forte di tutto il resto. Mentre cerco di spostarmi verso la stanza l’altra armatura divide gli attacchi tra me e Drev, colpendomi con una facilità impressionante. M***a! Sto per liberarmi dallo scontro, ma al mago è rimasta una sola immagine speculare. Non può restare l’unico bersaglio, non ha nemmeno addosso protezioni che ne aumentino la resistenza. In più, è il solo a danneggiare seriamente gli avversari. Per avere qualche possibilità di colpire ricorro a un “colpo accurato”. Siamo in chiara difficoltà. Drevlin con un incantesimo trasforma Malik in… in… un’idra! Che impressione! Lo sconcerto del mio famiglio si riversa nella mia testa. Fatica ad adattarsi alla nuova prospettiva… La mia spada scalfisce appena il nemico. Lorcan si mette fuori portata con un’acrobazia, Malik porta numerosi attacchi con tutte le sue teste, ma va a segno una sola volta. Uno degli Orrori reagisce ferendo di nuovo me e Drev con la sua spada infuocata. Mi appoggio alla parete per resistere al dolore, il mago è ancora in piedi ed evoca altre immagini per proteggersi. Anche gli Orrori sono malconci, posso provare a sottrarmi al combattimento. Le nuove dimensioni di Malik, che occupa l’intero corridoio, mi intralciano la ritirata, consentendo all’altra armatura di colpirmi. L’idra attacca, senza grande successo. Io non sono sufficientemente rapida, mi gira la testa a causa delle ferite: mi rendo conto di non poter evitare lo spadone dell’Orrore più vicino. È come se il tempo si dilatasse, i miei pensieri corrono più veloci della realtà. So di non poter sopravvivere alla lama che sta penetrando nella mia carne, non in queste condizioni. Sento in bocca il sapore dolciastro e nauseante del sangue, un brivido gelido mi risucchia le forze mentre l’immagine di Drev si offusca davanti ai miei occhi. –“Jamila… Jamila! Resisti!” Malik… Scivolo lungo la parete, poi vengo avvolta da un’ondata calda proveniente dal legame col Tressym; la sua energia vitale mi restituisce le forze necessarie per non perdere i sensi. Mi accorgo che un’armatura svanisce in una porta dimensionale, dopo aver incassato un incantesimo del mago, mentre Malik con un altro attacco riesce ad abbattere l’altro Orrore, che si liquefa. Grazie micione, grazie di cuore. –“Drev, cura Malik!” Lui obbedisce, poi ancora col fiatone viene da me. Lorcan è chino su Lee, ma non può che constatare ciò che già sappiamo. Ci curiamo quanto basta a stare in piedi e lanciamo un riposo inviolato sul cadavere del monaco. Che pena vedere il suo corpo straziato dalle lame. L’immagine di Lara mi attraversa la mente.

venerdì 15 ottobre 2010

L'ORACOLO (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh

Sistemata la nostra roba ci rechiamo in refettorio per la cena. Destiamo una certa curiosità perché non siamo dei militari. Ah Ah! Guardali lì, immancabili. Una frotta di ragazzuoli di belle speranze ronza attorno a Kelsia. E come siamo arrivati qui, da dove viene, ha ucciso dei goblin?? E cri cric e cri croc... Oz mangia tranquillo. Forse gli piacciono più maturi… Uh, guarda! Un bel bicchierone di vetro dal fondo spesso. E blu, il colore più adatto per l’oracolo. L’oracolo… Dragan era un amico di papà, un soldato come lui, grosso e possente. Non so cosa gli fosse capitato, quale dolore cercasse di soffocare tentando invano di ubriacarsi. La sua tempra e i suoi 100 e passa chili non capitolavano facilmente di fronte all’alcool. Così se ne stava malinconico a guardare il fondo del bicchiere, incapace dell’oblio, mentre qualcuno ogni tanto gli tirava una manata su una spalla. E doveva tirargliela bella forte perché se no non se ne accorgeva. Io ero piccola e non capivo, mi domandavo perché ogni volta stesse lì a osservare quel bicchiere che si rigirava tra le mani tutto triste. Così una sera gli sono saltata in braccio e gliel’ho chiesto. Lui mi ha accarezzato la testolina con la sua manona e poi con la lingua un po’ spessa mi ha spiegato che a volte il mondo intorno a noi è così incomprensibile che forse guardato dal fondo di un bicchiere può diventare più sensato, migliore… Era una teoria interessantissima, tant’è che ho subito provato: armata di bicchiere come cannocchiale mi sono data all’osservazione di quello che mi circondava. Una vera rivelazione! Persone e cose svelavano la loro natura segreta, tutto acquisiva un aspetto nuovo. Non ho mai chiesto a mia madre se anche lei usasse lo stesso metodo per inventare le storie magnifiche che mi raccontava quand’ero bambina! Comunque sia, da allora ogni volta che ho dei dubbi persistenti mi avvalgo del fondo del bicchiere, il mio oracolo personale. Si scoprono cose impensabili! Che naturalmente, papà, non prenderò per assolutamente vere, sì.
 Ok, la prima è Kelsia. Armeggio senza dare troppo nell’occhio finché non ce l’ho nel mirino. Il cielo dei suoi occhi si accende ancora di più, i suoi capelli neri ondeggiano nel blu intorno a lei. Mantiene una certa grazia, sembra davvero che si muova nel mare, il suo elemento. Ma pensa, la principessa di un regno sottomarino in esilio. Chi l’avrebbe detto! Questo però impone un nuovo problema: non si può abbandonare una principessa sotto mentite spoglie al suo destino. Non si è mai visto. Ha un regno da rivendicare. … … Papà? Niente “Piccola…”? Ah! Allora sei d’accordo anche tu. Bene, vedremo cosa si potrà fare.
 Vediamo un po’ lo spilungone. Mmmhh, i suoi occhi violetti diventano scuri e profondi, occhi che vedono più di quello che dovrebbero e che nascondono bene quello che c’è dietro. Fanno un po’ paura… I suoi capelli verdi escludono il mare, si tratta di una creatura silvestre: natura, foreste, boschi. Del resto, vede le cose invisibili ed è vestito da elfo. Finora è quasi scontato. Le sue braccia si allungano in strani movimenti sinusoidali… - Toh, non sapevo di conoscere questa parola – Potrebbe essere uno bravo a proteggere, a custodire, a mantenere segreti. Magari è anche disposto a fare da scorta alle principesse in esilio. O forse preferisce i principi…
 Il mio oracolo è interrotto dalla voce di Kelsia: sta parlando di un’epidemia che forse si sta diffondendo, attirando l’attenzione di un veterano. Quando però nomina lo Cheval, o “cavelfo” come lo chiama lei, l’altro la irride e se ne va arrabbiato. No, no, no, calma. Ragazzina, cavolo, fa’ più attenzione! Inseguo l’uomo e gli espongo la cosa in maniera più comprensibile per lui. Mi trova attendibile e mi accompagna dai guaritori. Mentre mi faccio medicare racconto loro ciò che so sulla presunta epidemia e poi vado a dormire. O almeno, vorrei farlo, perché c’è ancora qualche baldo giovine che gironzola intorno a Kelsia, che ha la branda di fianco alla mia. Lei tenta di allontanarli, c’è anche qualche accordo per un allenamento il giorno successivo – Imbranati! Perché umiliarsi da soli – ma visto che non si schiodano e io sono stanca alla fine scatto seduta urlando “Allora! La vogliamo finire di rompere i c****oni o no! C’è gente che vuole dormire!” In 5 secondi netti le reclute si dileguano e regna il silenzio. Auguro la buonanotte a Kelsia con un gran sorriso mentre Oz sghignazza divertito.
 Il mattino successivo mi sento proprio bene. I balsami dei guaritori sono stati un vero toccasana, il dolore è completamente sparito e le ferite guarite. Bene. Mentre mi sto godendo la colazione il ragazzo che era nell’ufficio del comandante viene a cercarci e ci scorta di nuovo dal suo superiore. Il capitano ha parlato coi guaritori, trovando conferma ad alcuni suoi sospetti.
 La situazione però è peggiore del previsto e data la scarsità di veterani che ha a disposizione, ci chiede di lavorare per lui come esploratori per raccogliere informazioni nei dintorni. Pagati. In particolare, oltre agli sbandati contagiati sembra esserci un gruppo più organizzato che attacca sistematicamente tutti gli insediamenti umani che trova. Lui vorrebbe scoprire qualcosa di più su quest’ultimo. No, caspita, ci sono appena scappata dall’esercito. Kelsia invece, com’è ovvio, sembra allettata. Oz ha la solita espressione di disinteresse per il mondo circostante. Del resto, non posso pensare di tornare verso Darokin da sola: ormai gli assalti di goblin e umanoidi si sono spinti fino alla strada principale. È troppo rischioso anche per me, basta una freccia in una gamba per condannarmi. Devo pensarci, devo pensarci bene. Prendo tempo: dico che dobbiamo discuterne tra noi e poi gli faremo sapere in mattinata. Come previsto, gli altri due sono propensi ad accettare. Kelsia è quasi eccitata all’idea. Faccio presente che in realtà è un lavoretto piuttosto rischioso. Ma tanto, visto che non possiamo andarcene… Rifletti Kayleigh, rifletti! Hanno ragione: non possiamo andarcene. Fuori in missione sarei solo con loro due e abbasserei notevolmente i rischi piuttosto che restare tra la folla e i militari. E poi tanto non capisco la lingua di questi umanoidi.
 D’accordo, facciamolo.

lunedì 11 ottobre 2010

FORT CRUTH (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh.

Ci accampiamo in un posto sufficientemente lontano dal tanfo di mucca in decomposizione. Il mio falco è nervoso per l’odore del sangue e della morte. Due buchi scenografici fanno bella mostra di sé sotto le mie costole. Ogni movimento meno che cauto è un supplizio! Kelsia si offre di nuovo di aiutarmi con le medicazioni e le fasciature. Meno male… Rattoppiamo il tutto e stabiliamo i turni di guardia che fortunatamente si rivelano inutili.
 Il riposo e le cure sono stati efficaci e al mattino posso camminare senza grossi problemi. Incrociamo diverse serie di tracce: animali, goblin e anche qualcosa di più grosso, probabilmente orchi o bugbears. Però non incontriamo nessuno.
 Verso metà pomeriggio arriviamo in vista di Fort Cruth. La classica costruzione squadrata, con quattro torri, il ponte levatoio e la struttura centrale sopraelevata. Il tutto massiccio e possente. Quello che ci lascia sconcertati è la lunga fila di persone, carretti, animali e quant’altro in attesa di entrare al forte. Ohi ohi, mi sa che la situazione è peggiore di quanto pensassimo! Qui sono già in emergenza, come potranno portare aiuto a Armstead… Sbuchiamo dal bosco su un sentiero più battuto e dopo non molto ci fermano a un posto di blocco. Un sergente veterano e tre sbarbatelli molto giovani. … Troppo giovani!
 Kayleigh, forza… andrà tutto bene; un bel respiro, calma, ce la puoi fare.
 Mi avvicino e saluto il sergente alla maniera militare. Su sua richiesta mi identifico e gli spiego che dobbiamo consegnare una lettera al comandante del forte. Lui scorre velocemente la missiva, mi fissa un istante con occhi vitrei e poi ci dice di ignorare la fila e di presentarsi al sergente di guardia alle porte. Se ci fermano per dei controlli possiamo usare il suo nome come lasciapassare. Raggiungiamo in breve la colonna di profughi e iniziamo ad avanzare ai margini, seguiti da occhiatacce minacciose. Parecchi soldati… non soldati… reclute… beh, reclute molto giovani… - ommamma! - controllano la lunga coda cercando di mantenere l’ordine e la calma. Uno ci intercetta e in darokiniano urla: “Ehi voi, cosa fate! Tornate in fila insieme agli altri!” No, ecco, noi dovremmo cons… C***o! Mi giro e mi metto buona buona in coda. MA NO! IO DEVO CONSEGNARE LA LETTERA!! Dobbiamo arrivare al forte, NON VOGLIO STARE IN FILA, NON VOOGLIOOOOO!” Kelsia mi guarda perplessa e poi mi segue. Non avrà capito un’acca, non sa il darokiniano. Arriva anche Oz che mi domanda che sto facendo. A TE COSA SEMBRA CHE STIA FACENDO, EH?? Gli rispondo che me ne sto in fila, come ha detto il soldato. Antonius, tu hai idea di quanto ti odi? Lui insiste: il sergente aveva detto di passare avanti e bla bla bla. Cos’è, proprio adesso ti va di sprecare parole? Sì, il sergente aveva detto. Ma io ora NON - POSSO - USCIRE - DALLA - FILA! Lo guardo serafica limitandomi a un “sì”. Lui parte di gran carriera verso la recluta e in alphatiano gli spiega della lettera, quello chiede di vederla e poi ci indica di proseguire. Arriviamo all’ingresso senza altri intoppi, con i miei compagni che mi guardano un po’ male. Kelsia si azzarda a chiedermi se va tutto bene. Ma certo! Centinaia di persone in un forte militare… benissimo!! Una vera pacchia! No, io non posso restare qui, devo andarmene il prima possibile. – “Sì, è solo che c’è troppa gente per i miei gusti”. Non l’ho convinta. Ma questo è il problema minore. I veterani di guardia all’ingresso ci spediscono dal comandante. Nel frattempo Kelsia cerca di sapere cosa sta succedendo: gli insediamenti isolati sono stati sistematicamente attaccati da bande di umanoidi e per proteggere la popolazione si è deciso di farla convergere al forte, dove sarà più semplice garantire la sicurezza. Nell’ufficio del capitano, oltre al capitano medesimo, c’è una scrivania ingombra di carte e in un angolino un altro militare che sta scrivendo qualcosa. Sarà meglio che parli io… L’uomo legge la lettera e ovviamente ci chiede come ne siamo entrati in possesso. Oz racconta dei goblin e della staffetta morta. Oh, ma che è, solo con le donne fai mister simpatia? Sei loquace con tutti gli uomini o è il fascino della divisa a scioglierti la lingua? L’altro non fa nulla per mascherare la sua incredulità per il fatto che siamo giunti al forte sani e salvi. Siamo stati molto fortunati. Oh, ciccio, i signori, qui, hanno avuto una delle migliori guide in circolazione! Fortunati un corno. Anzi, le corna erano due e manco portavano fortuna! Ora che mi ci fai pensare sto dolorino pulsante mi dà ancora fastidio…
 Lui ci ringrazia per il nostro senso civico e ci offre ospitalità nelle camerate dei soldati, che sono più comode e soprattutto meno affollate di quelle dei civili. Poi torna alle sue scartoffie mentre una guardia ci scorta ai nostri alloggi.
 Mi guardo in giro: pochi veterani e un sacco di ragazzini. Sì e no dell’età di Kelsia. Come mai? Era periodo di addestramento… No! Quindi questi non sanno ancora maneggiare un’arma senza farsi del male. Ho un brutto presentimento. Ma io non sono più nell’esercito… non potete obbligarmi. Per la verità potreste anche, ma non lo sapete!

venerdì 8 ottobre 2010

FORT CRUTH (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kelsia, il post è di Tenar.

Prima di arrivare al forte incontriamo una lunga processione di profughi che si sta dirigendo verso la struttura militare in cerca di protezione. Il mio primo pensiero è di sollievo. Per un poco ero arrivata a pensare che fossimo gli unici sopravvissuti in una foresta devastata. Non è così, ovviamente e non c’è nessun motivo di rallegrarsi per tante persone in difficoltà. A regolare il flusso ci sono gruppetti di uomini in uniforme. Be’, uomini è una parola grossa, avranno più o meno la mia età e tra loro c’è anche qualche ragazza.
 Kay si avvicina loro con passo sicuro e parla in una lingua che non conosco, credo faccia sapere della lettera che portiamo in modo da saltare la fila. Nonostante le apparenze è evidente che qualcosa la inquieta, guarda i profughi in colonna come se tra loro potesse nascondersi un pericolo, ma quando le domando se c’è qualcosa che non va, mi risponde solo che non le piace la folla.
 Al gruppo di guardia successivo ci dev’essere qualche difficoltà, perché Kay prima si mette in colonna con gli altri e solo dopo l’intervento di Oz possiamo di nuovo avanzare. Oz, al contrario della mezz’elfa, sembra rilassarsi sempre più con l’avvicinarsi del forte. Forse ha capito che non è proprio un posto da fate. Alla fine, quando veniamo istradati verso l’ufficio del comandante, lo vedo persino sorridere. E’ piuttosto sorprendente. Non che non lo credessi capace di tanto, intendiamoci. E’ che di colpo l’uomo misterioso dallo sguardo viola un po’ ambiguo scompare, lasciando il posto ad un giovane dal fare simpatico e i suoi occhi più che timore suscitano fascino.

 Il comandate, per fortuna, parla una lingua comprensibile. E’ piuttosto sorpreso dal nostro arrivo, poiché le bande di umanoidi fin’ora hanno lasciato ben poco scampo ai suoi esploratori. A dire il vero, noi il problema più grande lo abbiamo avuto con il toro, i goblin erano un po’ dei mollaccioni, ma non mi sembra educato dirlo. Ci ringrazia per aver portato la lettera e ci chiede se non ci andrebbe di fare per qualche giorno gli esploratori per loro, pagati.
 Caspita! Io, lungo la strada, ho pensato che magari potevo anche arruolarmi, non sarei certo stata peggio di qualcuno dei ragazzini che ho intravisto e questo mi chiede se voglio diventare direttamente esploratore! Cerco di darmi un contegno. Punto primo, io da sola in un bosco mi perderei entro dieci minuti. Punto secondo, i goblin saranno anche mollaccioni, ma da sola… Guardo gli altri. Oz sembra ben disposto verso la proposta, mentre Kay… Lei ha qualcosa da fare altrove ed è chiaro che al forte non è a suo agio. E’ già stata nell’esercito, forse questo posto le risveglia brutti ricordi. In ogni caso non ho né il diritto né la possibilità di trattenerla. E’ lei stessa, però, che giunge ad un accordo. Mettersi in viaggio ora, senza notizie dei nemici, non è certo saggio, tanto vale fare qualche ricognizione retribuita per tastate il terreno.

lunedì 4 ottobre 2010

50b AGGUATO NEL BUIO

Al mattino il mago evoca i dragalli (sì, i draghetti-pony…); sono gli stessi dell’altra volta, vengono a strusciarsi affettuosi. Quello di Lorcan, quello nuovo, è viola. I locali non sembrano apprezzarli molto, però sono così comodi... Dal cielo cade incerto qualche fiocco di neve. La strada si inoltra in un bosco sempre più fitto, dove cominciano a comparire ragnatele e ragni di varie dimensioni che corrono tutto in giro. Finché se ne stanno tra la vegetazione… Speriamo di uscire in fretta da qui! –“Ragno a sinistra, sulla pianta!” All’allarme di Lorcan mi volto di scatto: un ragno enorme, scuro, occupa l’intera chioma dell’albero e ci trova molto interessanti. Azz… Drevlin usa un raggio di vertigine, mentre Lee lancia una preghiera. La bestia si muove per scendere dalla pianta, cercando di imprigionare il monaco con una ragnatela, ma stordito dall’incantesimo non ci riesce. Io mi affido ai dardi e Lorcan alle frecce. Alle spalle di Drevlin, un’altra ragnatela si spalma sul tronco più vicino. Un secondo ragnone si sta calando da una pianta lì di fianco. Lo scontro si fa serrato e confuso. La magia di Drev è molto efficace, uno dei bestioni però riesce a mordere Lee, indebolendolo col suo veleno. Viene evocato anche il cane celestiale, per cercare di fiancheggiare, ma con scarso successo. Due colpi ben assestati del monaco stendono uno di quegli obbrobri, l’altro non riesce a colpirmi per un pelo. Però così grossi mi fanno meno senso, forse perché non ti possono camminare addosso… Le frecce di Lorcan vanno spesso a vuoto, i miei dardi e i raggi roventi di Drev passano, ma è ancora Lee a dare il colpo di grazia.
 Tutto torna tranquillo, ci ripuliamo, risistemiamo, mangiamo qualcosa e ripartiamo. Dopo non molto ci imbattiamo in un cadavere semi-mangiucchiato di un ragno colossale, ancora più grosso di quelli che abbiamo ucciso. Ci vuole un’ora per permettere a Lorcan di estirpare la sacca di veleno della bestia. Ma come ci sguazza in ‘sti lavori sporchi… guarda com’è soddisfatto!
 Verso il tramonto i dragalli se ne vanno, ormai siamo alle pendici delle montagne. Ci accampiamo per la notte. Vengo svegliata da un grido di Drev. Una figura ammantata di scuro sta per infilzarlo con uno spadone, ma viene bloccata dai tentacoli neri evocati dal mago. Salto in piedi, mentre un altro assalitore non ancora in vista cerca senza successo di sparire tramite una porta d’ombra: i tentacoli hanno imprigionato anche lui. Sono Tenebre! Lee è già di fianco a Drevlin, giusto in tempo per entrare in corpo a corpo con lo sharita più vicino a noi che è riuscito a liberarsi.
 Drevlin lancia la polvere luccicante sull’altra Tenebra, per impedirle di dileguarsi, noi invece concentriamo incantesimi e colpi sull’uomo che lotta con Lee. Lui però cambia tattica: scompare per qualche secondo, poi si materializza davanti a me, troppo vicino perché io riesca ad evitare la sua spada. Mi piego dal dolore con un gemito, il sangue caldo bagna la mano premuta sulla ferita. Il monaco colpisce, Drevlin si sposta verso di me con espressione truce e uccide la Tenebra con una raffica di dardi. –“Str***o! Jamila, stai bene?”. Sì, la ferita non è molto profonda. L’altro sharita sta ancora tentando di liberarsi dai tentacoli, sotto le frecce di Lorcan e i dardi di Drev. Alla fine anche lui si accascia al suolo privo di vita.
 Lee mi cura, mentre Lorcan e Drev perquisiscono i cadaveri. La spada che mi ha ferita è malvagia e senziente. Certo che se questi cominciano a comparirci davanti a loro piacimento la questione si complica parecchio. Drev si domanda come facessero a sapere che eravamo qui, evidentemente ci scrutano; se Harbaldol e Thebaldol sono a Shad, è ovvio che le Tenebre sappiano chi cercare. Questo vuol dire niente più “notti tranquille”? …Ehm… E che c’erano parecchi guardoni le notti scorse??