Mancano un paio
di giorni al grande evento, anche oggi Mattick si presenta qui con la solita
arroganza e litiga con mio marito. Urla così forte che si sente da qui… non
riesco a capire bene, dice qualcosa sul fatto che poteva tenersela come bella
statuina in giardino da ammirare quando voleva… Dopo Vattick è così amareggiato
che evito di indagare, non ricordo di averlo mai sentito così triste, così
desolato. È come se all’improvviso non riconoscesse più una persona che fino a
poco prima considerava quasi una parte di sé. Perché ci devono creare tutti questi problemi? Soprattutto non
voglio essere la causa di questa situazione, ma non posso fare altro se non provare
a sciogliere questo nodo stretto che lo fa star male. E quasi sempre riesco a
riportargli il sorriso, e lui sembra sorpreso da questo…
Finalmente
arriva il giorno delle nozze ufficiali. Vattick aveva ragione: il vestito che
aveva visto per me, nero con raffinati ricami dorati, è perfetto. Il tempio
principale di Shar, solenne e imponente, è stracolmo di gente, Vattick al mio
fianco è raggiante e sorridente nella sua impeccabile eleganza, i suoi occhi
non mi lasciano un istante; io sono emozionata e intimidita da tutta questa
folla. La cerimonia è officiata dall’alto chierico, il Principe primogenito, ed
è molto partecipata, ma il “contorno” si sfuoca e quasi sparisce di fronte a
ciò che invade le mie percezioni dall’uomo che ho accanto. E la presenza di
Shar si fa tangibile, si sente nel respiro, si avverte tra le volte del tempio
e le volute degli incensi che bruciano… Non possono non accorgersene, nessuno
potrà negare che abbiamo la benedizione della Nostra Dea…
Prestati i
sacrifici di rito possono iniziare i festeggiamenti. Non avevo mai notato quanto spicchi il rosso cupo del sangue sul manto
candido delle colombe morenti… Sono felice di essere la moglie di Vattick,
ma non posso fare a meno di pensare che la mia famiglia non è qui a rallegrarsi
con me, che non mi voglia più parlare e mi consideri una reietta… il volto di
Yerodin… Il cerchio alla testa mi stringe subito nella sua morsa, ho un attimo
di difficoltà di cui lui si accorge immediatamente. Interviene lesto e discreto
per sorreggermi, mi sussurra di pensare solo a noi, di non lasciarmi rovinare
questa giornata dai ricordi tristi. Hai
ragione, non è giusto che anche oggi tu debba preoccuparti…
Mi dedico solo a
lui per il resto del tempo, attenta a come muovermi sotto gli sguardi degli altri,
e tutto prosegue senza intoppi. Mattick, ignorato da mio marito, resta defilato
e non mi dà noia, nonostante sia evidente quanto sia contrariato. Almeno oggi…
Finalmente
torniamo a casa, liberi dagli obblighi formali. Lui è sollevato, contento che
tutto sia andato bene. Si accorge di quanto sono stanca, mi tiene vicino a sé:
“Adesso tutti sanno che sei mia moglie e che la nostra unione è benedetta da
Shar, nessuno può più permettersi di obiettare.” Spiegalo al tuo gemello… Resto in silenzio, pensando alla mia situazione.
-“Jamila, ti
manca la luce? Forse la penombra ti pesa e senti il bisogno di uscire da qui…”
Questa sua
attenzione e il tono dolente della voce mi sorprendono. Forse ha frainteso il
mio silenzio, è che preoccuparsi per quella che dagli altri sarebbe considerata
una debolezza da nascondere non è scontato, nemmeno per lui… Si rifugia tra le
mie braccia in un gesto arrendevole, di abbandono, che ultimamente non si è mai
concesso. Perché qui, come mi ricorda spesso, è bene non fidarsi di nessuno…
-“No,
il buio non è un problema, anche se mi farebbe comunque piacere rivedere ogni
tanto il sole. È che… sai, come dici anche tu, Halruaa non era il posto per me:
discriminata per via della magia innata e della trama d’ombra, senza un futuro
perché nella loro stupidità non capivano, non accettavano i miei poteri…
Pensavo che a Shade sarebbe stato diverso, più semplice. Invece sento gli
sguardi ostili e la diffidenza, per via del mio sangue angelico, o della mia
provenienza… o non so per cosa… e a volte mi sembra che nulla sia cambiato” Ora
è lui ad abbracciarmi protettivo, anche se avverto in sottofondo la sua
preoccupazione, o qualcosa di simile al senso di colpa: “Vedrai che le cose si
sistemeranno. Sei mia moglie, e non è certo colpa tua se qualcuno dei tuoi
antenati si è mischiato con quei traditori. E poi, detto tra noi, non c’è nulla
da cambiare in te: i tuoi tratti, angelici o no, sono perfetti; hai il passo di
una dea in mezzo ai mortali...” –“Uuuuuh, accidenti, come siamo poetici. Non è
che hai qualcosa da farti perdonare…”