domenica 1 agosto 2010

KELSIA (Mystara)

Questo post è di Tenar


Tutti, almeno nella morte, possiedono qualcosa, sia pur solo un metro di terreno che appartiene interamente a loro.
A te non è concesso neanche questo, il tuo corpo lo hanno portato via le acque del canale, che sono di tutti, che non appartengono che a loro stesse. Alle stesse acque lascio queste mie righe, nell’inutile, infantile speranza che le portino fino a te.

Ho parlato con Ann, ieri, e mi ha detto quello che avrei già dovuto capire da una vita. Che tu non sei mio fratello. Che mi hai trovato, quando avevi dieci anni, dentro una cesta che galleggiava in un altro canale, qui vicino.
Mi ha detto che non me l’hai rivelato per paura che ti volessi meno bene, che io vedessi qualcosa di sporco nell’affetto che provavi per me. Che sciocco. Ti voglio più bene a sapere che per 15 anni mi hai protetta senza alcun legame e alcun dovere verso di me.
Adesso, però, che non ci sei più, non so a chi fare le domande che questa scoperta mi ha lasciato. Non abbiamo mai avuto una madre bella e buona morta di tosse poco dopo la mia nascita, vero? Né un padre partito soldato e non tornato. Non sono nata in una soffitta povera, da cui però si vedeva il più bel panorama della città. Questa è la tua storia, non la mia. E se anche tu ci fossi ancora, non potresti rivelarmi da dove vengo.In ogni caso, non ha senso pensare al passato.
In questi giorni ho dovuto riconsiderare in fretta le mie possibilità. Per quanto possa essere brava a saltare da un tetto all’altro e a infilarmi silenziosa nelle finestre per alleggerire i ricchi del peso dei gioielli eccessivi, senza mio fratello Ganter il Ragno a proteggermi non è più la stessa cosa. Non sono ancora abbastanza brava o abbastanza forte da sfuggire al controllo di Rulf e quel sangue d’orco continua a pensare che una femmina sia buona solo per fare la prostituta. Non voglio fare la vita di Ann, per quanto le voglia bene.
Questa notte Rulf è venuto da me. Pensavo che volesse propormi un colpo, invece voleva, a modo suo, introdurmi al mestiere che secondo lui sono destinata a fare. Si è lasciato trasportare un po’ troppo dalla foga del momento, credo, perché sono riuscita a colpirlo con l’elsa della spada in un occhio e scappare.
Da allora non sono ancora scesa dai tetti, ma prima o poi dovrò farlo e, sono certa, lui non ha intenzione di lasciare impunito questo colpo al suo orgoglio.Questo vuol dire che non avrò un’altra occasione per venire a salutarti nel posto dove te ne sei andato, né avrò presto occasione per vendicarti.
Lascio la città adesso.
Anche in questo momento non so dire se la odio o la amo. La trovo bellissima, ma non ha mai dato una possibilità a me o a te di far parte di questa bellezza. Forse, in un luogo meno fulgido, avrò la possibilità di essere libera.
Non ho potuto portarmi via quasi niente, non ho osato tornare là, Rulf lo starà certo controllando, ma stringo forte la spada che mi hai procurato. Adesso, adesso che un fulmine di un mago ti ha portato via, capisco che genere di rischi devi aver corso per regalare alla tua sorellina una spada elfica, abbastanza leggera da poter essere utilizzata perfino dalle sue braccia magre, abbastanza affilata da far male davvero.

Non so dove andrò, ma ti prometto che sarò ciò che qua non siamo mai riusciti ad essere. Sarò libera.
Non ruberò e non combatterò per nessuno se non per me stessa o per una causa alla quale ho liberamente aderito.

Con affetto, tua sorella Kelsia


2 commenti:

Mr. Mist ha detto...

L'inizio è struggente, triste e reso molto bene complimenti Tenar!

jamila ha detto...

Eh sì, brava Tenar.