mercoledì 5 gennaio 2011

SULLE TRACCE DI KULTAK (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh.

 Dopo cena veniamo riconvocati dal capitano. Tanto so già cosa vuole: scovare il gruppo organizzato. In più, ci chiede di fermarci presso delle baite di strada per convincere gli abitanti a rifugiarsi al forte. Loro ci hanno già provato, senza successo. Oz mormora un “peggio per loro” che fingiamo di non sentire. Trenta orchi organizzati, dovremo fare molta, moltissima attenzione. Prima di andare a dormire mi studio bene la cartina e recupero tutte le informazioni che hanno sui luoghi che dobbiamo attraversare.
 Al solito partiamo all’alba. L’aria è fresca e piacevole sul viso, il cielo promette bel tempo. Arriviamo all’alpeggio verso metà pomeriggio, dopo essere incappati in un gruppetto di cadaveri: due hobgoblin, tre goblin e un orco. Tutti senza una mano e spogliati delle armi ancora servibili. Il senso delle mutilazioni ci è chiaro in prossimità dell’ingresso alle baite, circondate da una palizzata molto recente: su alcuni pali sono appesi teste, arti e altri pezzi non ben identificati di orchi e umanoidi. Rassicurante… Ci viene incontro un piccolo drappello armato capeggiato da un uomo oltre la cinquantina che si presenta come Aldrech. Non appena si rende conto che ci manda l’esercito e che non siamo furiosi ci accoglie volentieri. Ci sono più persone di quante vi abitino di solito, per sfuggire ai saccheggi dei dintorni senza abbandonare del tutto le proprietà si sono riuniti qui. Anche le donne girano con un’arma. Parliamo davanti a un bel piatto di formaggi e salumi. Buonissimi! Sbaffo via di gran gusto mentre Oz mette in atto le sue strategie di convincimento. Come fa notare Kelsia, sono più abili loro delle reclute e sembrano perfettamente in grado di difendersi adeguatamente. Il “capo” è orgoglioso dei loro risultati e non vuole saperne di rifugiarsi al forte. Ci offre ospitalità per la notte, par arrivare alle tracce del gruppo di Kultak ci vorrebbe un’altra mezza giornata di cammino, il che vorrebbe dire accamparsi al buio, magari nei paraggi del nemico. Sconsigliabile. Accettiamo l’offerta e chiedo informazioni sui sentieri e il territorio circostante. I valenti esploratori dell’esercito evidentemente hanno problemi di memoria o lavorano un po’ di fantasia… In sottofondo c’è una surreale chiacchierata tra Kelsia e due o tre ragazze montanare su come sia meglio affilare e ingrassare le lame...
 Col passare del tempo però un certo nervosismo si diffonde nell’alpeggio. Quattro uomini mandati questa mattina a recuperare vettovaglie in un altro insediamento a tre ore di distanza non sono ancora rientrati. Adesso sta calando il sole, è tardi per andare a cercarli. Parlo con Oz: so che anche lui ci vede al buio, se crede potremmo uscire a dare un’occhiata. Lui vuole andare, Kelsia insiste per venire con noi. Dice di essere abituata a muoversi con la lanterna schermata. Sì, cara, ma non in montagna! Però… se è successo qualcosa, dovremmo arrivare fino all’altro alpeggio, il che vorrebbe dire stare fuori tutta la notte. Sì, forse è meglio se ci portiamo anche Kelsia. Aldrech disapprova: far correre un rischio simile a una ragazzina! Lo guardo male: se è con noi è perché è capace di difendersi, altrimenti l’avrei lasciata al forte. Lui scrolla le spalle dicendo che tanto non è lui il padre. Ma pensa te, accusarmi di condurre fanciulle indifese al macello! Affido il mio falco alle cure dei pastori e usciamo subito, con gli ultimi raggi del sole che si spengono all’orizzonte. Le montagne si colorano di riflessi rossi e rosati mentre il cielo diventa di un blu sempre più intenso. Lo spettacolo è da togliere il fiato, anche Kelsia lo ammira in silenzio. Mi prende la malinconia allo stomaco, quasi come quando mi immergevo nella foresta di Alpheim. La mia foresta che non c’è più… Distesa nell’erba, lasciare il corpo confondersi con la natura circostante, sentirsi parte delle foglie che si muovono al vento, dell’albero che cresce, degli steli che si piegano alle carezze della brezza… Peccato per i mugugni di Oz in sottofondo che rovinano l’incanto! Arriviamo all’altro alpeggio senza incontrare nessuno. Tra le baite però c’è qualcuno che si muove rumorosamente nel cortile. Quattro, cinque umanoidi. Se sono soli possiamo attaccare sfruttando la sorpresa. E se qualcuno di loro parlasse una lingua comprensibile? Ce ne fossero altri e io esco allo scoperto… Metterei in pericolo anche loro. Guardo Kelsia con i pugni serrati. Accidenti! Mi avvicino a lei parlando sottovoce: “Se dovessi comportarmi in maniera strana, facendo cose che non dovrei, tu rimettimi in riga. Chiamami per nome e sii convincente. Ordini secchi e precisi, chiaro?” Il suo sì contraddice lo stupore dei suoi occhi. “Poi ti spiegherò”. Ma anche no. Sento come mi guarda, non è bello passare per pazzi! Ora però non c’è tempo per questo.

8 commenti:

Errante ha detto...

Buona befana, cara Jamila!

jamila ha detto...

Chissà com'è, gli auguri per la befana si ricordano tutti di farmeli!!! ;-)

Mr. Mist ha detto...

Io non li faccio mai ho imparato a mie spese! XD

Errante ha detto...

Io li faccio sempre alle amiche! Evidentemente devo ancora essere (ri-)educato... ;)

jamila ha detto...

Gli auguri sono sempre ben accetti, diciamo che per togliere la soddisfazione a qualcuno in genere li anticipo. ;-P

Errante ha detto...

Che poi, detto tra noi, questo genere di auguri lo faccio solo a chi so avere l'intelligenza per stare al gioco senza offendersi...

jamila ha detto...

Offendersi? Si vede che non conosci i miei amici!!!

Errante ha detto...

Ehehehe, ti tengono in allenamento!