mercoledì 30 dicembre 2009

28 SUNDABAR - parte 1^

Gdraddict: "L'ultimo raggio di sole" - prima parte -
Quando arriviamo in vista di Sundabar Drevlin fa sparire le cavalcature e procediamo a piedi. La città fa un certo effetto, è imponente, racchiusa da due cinta murarie circolari poste su due livelli differenti, e sembra accatastata su se stessa. Ha però un aspetto piuttosto cupo, accentuato da un groviglio di nuvoloni neri all’orizzonte e dalla luce opaca di questa giornata. Il vulcano incombe su tutto. L’ultima parte della strada corre in cresta, i due strapiombi laterali danno le vertigini. Già da lontano si vedono persone, per lo più uomini e nani, affaccendate a sistemare le breccia aperte nel muro esterno. Evidentemente gli assedianti sono riusciti a penetrare all’interno della città. Veniamo subito notati e il nostro arrivo desta molto interesse. Siamo sommersi di domande: da dove veniamo, se la strada è libera, cosa è successo al cavaliere. Credo non vedano stranieri da parecchio tempo. All’entrata della città alcune guardie armate ci danno il benvenuto e ci chiedono di depositare le armi. Il mago sta per consegnare un pugnale, ma loro ridendo dicono che quella non può certo essere considerata un’arma. Lee è disarmato, Lorcan lascia l’arco e lo stocco, io prendo la spada corta con aria interrogativa: sì, è un’arma. Ok, e lo stocco? Sì. Anche l’altro? Sì! E la balestrina? Certo!! Mi rassicurano, una ragazza come me qui non ha nulla da temere; dopo averci fatto giurare di non usare i poteri arcani contro l’interesse della città ci lasciano entrare. Varchiamo la porta di Sundabar che è ormai pomeriggio, il pomeriggio del 10 di Uktar. I segni delle incursioni nemiche sono ancora evidenti, ma uomini, nani, gnomi, si danno molto da fare per riportare la normalità. Tutti ci guardano incuriositi, non solo per il nostro aspetto. Pare proprio che siamo i primi a giungere qui da almeno 5 mesi a questa parte e visto che non sembriamo dei grandi combattenti su molti volti si accende la speranza che ormai le strade siano sicure e che presto arriveranno i rifornimenti tanto attesi. Dobbiamo calmare un po’ gli entusiasmi, ma la gente è cordiale e ci dà tutte le informazioni che ci servono. Sembra che la città sia divisa in “città sopra”, dove ci troviamo noi adesso, e “città sotto”, dove abitano prevalentemente i nani e per visitare la quale è necessario un permesso speciale. Alloggiamo alla locanda migliore che troviamo, “la Tromba”, con vista sull’esterno della cinta muraria. Le poche persone presenti nella sala comune sono del luogo. Affittate quattro camere singole, Drevlin e Lee si recano al tempio con la salma di Ulrik per chiedere ai Cavalieri d’Argento e ai chierici di Tyr se è possibile una resurrezione. Purtroppo non c’è nessun tempio di Selune. Il mago deve anche occuparsi di altre faccende legate al credito, così nel frattempo io e Lorcan ne approfittiamo per darci una ripulita.
Un bel bagno caldo, un vero lusso! Riesco a rilassarmi un po’, ma ogni volta che chiudo gli occhi le solite immagini tornano a tormentarmi. Poi Lorcan bussa alla porta dicendo che vuole scendere a bere qualcosa. Gli chiedo, per favore, di non ubriacarsi; lui risponde che dipende da quanto tempo ci metteranno gli altri a tornare… meglio se lo accompagno giù! Dopo qualche discussione optiamo per una (UNA!) birra mentre chiacchieriamo. Espongo il mio scetticismo sul fatto che vogliano resuscitare Ulrik e lui si risente parecchio. Ci conta molto, speriamo di non restare delusi. Quando finalmente ricompare Drevlin, il bardo gli chiede subito cosa hanno deciso al tempio. Pare che il cavaliere possa essere riportato in vita, ma la questione è complicata e va discussa dagli alti chierici. Il mago dice anche che il credito disponibile qui è limitato e dovremo tenerne conto per le nostre spese. In quella entra un messo e chiede proprio di Drevlin: il capocittà, Elm amico dei nani, ci ha invitati a cena. Mentre Drevlin va a lavarsi, io esco per comprare un vestito, dato che i miei sono rovinati e impresentabili. Lorcan mi accompagna, così diamo un’occhiata in giro su armi e armature che potrebbero interessarci. La gente è molto cortese, siamo i primi veri clienti da molto tempo. Quasi tutti si informano sulle condizioni della strada e se presto arriveranno i tanto sospirati rifornimenti: sono stufi di tirare avanti con i funghi coltivati dai nani, che sono ormai la loro principale (e quasi unica) fonte di sostentamento. Malik a questa notizia si dispera. Tranquillo, micio, ho ancora un po’ di carne secca. Non vedendo armi e armature di metallo e oggetti in pietra, ci spiegano che in questi due rami la produzione nanica è insuperabile ed è necessario quindi scendere a Città Sotto per procurarsela. Ci sono invece diversi negozi di abiti e stoffe, e Lorcan mi convince a prendere un vestito rosso scuro bordato di pelliccia. Comodo e caldo. La cosa strana è che vuole pagare lui… Commenta anche che ci vorrebbe un gioiellino per valorizzarlo. Non abbiamo il tempo adesso di preoccuparci di cose simili!
Rientriamo in taverna pochi minuti prima di Lee. Il monaco ha un libro in mano (chissà da quanto non leggeva…) ma non ci sono novità dal tempio. Drevlin lo informa che siamo attesi a cena dal capocittà e io intanto mi cambio. A metà scala mi accorgo che l’attenzione di buona parte dei presenti è catalizzata su di me. Non ci sono più abituata, la cosa mi mette un po’ a disagio. Arrivata dagli altri, il disagio aumenta esponenzialmente di fronte alle loro espressioni. Lee distoglie lo sguardo imbarazzato, Lorcan arrossisce leggermente e persino Drevlin per qualche attimo mi guarda con occhi poco innocenti. Ma che gli prende… Niente scollature, niente spacchi vertiginosi, niente stoffe che segnano troppo… un abito normalissimo e una ripulita! - “Visto come sta bene col vestito che le ho comprato?” Mi viene quasi il sospetto che il bardo voglia intraprendere una carriera come mio pappone! I commenti captati in sala non fanno che peggiorare la situazione, finché Drevlin si decide a discutere il da farsi. Spero cha la mia carnagione abbia mascherato la mia vergogna. A cena dovremo cercare di ottenere informazioni sull’Artiere, su come scendere a Città Sotto, sulla torre netherese; dicono che se parlassi io sarebbe meglio (e come mai?), anche perché i maghi non sono proprio ben visti da queste parti.
Dopo non molto arriva il solito messo che ci scorta a destinazione. Elm è un uomo alto, muscoloso, che indossa un’armatura metallica con la stessa disinvoltura con cui io indosso un mantellino leggero. Ha uno sguardo franco, la barba e i capelli castani portati un po’ lunghi. Ci accoglie cordialmente, accompagnato da una chierico orbo e sfregiato di Tyr (e qui c’è una certa invidia del monaco!), che Drevlin e Lee hanno già incontrato al tempio, e da una chierica di Helm. A completare la tavolata ci sono anche due nani e un paio di ufficiali. L’inizio della discussione non può che riguardare la situazione che abbiamo trovato lungo la strada e le condizioni del viaggio. Raccontiamo di Riccoburro, che conoscono piuttosto bene, degli ogre, dei tannaruk e dei Pony del cielo. Poi vogliono sapere perché siamo qui: perdo subito la parola, Lee spiega la nostra missione e chiede l’aiuto che ci serve. Non riescono a fare affidamento su di me, è inconscio ma è così! Intanto la cena procede a base di funghi cucinati nei più diversi modi e di birra, distillata anch’essa dai funghi. I bicchieri si alzano parecchie volte. Elm dice che l’Artiere si trova a Città Sotto ed è stato un validissimo aiuto contro l’invasione dei tannaruk. È ferito in maniera seria e non sono riusciti a curarlo, ora è impegnato a forgiare un’arma particolare per mantenere una promessa a un membro del gruppo di avventurieri uscito sconfitto da Alta Thorog (la torre netherese) e viste le sue condizioni non se la sentono di disturbarlo per futili motivi. I nostri motivi sono tutt’altro che futili: gli chiedano udienza dicendogli che ci manda San Anvraham. Ci viene garantito che se lui vorrà incontrarci verremo immediatamente scortati a Città Sotto. Poi Elm ci racconta quello che sa sulla torre e sui pericoli che potremmo incontrare, tra cui le bestie del caos e i peryton. Però è scettico: noi sembriamo decisamente meno attrezzati del gruppo che ha fallito. Gli faccio notare, senza convincerlo, che la forza fisica non è tutto. Lui sarebbe ben felice di liberarsi dello stregone che abita nella torre e che evoca esseri obbrobriosi che a volte attaccano la città, ma al momento non ha forze da impiegare in quest’impresa.
Abbandonati questi argomenti, la cena si conclude in un clima più conviviale. Stranamente nessuno si ubriaca. Lorcan è alticcio, ma ancora abbastanza in sé.
La notte di sonno in un letto pulito e confortevole è quasi meglio del bagno caldo. Ma io sono ancora ossessionata dal passato di Lorcan. Fatico a stargli vicino senza agitarmi. Chiudo gli occhi e rivivo mio malgrado alcuni attimi di quell’esperienza. Devo venirne fuori, mi sta logorando. Devo lasciarla andare. Non è mia! Però, lui… può continuare così? Non avrà sollievo nella vendetta. Ma che gli è rimasto d’altro… forse sapere che diventare quell’uomo capace di essere felice è stata una sua scelta, è dipeso da lui. E che quell’uomo c’è ancora, dentro di lui, anche se ha perduto una parte di sé. Forse è su questo che può ricostruire un minimo di equilibrio. Perché non merita di trascinarsi oltre in questo inferno, lo ha già fatto per troppo tempo.
Le fusa di Malik mi fanno riemergere dai miei pensieri.

martedì 29 dicembre 2009

AL FREDDO E AL GELO

...perché è ovvio che la caldaia si rompa nel pomeriggio della vigila di Natale, costringendoti a traslocare visto che il tecnico sarà reperibile solo dopo 4 giorni!
Ho ripreso possesso della mia "magione" qualche ora fa (c'è voluto un giorno per riportarla ad una temperatura accettabile). Ora mi devo dedicare al trasloco di ritorno...

lunedì 21 dicembre 2009

27 VEDERE OLTRE

Gdraddict: "Zangolature" - seconda parte
Ma che sta dicendo! Lo sgomento nei suoi occhi chiari è più eloquente delle parole. Ulrik, morto… La mia rabbia si aggrappa alla voce irata di Drevlin: “Quell’halfling maledetto la pagherà! Andiamo a prenderlo prima che se la squagli” Ci muoviamo all’unisono, forse perché l’azione ci permette di non perderci nell’enormità della notizia. Grazie al fiuto di Malik troviamo una pista, ma l’ometto si è coperto la fuga con qualche trucchetto, mettendo fuori uso l’olfatto del micio. E per di più praticamente non lascia tracce nella neve… però mi pare di aver intravisto un movimento su un albero non molto distante. Tiro un colpo di balestra, se è lì risponderà e si paleserà. E infatti ecco arrivarci addosso un incantesimo, l’ennesima confusione. Le finirai prima o poi! Questa volta gli va male, solo Lorcan sembra non aver resistito. Malik avventatamente si lancia in volo contro Riccoburro nel tentativo di sbilanciarlo e farlo cadere. Lo colpisce in pieno volto, lasciandogli un profondo graffio, ma quello reagisce con una raffica di dardi. Mi sento mancare quando mi rendo conto che ne lancia più di Drevlin. Il micio accusa il colpo, ma riesce a tornare da me. Non fare mai più una sciocchezza del genere! In compenso, ora l’halfling è visibile a tutti. Mentre Lee tenta inutilmente di arrampicarsi e il cane celestiale evocato dal mago fa la posta sotto la pianta, c’è un serrato scambio di dardi incantati. Riccoburro concentra i suoi attacchi su Drevlin, che è ben più pericoloso di me (No, dannazione!); quando vedo il mago crollare a terra in una pozza di sangue sto già correndo da lui. Senza nemmeno controllare se è vivo gli faccio ingollare con attenzione la pozione di cura più potente che ho, mentre l’halfling sposta i suoi attacchi sul monaco. Apri gli occhi… apri gli occhi, ti prego. Aprili! Grazie al cielo li apre. Lo porto al riparo e lo aiuto a rimettersi in piedi, poi con i nostri incantesimi diamo il colpo di grazia all’omuncolo. Ma non è finita: si sentono dei passi pesanti alle nostre spalle, l’ogre sopravvissuto parte alla carica urlando. Drevlin è ancora un po’ barcollante, mi metto tra lui e il bestione già malconcio sperando che Lee arrivi in fretta! Mancata! Io però lo centro, anche il mago; poi Malik gli si avventa al collo finendolo. Micio sei un grande! Mentre recuperiamo gli oggetti magici dal corpo di Riccoburro ricompare anche Lorcan, molto scocciato per non essersi reso utile nella circostanza. Benvenuto nel mio mondo!
Data sepoltura alla meglio all’odioso ladro, torniamo mesti dove giace il corpo di Ulrik, vegliato dal suo cavallo e da Lorcan, che ci ha preceduti. Di quante altre morti sarà costellato il nostro cammino… Il volto del cavaliere è livido, l’elmo deformato; chiazze di sangue scuro macchiano il terreno e la sua armatura. Sento due lacrime scivolarmi dalle ciglia mentre aiuto gli altri a ricomporre il corpo. L’imponenza della persona, la solennità della voce sembrano lontani ricordi del cadavere che carichiamo a fatica sul cavallo. Ripuliamo le armi e lo scudo e glieli poniamo accanto, poi come un triste corteo funebre riprendiamo il cammino. Drevlin pensa bene di evocare tre cavalcature per noi, dato che le nostre sono fuggite durante l’imboscata; il risultato: tre esseri trotterellanti che sembrano un incrocio tra un pony e un draghetto ciccio … Il mago ha scelto per sé quello lilla (Lilla!), lasciando a me quello nero e a Lee quello bianco. Sbuffano fumo del loro stesso colore… Lorcan cavalca sul destriero di Ulrik, quasi a vegliare l’amico. Nessuno di noi ha voglia di parlare, il tempo scorre monotono scandito dal rumore attutito degli zoccoli. Finalmente arriviamo a Newfort, una cittadina di dimensioni piuttosto ridotte ma dove potremo rifornirci. Buona parte degli abitanti è costituita da mezz’orchi. La salma del cavaliere è al centro dell’attenzione, ci permettono di lasciarla nel tempio di Tempus. Purtroppo non c’è nessuno in grado di tentare una resurrezione, ma si offrono di tumulare qui il nostro amico morto eroicamente in battaglia. Decidiamo che è meglio riportarlo dai suoi confratelli, nella speranza in realtà che a Sundabar si possa resuscitarlo. Alloggiamo nella locanda migliore della cittadina e Drevlin si reca all’emporio mentre io e Lee andiamo al tempio. Di ritorno verso la taverna incrocio il mago. Mi prende sottobraccio senza dire una parola e si avvia con me, un po’ rigido. Quell’espressione interdetta non me la conta giusta. Sembra quella di Lorcan quando ha saputo della strega… – “Ma che ti è successo?” - “Cammina e sorridi!” La mezz’orca che gestisce l’emporio è sulla soglia e sento il suo sguardo malevolo trapassarmi la nuca. – “Allora?” È stato pesantemente approcciato dalla gentile signora e ora mi sta usando come scudo fingendosi il mio fidanzato. Ma che uomo coraggioso! La sera io e Lee torniamo da Ulrik, di nuovo sotto lo sguardo minaccioso della mezz’orca. Il monaco è sempre di una calma disarmante, il cavaliere deve mancargli molto ma nessun gesto tradisce il suo turbamento. Lorcan invece è ripiombato nello sconforto. Più tardi in taverna, mentre ci accordiamo sul da farsi, trascina diversi avventori grandi e grossi in una gara di resistenza all’alcool. Lo vedo male… Questa volta però regge molto bene e ne esce vincitore. Bere non ti basterà a scacciare i tuoi demoni.
Il mattino successivo facciamo le spese necessarie e la mezz’orca prova di nuovo a tentare Drevlin con i piaceri della carne. La vita è così breve, mi ha vista la sera prima senza di lui… Ci rimettiamo in strada a tempo record! Di nuovo scortiamo in un inconscio corteo funebre il povero Ulrik.
C’è ancora qualche giorno tra noi e Sundabar, ed è la seconda notte che tre tannaruk sbandati ci assaltano. Non sono nemmeno sveglia che ne ho già uno addosso; d’istinto uso un incantesimo ma vengo colpita prima di riuscire a terminare la formula. Non ho la protezione dell’“armatura” che in genere mi lancia Drevlin, sono un bersaglio facile. Intravedo Lorcan combattere prono con grande abilità, mentre prendo la balestra per difendermi. Sono ferita da un altro fendente al braccio sinistro, ma anch’io riesco ad andare a segno. Poi fortunatamente qualcuno viene ad aiutarmi e alla fine i tre orchi demoniaci giacciono a terra privi di vita, il mio finito da Malik… ormai è uno sterminatore!
Speriamo di arrivare presto a Sundabar, è snervante questa situazione.
Almeno il tempo si mantiene abbastanza buono e non ci rallenta. Ed è un bene che ci sia poca gente in giro, viste le nostre cavalcature. La sera successiva, seduti davanti al solito fuoco da campo, Lorcan tira fuori una bottiglia di liquore e inizia a bere, senza curarsi delle occhiatacce degli altri due. Ora non è motivato dalla competizione, cede quasi subito all’ubriachezza. Triste. Ma perché! Ogni volta… Mi alzo per sfilargli la fiaschetta dalle mani, la tentazione è troppo forte… Appoggio la mia mano sulla sua, quella con l’anello magico, e libero le mie percezioni.
L’anello serve per nascondere una parte di sé, non è da molto che lo porta. È così che hai ingannato le individuazioni di Lee? Poi quello che sta sotto si riversa fuori disordinatamente.
Percepisco una grande lotta interiore; se avesse davanti uno sharita lo ucciderebbe nel peggiore dei modi, è accecato dalla vendetta, ma in fondo vuole essere un uomo migliore. L’uomo che aveva saputo diventare per lei. Il cumulo di rabbia che si nasconde in lui, fomentato dall’odio, mi spaventa. Se si abbandonasse ad essa sarebbe davvero capace di cose orribili. Jamila togli la mano. Ora so perché dovrei temerlo, perché dovrei averne paura. Però, il dolore è quasi più forte. È straziante… È ubriaco, passa tutto senza filtro! Jamila togli la mano. Lo vedo in lacrime prendere in braccio il corpicino esanime di un bimbo… del suo bimbo; il sangue, il disordine, sua moglie riversa per terra poco più in là… gli occhi di lei, i suoi begli occhi chiari ora vacui, la dolcezza del suo volto rapita per sempre. Jamila, c***o, togli la mano! E a dare la misura di tutto il resto arrivano l’affetto per quel bimbo innocente che voleva proteggere e il profondo amore per quella donna che era diventata il centro del suo mondo e la sua ragione di vita. Distrutti, per capriccio, da Shar… Jamila!
Riesco finalmente a staccare la mano. Sono sconvolta, non sono in grado di gestire le emozioni che mi hanno travolta. Torno a sedermi tentando senza successo di calmare l’angoscia. Poi l’occhio mi cade sulla fiaschetta che ho tra le mani tremanti… Ora capisco anche questo. Bevo un lungo sorso. Ignoro lo sguardo scandalizzato di Drevlin e ne butto giù un altro. Sono davvero grata di non reggere l’alcool, l’incoscienza cala rapida, e al mattino se ne va senza troppe conseguenze. Lorcan cerca la sua preziosa bottiglia, il mago gli risponde che me la sono scolata tutta io. Ma non è v… L’occhiataccia mi smorza la frase nel pensiero. Il bardo seccato mi rimprovera: una ragazzina come me! Ma come, ho solo preso esempio dalla persona matura che ho davanti. Toccato! Mentre ci prepariamo a partire Drevlin mi chiede spiegazioni: hanno dovuto fare i turni di guardia in due, cosa mi è saltato in mente! Ha ragione, è stato un bel rischio. Gli racconto ciò che ho visto del passato tragico di Lorcan, chiedendogli di essere più tollerante con lui. Non ne parlo con Lee perché ho paura che vada dritto dal bardo a offrirgli il suo sostegno morale e i suoi discorsi pieni di buone intenzioni, e l’altro reagirebbe male. Non è ancora pronto.
Due giorni di viaggio per Sundabar, due giorni in cui sono ossessionata dall’ultima visione; non riesco a razionalizzare le emozioni di Lorcan per metterle da parte, non riesco a separarle da me. Eppure ci sono riuscita con tutte le cose orribili che ho vissuto nelle miniere, nei luoghi appartenuti a Shar. Ho metabolizzato quel terrore che non mi apparteneva e l’ho reso innocuo. Perché questo è tanto diverso! Quando credevo che Yerodin stesse morendo di lebbra per colpa mia pensavo di impazzire. Lui è la persona che ho più cara al mondo, so cosa vorrebbe dire perderla e capisco che la morte di un figlioletto sia tremendamente peggiore. So anche che se mio fratello fosse morto non avrei saputo soffocare la voglia di vendetta tanto facilmente.
Ho provato per qualche istante ciò che ha provato Lorcan, tutti questi sentimenti portati all’estremo; è stato sconvolgente, ma so di che si tratta. E allora perché non riesco a liberarmene…
Perché quello che non sapevo è ciò che ha portato questi sentimenti all’estremo, ciò che non sapevo è che si potesse amare qualcuno in quel modo.

venerdì 18 dicembre 2009

26 IL COLPO DELLA STREGA - parte 2^

Gdraddict: "Il colpo della strega" - seconda parte, e "Zangolature" - prima parte
In una giornata e mezzo siamo di nuovo all’accampamento dei Pony del cielo. I guerrieri sono rientrati e c’è un gran via vai di gente. Gli uomini ci ringraziano con evidente disappunto perché avrebbero preferito non doversi affidare a degli stranieri (e per di più incantatori!) per risolvere questa questione. Ma possono riabbracciare le loro figlie grazie a noi e la riconoscenza è dovuta. L’unico interlocutore degno della loro attenzione è Ulrik, grazie al suo aspetto di valente guerriero. Non ho la possibilità di parlare con le donne, anche perché le bimbe vengono subito portate via. Immagino gli sguardi traboccanti rimprovero se mai una di loro dovesse svegliarsi piangendo… mi si stringe un po’ il cuore. La vecchia che ci aveva affidato la missione ci porta un mantello magico accuratamente piegato e alcune gemme come ricompensa. Quando i barbari ci lasciano, chiedo a Drevlin di farmi vedere il mantello. Sembra molto vecchio ed è tutto stinto. Non fosse magico probabilmente sarebbe già crollato a pezzi. Uso le mie capacità… È veramente un oggetto antichissimo. Vedo anche i suoi colori originari… purtroppo: un rosso scintillante con fiocchi viola e verdi. Persino ad Halruaa si faticherebbe ad arrivare a tanto! Sicuramente è un oggetto ricco di potere. Vedo delle città piene di vita edificate tra le nuvole…
E poi la visione lentamente svanisce. Drevlin mi aveva parlato dei netheresi che avevano edificato le città nel cielo. Lorcan nel frattempo accarezza tutto devoto le gemme, esaminandole con grande soddisfazione. Sembra un bimbo col giocattolo nuovo.
Il giorno seguente, prima di lasciare l’accampamento, i pony del cielo ci consegnano un bastoncino di legno intagliato con il simbolo della loro tribù. Dicono che mostrando questo oggetto tutte le altre tribù barbare ci accoglieranno come amici e ci daranno ospitalità. Inoltre pare abbiano “ripulito” il primo tratto di strada verso Sundabar e quindi non dovremmo avere inconvenienti almeno per un paio di giorni.
E così è. Nel pomeriggio del terzo giorno però vediamo del fumo salire da un punto imprecisato poco più avanti. Affrettiamo il passo per andare a controllare: si tratta di una carovana rovesciata e data alle fiamme. I corpi dei suoi occupanti sono straziati da armi da taglio. Non erano ben equipaggiati per difendersi, anche solo 2 o 3 orchi potrebbero essere responsabili dell’accaduto. In quella sentiamo dei lamenti soffocati provenire da un cespuglio lì vicino: nascosto c’è un halfling tutto tremante che impugnando uno spadino ci supplica di non fargli del male. Ci dice che sono stati attaccati dagli ogre e che lui è corso subito a nascondersi come gli ha ordinato una delle guardie che li scortava, per cui non ha visto bene cosa sia successo. Lee riesce a calmarlo e dopo qualche indecisione accettiamo la sua proposta di proseguire con noi. Non partisse per la tangente ogni volta che si tocca l’argomento parentela non sarebbe nemmeno antipatico. Riccoburro, che nome buffo. Certo dopo il mercante di Nevimorte non ho un’istintiva simpatia per gli halfling... Parla quasi sempre con Drevlin, gli dice che a Sundabar conosce buoni fabbri e artigiani che possono fare al caso nostro e che lui può farci fare un buon prezzo.
Il pomeriggio successivo ci troviamo ad attraversare un costone un po’insidioso: alla nostra destra c’è una ripida parete rocciosa, non molto alta; a sinistra uno strapiombo profondo. Scendiamo dalle cavalcature e procediamo in coppia, io e Drevlin sempre a chiudere la fila. A metà percorso siamo bersagliati da due grossi ogre che dall’alto della parete ci scagliano addosso dei massi, spaventando i cavalli. Rispondiamo armi alla mano, mentre l’halfling si lancia un’invisibilità sparendo dalla vista.
Ma che fa quell’essere petulante? Il mio dardo centra in pieno l’ogre più vicino, che vacilla. L’altro sembra accanirsi in particolare contro Ulrik. Anche i dardi di Drevlin vanno a segno, mentre Lorcan scivola a terra nel tentativo di evitare che il cavallo lo travolga. Tiro il secondo dardo, di nuovo a bersaglio, quando vengo assalita da una sensazione sgradevole e familiare… Una confusione! ’Sto stronzo di un halfling aveva programmato tutto! La pietra verde al mio collo si illumina, non mi succede nulla. Lorcan invece cade vittima dell’incantesimo. I dardi di Drevlin finiscono il primo ogre, l’altro resta concentrato sui miei compagni. Di nuovo quella sensazione, ancora senza effetto. Ma non per Lee, che fugge indietro sorpassandoci. Io e Drevlin stiamo andando a dare manforte a Ulrik quando per la terza volta siamo raggiunti dalla “confusione”… NO! Perché sto correndo da questa parte? Sento un pericolo incombente, sarà meglio togliersi di mezzo. Scappo cercando un luogo sicuro, ma mi imbatto in qualcuno che cerca di farmi del male. Reagisco come posso, quello però mi attacca colpendomi. Per un attimo la mia mente torna lucida. Quel dannato halfling: lancio un individuare il magico per tentare di capire dov’è, e vedo che Drevlin, che si aggira confuso lì vicino, non ha più le sue bisacce magiche. Malik miagola disperato nella direzione di Lee, che borbotta incoerente poco più avanti. Realizzo in un attimo. Se quel maledetto mette le mani sullo scrigno del fermaglio è la fine! Gridando gli insulti peggiori che conosco al ladro corro verso il monaco, ma la mia mente si confonde di nuovo e non so più cosa dovrei fare. Qualcuno torna a minacciarmi e mi colpisce, poi finalmente i miei pensieri si chiariscono definitivamente. Ho uno zigomo gonfio e mi fa male un fianco… certo che Lee ha la mano pesante! Anche gli altri sono tornati in sé. Fortunatamente l’halfling non è riuscito a rubare niente di importante, ma il mago sta già meditando tremenda vendetta. Mi sa che lo aiuterò. Lì vicino c’è anche il corpo senza vita del povero cagnolino, cosa che rattrista molto Lee. Mentre cerchiamo di capire dove si sia nascosto Riccoburro, Lorcan ci raggiunge trafelato: “Ulrik… Ulrik è morto!”

lunedì 14 dicembre 2009

26 IL COLPO DELLA STREGA - parte 1^

Gdraddict: "Il colpo della strega" - prima parte
Anche Ulrik e Drevlin sono stati colpiti dalla paralisi, ma l’incantesimo svanisce senza conseguenze. Il mago ci avverte che questi esseri rossi, i vargouilles, attraverso il morso sono in grado di infettare le vittime, portandole in un paio di settimane a trasformarsi in creature uguali a loro. Ecco cosa sta capitando alla ragazzina! Inoltre, esse generalmente operano sotto il controllo di qualcuno più potente, per cui dovremo fare attenzione. Esploriamo per bene la zona circostante e capiamo che l’unico posto in cui cercare è una caverna che si apre sulla parete rocciosa a pochi km dal pozzo. Ora però è quasi sera, per cui preferiamo accamparci e riposare prima di inoltrarci nella grotta. I 4 omaccioni mi risparmiano il turno di guardia, posso riposare indisturbata per tutta la notte. Anche se ho la sensazione di essere osservata… Al risveglio, Lorcan non ha certo un bell’aspetto: si lamenta di essere stanchissimo e di avere il mal di schiena. Lee dice di averlo visto tornare a letto verso la fine del suo turno di guardia, ma non si ricorda quando sia uscito né di avere notato la sua assenza. Qualcosa non torna, soprattutto considerato che ora il monaco ci vede! Il Bardo non si muove con la scioltezza di sempre, sembra davvero tutto anchilosato. Questo non ha un buon effetto sul suo umore, all’entrata della caverna mi apostrofa acido: - “Donna, avresti dovuto farmi 2 massaggi alla schiena. Dato che non servi a niente in combattimento, potresti renderti utile almeno in altro modo” Un respiro profondo. Calma Jamila. Non è la prima volta che il bardo ha di queste uscite, di solito è “taci donna, cosa vuoi capirne tu”. Ma sua moglie non gli mollava mai qualche legnata? La prossima volta che si rivolge a me con quel “donna” farò in modo che se lo ricordi. Sarà perché la mia pazienza è già stata ben allenata da GP, sarà perché mi rendo conto di essere suscettibile per i fatti miei, o perché abbiamo questioni ben più urgenti da risolvere, riesco a lasciar cadere la cosa. Ma ti assicuro che è l’ultima volta! … Però quest’uomo è un enigma: sa essere veramente insopportabile, dà sfoggio della sua dubbia moralità e poi, quando meno te l’aspetti, dimostra una sensibilità quasi commovente. O si butta in un fiume in piena senza pensarci…
Gli altri lo ignorano, lui si infila all’interno del cunicolo in avanscoperta e noi lo seguiamo a poca distanza, con me e Drevlin a chiudere la fila. Il tunnel si biforca quasi subito, non abbiamo indizi su quale direzione sia meglio prendere. Lorcan entra in quello di sinistra, che si allarga progressivamente in un’ampia caverna semi buia al centro del quale c’è un laghetto dalle acque verdastre e maleodoranti. Sulla sponda più lontana da noi, intravediamo una figura cenciosa e ossuta dalla voce stridula: “Lo sapevo che le ragazzine mi avrebbero portato carne fresca!”
Lorcan lancia una freccia, che si inabissa nel lago. Lee e Ulrik partono per affrontare l’avversario corpo a corpo, prendendosi una raffica di dardi incantati. Drevlin usa lo stesso incantesimo, che risulta però meno efficace del previsto. Resistenza alla magia… E infatti lo sento pronunciare parole irripetibili, prima di avvisarci che siamo di fronte a una strega notturna: è pericolosa e può essere ferita solo da armi magiche. Noi non possiamo fare molto a distanza, anche se la freccia acida lanciata dal mago sembra colpire in pieno. La nostra prima linea d’assalto però si rivela devastante: gli attacchi combinati di Ulrik e del monaco abbattono la strega prima che possa dileguarsi. Ci avviciniamo tutti al corpo senza vita. Drevlin inizia a ridacchiare. Dice che il mal di schiena di Lorcan è colpa della strega. L’espressione del bardo è puro panico all’idea di cosa possa essergli successo, finché il mago gli spiega che probabilmente la donna l’ha usato come cavalcatura per recarsi al sabba. Ah ah ah! Lo vedi che qualcuno la schiena te l’ha massaggiata? Forse perché temeva di peggio, Lorcan è quasi sollevato, nonostante le nostre smorfie divertite. Me lo immagino che corre a tutta birra con la vecchia in spalla e la coda al vento! Esilarante! E magari lei l’ha pure prestato alle amiche per farci un giro…
Recuperiamo la pietra magica al collo della strega e dopo averla ripulita Drevlin la studia e la identifica. La buona notizia è che tra i suoi poteri c’è anche il cura malattie, per cui dovremmo essere in grado di aiutare la bambina infettata dai vargouilles. Nel frattempo Lorcan trova un passaggio segreto che dà su una stanza squadrata: la grande statua di un nano armato e solenne non lascia dubbi sul fatto che questo fosse un tempio nanico. L’aura sacra è ormai sparita, ma qui dentro le sensazioni malevole della grotta non arrivano.
Andiamo ad esplorare anche l’altro tunnel, che si allarga presto in una ampia stanza piena di resti umani e animali. Il tanfo è nauseante, Malik è la limite della sopportazione. Delle ragazzine non c’è traccia, così tastiamo le pareti centimetro per centimetro in cerca di un’altra porta nascosta. Finalmente la troviamo e arriviamo dalle 3 bambine. Sono davvero delle bambine, avranno una decina d’anni. Una di loro ha i lineamenti stravolti e il corpo rattrappito dalla trasformazione. Non posso vederla in quelle condizioni: usiamo subito la pietra verde della strega notturna per curarla. Poi me la infilo al collo. Bastano pochi minuti perché il volto della ragazzina torni al suo aspetto. I suoi occhioni grigi guardano Drevlin, che la sta liberando, con riconoscenza e adorazione. - “Grazie!”
La loro lingua è molto simile all’halruano, l’avevamo già notato. L’adorazione però scompare dagli sguardi delle nostre protette non appena si rendono conto che Drevlin è un mago. Trascorriamo la notte nel tempio dei nani e il mattino dopo ci incamminiamo verso l’accampamento dei barbari. Le ragazzine stoicamente non si lamentano di nulla. Immagino che la loro educazione consideri una grave debolezza mostrare sconforto. Dovrò parlare con le loro madri, soprattutto per quella che è stata morsa dai vargouilles. Il suo sonno sarà tormentato dagli incubi; forse i primi giorni dovranno darle qualcosa per aiutarla a riposare. Non dovrebbero lasciarla dormire sola, non deve sentirsi abbandonata alla paura. Bisogna trasmetterle serenità e farle sentire che ormai è al sicuro… È una folgorazione. La formulazione del mio pensiero: non farle capire che è al sicuro, ma farle sentire! Ripenso a mia madre che mi stringeva a sé quando avevo gli incubi, o a mio fratello che mi abbracciava le prime volte che le visioni mi assalivano fuori controllo. Ecco cosa mi manca! È per questo che mi sento sola… Guardo le ragazzine chiuse nel loro atteggiamento compito. Forse è solo un problema mio, legato alle mie percezioni: il contatto fisico le rende più vivide, per cui è il passaggio più diretto anche per le emozioni positive. Se volessimo semplificare al massimo… mi mancano le coccole della mamma? Il fatto è che negli ultimi tempi ho immagazzinato troppa energia negativa e ho bisogno, un bisogno fisico, di riequilibrare un po’ le cose. Malik aiuta, ma non ha una “superficie sprimacciabile” sufficientemente grande.
Guardo i miei compagni procedere in fila davanti a me. Se provassi a spiegare a loro questi pensieri non oso immaginare quali conclusioni ne trarrebbero! Chissà se riuscirebbero mai a capire…

giovedì 10 dicembre 2009

25 E LUCE FU - parte 2^

Gdraddict: "E luce fu" 2^ parte
Giunti a Marthammor, mentre ci sistemiamo Drevlin mi dice che ha parlato con la chierica baffuta: l’incantesimo per rimuovere la cecità di Lee è pronto e ora la nana ha convocato il monaco. Speriamo che Lee non se la prenda… Se riacquista la vista tutto sarà più semplice e lui sarà un avversario più temibile per le forze oscure. Non può non rendersene conto. Del resto, come sostiene il mago, Ilmater se lo riterrà opportuno interverrà per rendere inefficace l’incantesimo. Informati anche agli altri, aspettiamo trepidanti. Il tempo scorre lentissimo. Ci vuole più di un’ora prima che il monaco torni. Apre la porta ed entra nella stanza ad occhi chiusi, facendosi strada come al solito a tentoni col bastone. Un angolo della bocca si solleva in un sorrisino malcelato. Vuole prenderci in giro. - “Se hai voglia di scherzare, è perché non ti sei arrabbiato…” Alle mie parole lui ride e apre le palpebre. Sono sollevata, sfodero il sorriso migliore che ho e lo saluto: “Buongiorno Leeah!” I suoi occhi scuri non sono più fissi e inespressivi, si riempiono di stupore. Molto stupore. Poi spostano la loro attenzione sugli altri, che fanno festa a modo loro. Credo ci sia rimasto un po’ male per “l’inganno”, ma forse ha capito che ora sarà più utile alla nostra causa e non ci rinfaccia nulla. Si vede però che fatica ad abituarsi di nuovo alla luce, è piuttosto scoordinato.
Il mattino dopo partiamo per Sundabar. I primi 2 giorni cavalchiamo tranquilli, il tempo è piuttosto clemente. Lee si muove ancora in maniera un po’ buffa, anche perché il riverbero della neve deve essere molto fastidioso per lui. Ulrik e Lorcan formano una strana coppia: il giovane cavaliere si sente investito del ruolo di “guida spirituale” dell’altro, che dall’alto dei suoi 30 anni suonati è ben più navigato e scafato di lui e non sembra così ansioso di farsi “guidare”. Tra i due però si crea una certa intesa e Lorcan non è mai tagliente o sgarbato con Ulrik. Drevlin è perso dietro ai suoi pensieri e ai suoi incantesimi, come sempre. Io ho ancora il morale a terra e non ho voglia di parlare. Lee si accorge del mio umore, me lo fa notare. Gli dico che non sto attraversando un buon momento, ma di non preoccuparsi. Lui mi è stato vicino in frangenti ben peggiori di questo, lo so che se vorrò potrò rivolgermi a lui. Non è così facile, non capisco bene nemmeno io. E poi, perdonami, ma tu sei ancora più giovane di me…
Il terzo giorno il tempo peggiora sensibilmente, il cielo si copre di nuvoloni grigi e prima di sera si scatena una violentissima bufera di neve. Non riusciamo nemmeno a vedere a due passi di distanza, non siamo più nemmeno sicuri di essere ancora sulla strada. Alla fine intravediamo delle grosse sagome scure: sono tende dei barbari della tribù dei Pony del cielo. Ci ospitano, anche se ci guardano con un certo sospetto. I guerrieri sono fuori a caccia di orchi, al campo ci sono solo donne, ragazzini e anziani. C’è una certa agitazione, cerchiamo cautamente di capire il perché, ma non osano dirci nulla. Il giorno dopo due donne, approfittando dell’assenza di uomini nella nostra tenda, finalmente si confidano. Dicono che forse è stato lo spirito dell’inverno a mandarci per aiutarle: tre delle loro ragazze sono uscite per rifornirsi d’acqua tre giorni fa e non sono tornate. Se sono rimaste esposte alla bufera sono sicuramente morte, ma in quella zona pare siano già sparite altre persone e forse sono state rapite. Sono disposte a pagarci, noi accettiamo il loro incarico dicendo che parleremo di ricompense una volta tornati al campo (con disappunto di Lorcan). Chiedo a una donna se può portarmi un oggetto personale di una delle ragazze, lei sembra perplessa ma poi torna con un pettine. Speriamo che funzioni, non è magico e lei è lontana… Invece la visione arriva, potente. Di nuovo in soggettiva…
Vedo un volto dalla pelle rossa, sembra umano ma è spaventoso, attraversato da una larga bocca che emette un urlo acuto che gela il sangue…
Sono in una grotta umida e fredda, legata. E ho paura, molta paura. Sulla parete di fronte a me è legata un’altra ragazzina, è la mia amica. Si sta contorcendo dal dolore, il suo corpo sta cambiando, i capelli le cadono a ciocche e io la osservo impotente tra le lacrime…
Rendo il pettine alla donna dopo averlo fatto annusare a Malik e racconto a Drevlin quello che ho visto. Speriamo sia il presente, che sia ancora possibile aiutarle.
Siamo bloccati dalla bufera per l’intera giornata e possiamo metterci alla ricerca delle ragazze solo il giorno successivo. Raggiungiamo il pozzo indicatoci dalle donne in qualche ora. È una costruzione molto antica, ma intorno c’è una zona dall’aspetto piuttosto malsano. Stiamo cercando tracce quando veniamo attaccati da tre esseri rossi quasi privi di corpo, la faccia umanoide e larghe ali membranose. E urlano. È vero, è un suono che gela il sangue! I miei muscoli si irrigidiscono, non riesco più a muovermi. Sono paralizzata. Porca miseria! Vedo Drevlin nelle mie stesse condizioni, ma sento ancora le voci di Lee e Lorcan. Fortunatamente loro due riescono ad abbattere i mostri prima che ci siano addosso e in breve riacquisto il controllo del mio corpo.
Inutile, di nuovo…

martedì 8 dicembre 2009

25 E LUCE FU - parte 1^

Gdraddict: "E luce fu" parte 1^
Vengo svegliata dalla luce che filtra dalle persiane. Malik è accucciato in fondo al letto e mi osserva guardingo. Mi stiracchio, mi sento ancora un po’ sbalestrata. Ricordo nitidamente il sogno della notte, il conforto di quella voce. Non è da tutti ricevere gli auguri direttamente da una divinità… Il mio umore però non è migliorato di molto. Se non ci fosse stato Malik… Già, Malik. Mi volto per prenderlo, ma sono bloccata dal suo gesto istintivo di sottrarsi e dalla tensione che sento provenire da lui. Micio, che c’è… Forse sono stata un po’ brusca. Mi avvicino a lui con delicatezza, lo accarezzo piano e lo invito a saltarmi in braccio. Lui si butta a capofitto in una profusione di fusa. Ma sì, coccole extra… Avevi paura che fossi arrabbiata con te? Perché, perché non sei un semplice gatto? Mi hai salvata, e mi sei sempre stato vicino. Questo mi basta. Per il resto avrai i tuoi motivi, io non dubito di te.
Scendo per fare colazione. Gli altri si stanno sistemando al tavolo salutandosi e chiacchierando.
Mentre mangiamo, Ulrik porta subito il discorso sulla coda di Lorcan, chiedendo spiegazioni. Ecco, ora il bardo scoprirà la storia dei brindisi e mi ucciderà. Il cavaliere rincara la dose, invitando il mago a chiedere scusa per aver spifferato DAVANTI A TUTTI le questioni personali dell’altro, mentre io continuo a mangiare in silenzio voltata dall’altra parte. Sì, mi ucciderà; e su di te, cavaliere, mi sono sbagliata: sei veramente rigido e non hai ancora capito che non devi prendere Drevlin di punta... Il mago espone le sue ragioni, spiega che della coda non gliene frega nulla, che molti maghi ad Halruaa pagherebbero per averne una e che quindi non serviva nasconderla, ma che il comportamento del bardo ha lasciato a desiderare in diverse occasioni, e immancabilmente allude alla lettera di credito. Si lamenta anche del fatto che in quelle circostanze né il cavaliere né il monaco si siano preoccupati di “catechizzare” a dovere il ladro, mentre ora stanno facendo la predica a lui. Lorcan si difende dicendo che quando è successo il fattaccio ci aveva appena conosciuti. Insomma… e quindi ora non lo faresti più? Di tempo per restituire la lettera però ne avresti avuto… La discussione prosegue su questi toni, poi Ulrik, che evidentemente ha avuto un colloquio privato con lui, perora la causa del bardo e vuole invitarlo ad accompagnarci a Sundabar. Lorcan ribadisce che sarebbe interessato a venire con noi perché sa che agiamo contro il culto di Shar, ma non si muoverà senza conoscere la nostra missione. Drevlin è titubante, però, dato che il bardo mi ha tirato fuori da quel fiume, acconsente a spiegargli la questione delle ossa e del portale, mettendo il veto su tutto il resto. L’altro si rabbuia di fronte alle reticenze del mago, allora io senza dare nell’occhio gli sussurro che riguarda lo scrigno che gli ho raccomandato di non toccare.
Anche Lee ha sognato questa notte: gli è stato detto che dobbiamo recarci dall’Artiere, a Sundabar, per fargli polverizzare le ossa del santo in modo che siano inutilizzabili; poi dovremmo recarci alla torre netherese, quella di cui ci ha parlato Meriad e che era scolpita nei bassorilievi al sacello, per liberare il monaco di Ilmater prigioniero nell’artefatto (la sfera) lì custodito.
Soddisfatta perché nessuno si sta preoccupando della questione Malik, me ne guardo bene dal profferire parola e finisco la colazione in assoluto silenzio. Quando Drevlin si alza per lasciare la sala comune lo seguo. Una volta soli nel cortiletto gli parlo: ho riflettuto su quanto successo nella notte e su tutte le volte che sono stata in difficoltà da quando sono con loro; non me la sento di accompagnarli a Sundabar, non sono in grado di aiutarli. Forse sarebbe meglio se mi fermassi in un posto sicuro, magari alla Cabala, per studiare e potenziare la mia magia. Loro non spenderebbero energie preziose a farmi da balia e io diventerei più forte. Lui mi squadra un attimo, poi mi risponde che non ha nessuna intenzione di farmi andare in giro sola, che alla Cabala non troverei comunque nessuno capace di aiutarmi a sviluppare i miei poteri e che di certo sono più al sicuro con loro che da qualsiasi altra parte. Come no! Sono solo quasi morta 2 volte e non sono mai uscita indenne da uno scontro… Sto per ribattere, ma il mago taglia corto dicendomi che ci penserà lui a istruirmi sulla magia e mi passa un braccialetto che ha preso dalla tasca. – “Mettilo, ti proteggerà e aumenterà la tua resistenza”. Con questo gesto chiude definitivamente il discorso. Lo ringrazio, prendo l’oggetto magico e mi volto per andarmene, ma lui mi ferma: - “Da quando sai che il tuo gatto ha le alucce?” Eccolo lì! “Da questa notte”. Lui non aggiunge altro. Chiedere anche se sto bene no, eh? Torno in camera mia e resto seduta sul letto a guardare il bracciale mentre Malik dormicchia. Non riesco a scrollarmi di dosso questo senso di inadeguatezza e… solitudine. Solitudine? Perché dovrei sentirmi sola, loro non si meritano un pensiero del genere. Forse Drevlin non ha capito, o forse ha capito benissimo ed è stato molto abile ad aggirare il problema. Meccanicamente preparo lo zaino e tutto il necessario per il viaggio. Nel frattempo gli altri si sono recati in paese, ognuno per faccende personali. Si preoccupano anche di restituire le armi del ramingo ai suoi familiari. Non siamo stati in grado di riportare il suo corpo, almeno i suoi effetti personali…
All’appuntamento per la partenza, Lorcan si presenta pimpante e con la coda in bella mostra. E bravo! So che è andato a parlare con Onde di Luna, di certo gli ha fatto bene. Ulrik lo osserva soddisfatto: approva questo suo nuovo atteggiamento deciso.

sabato 5 dicembre 2009

24 bis BUON COMPLEANNO

Questo post è di Tenar
Mentre gli altri 3 si occupano del cadavere dello sharita e vanno dal paladino, io e il bardo torniamo in locanda. Sono cupa durante il tragitto, lui è di un umore anche peggiore del mio. Stranamente però, mi rendo conto che si rilassa pian piano. Prima di andare a dormire mi si avvicina, chiede se sto bene e mi sorride. Gli rispondo che sono molto stanca e che ho bisogno di riposare.
Attraverso la sala comune e vedo sulla lavagna sopra al bancone la data e il menù del giorno, mezzanotte è passata da un pezzo e l'oste prepara sempre il menù del giorno seguente prima di andare a letto. Caspita, è il mio compleanno! Ho compiuto 18 anni e... sono quasi morta, tanto per cambiare. Di questo passo non arriverò ai 19 e magari qualcun altro morirà per salvarmi. Proprio un bel compleanno!
Salgo in camera, sistemo ai piedi del letto il mio stremato micio alato e vado a dormire anche io.
La notte sogno.
C'è una figura scura seduta di fianco a me, sul letto. D'istinto mi spavento, mi ricorda una ben altra figura scura, ma quando rialza lo sguardo vedo che il suo viso splende della luce della luna. Malik la guarda estatico.
- Stai diventando grande, figlia mia. - mi dice. È estremamente dolce - E forte; sì, forte, poiché la forza non si misura solo dal numero di nemici uccisi. Guarda.
Di colpo rivedo le mie avventure, ma da un'ottica diversa, come se per un istante potessi guardare dentro l'anima dei miei compagni. Vedo GP, triste, che canta per il suo Calimshan scomparso. Vedo me stessa consolarlo e capisco quanto questo lo abbia aiutato. Ha lottato con noi per un Calimshan migliore e, grazie a me, ha imparato ad apprezzare la bontà. Non per niente, poi, ha saputo far breccia nel cuore di Fiann.
Vedo le sere in cui Leeah mi teneva compagnia per distrarmi dagli incubi. Lui, un giovane monaco estremamente rigido, che sotto sotto si considerava superiore agli altri e "l'unico che sa cosa vuol dire soffrire davvero", sente la mia sofferenza. La sua rigidezza si allenta, sera dopo sera prova per me affetto e partecipazione, non più senso di superiorità.
Vedo Drevlin chino su di me, in diverse occasioni, preoccupato. Sono importante per lui, gli sto aprendo gli occhi, aiutandolo a vedere il mondo della magia in modo meno schematico. Mi considera, nel gruppo, l'unica che lo capisca e, sotto sotto, parte della sua famiglia.
Vedo Lorcan. Capisco che la mia risata per via della coda sul momento lo ha sorpreso. Quando ci ha pensato su, però, ne è stato sollevato. Si è sentito accettato, non giudicato. Ripenso al sorriso di questa sera. Il più sereno che io abbia visto sul suo volto. Quel sorriso è merito mio.
Anche la figura china su di me sorride.
- Mi fido di te, Jamila. - dice - Buon compleanno.
La sua voce è rassicurante e gentile, io però resto dubbiosa.
- Io a loro devo molto di più, devo la mia vita.
- Puoi dire che una vita valga più della salvezza di un’anima? Chi può sapere dove porteranno gli eventi innescati da un gesto che cambia il modo di pensare delle persone? Quel gesto potrebbe preservare molte vite...

Ha ragione, ha vinto lei.

martedì 1 dicembre 2009

24 UN BRINDISI PER CHI HA LA CODA - parte 2^

Gdraddict: "Un brindisi per chi ha la coda" - seconda parte
Mentre usciamo dalla stanza, lui continua a guardarmi un po’ torvo. Gli altri probabilmente notano il suo volto scuro e me che fatico a dissimulare indifferenza, ma non fanno domande. Anche perché Drevlin non aspetta altro che di essere solo con me mentre andiamo al negozio per informarsi. Gli racconto tutto, almeno avrà il tempo di sfogarsi strada facendo. La sua reazione è prevedibile: LA CODA! Ride come un pazzo, soprattutto per gli sforzi del bardo per nasconderla quando non sarebbe stato necessario. E poi potrai vendicarti degli sfottò per la crisi di panico da temporale… Il mago non si fida affatto di Lorcan, io credo invece che lui stia lottando con se stesso per capire chi veramente vuole essere. Forse dovremmo dargli una mano… Di certo però Drevlin non è disposto a lasciare cadere la questione della lettera di credito. Zucconi, zucconi, zucconi!
Il mago mi dice anche un’altra cosa, un po’ inquietante: secondo lui i tatuaggi dei goblin assomigliavano vagamente al mio; in pratica, crede che i simboli sul mio collo siano netheresi e mi consiglia di tenerli nascosti, offrendosi di indagare per scoprirne il significato. Ecco perché lo sguardo indagatore… A questo punto è meglio sapere, che cerchi pure. In più, mi rivela che ha chiesto alla chierica di Marthammor un incantesimo per curare la cecità di Lee. Vuole provare a guarirlo, ma senza dirglielo. Sì, non ha tutti i torti… il monaco potrebbe anche non accettare!
Al negozio siamo fortunati: c’è anche il nostro uomo e mentre facciamo acquisti Malik se lo annusa per bene riconoscendone l’odore. Lorcan aveva ragione. Torniamo in taverna per discutere il da farsi. Drevlin però non riesce a trattenersi: di fronte al bardo si lascia scappare qualche risolino e lui capisce che ho fatto la delatrice. Non mi ha mica imposto di non dirlo a nessuno... Mi lancia un’occhiata assassina e ordina all’oste la bevanda più forte che ha. Al terzo bicchiere scolato d’un fiato crolla sul tavolo. Il mago non resiste: balza in piedi e indicandolo col braccio teso urla trionfante in mezzo alla taverna: “HA LA CODA!!!” Io vorrei sprofondare, gli altri due lo guardano sbalorditi. Dai tavoli vicini partono commenti ad alta voce: “Evviva! Bravo! Su i boccali! Un brindisi per chi ha la coda!” E Drevlin dietro a dare corda. In pochi minuti, mentre Lee e Ulrik tentano di capirci qualcosa e io cerco di riportare il mago alla ragione, i brindisi si moltiplicano. “Un brindisi a chi ha le orecchie da gatto!! Tutti insieme!” “Uno per chi ha anche gli zoccoli!!” La situazione degenera, per la gioia dell’oste. Persino Ulrik si fa prendere dal gioco. Allora non sei poi così “rigido”! Nel parapiglia generale entra l’immancabile ragazzino che ci lascia un messaggio sul tavolo e poi, molto confuso, si dilegua. Ecco, il divertimento è già rovinato. Siamo convocati sul ponte tra un paio d’ore. Lo sharita, di sicuro! O cavolo! Dobbiamo rimettere in piedi Lorcan. Chiediamo all’oste il necessario per fronteggiare la sbronza (è proprio uno dalla cioca triste…) e ci aggiungiamo un’antitossina. Per fortuna funziona. Scriviamo una lettera per il paladino, in caso non dovessimo tornare, e ci rechiamo all’appuntamento. Una sagoma scura ci attende vicino al ponte. Avverto una presenza corrotta della Trama dell’Ombra, poco prima che una pantera incorporea mi attacchi, ferendomi. Mentre ci prepariamo a combattere, il chierico di Shar lancia un incantesimo. Dannazione, siamo troppo vicini, ci prenderà tutti! Una nebbia scura si materializza in mezzo a noi, il suo contatto mi agghiaccia. Sento il Male stringermi in una morsa, l’aria viene risucchiata via dai polmoni e ogni cellula del mio corpo si contorce nel dolore più atroce che abbia mai provato. L’ultima cosa che avverto è il grido pieno di sofferenza di Lee. Poi cado nell’incoscienza.

Fluttuo in un luogo senza spazio… di nuovo, il mio corpo non ha peso.
I ricordi della mia vita si accavallano vorticosamente: io e Yerodin da bambini che giochiamo nel cortile di casa, l’istitutore che mi caccia da scuola, mia madre che mi consola dopo un incubo, io che torno a casa con Malik, Drevlin e Lee che sorridono mentre li abbraccio, gli occhi luccicanti di GP e quelli tormentati di Lorcan… Poi tutto scivola indietro, vedo molte persone che hanno gli occhi dorati come i miei, e una di loro, una donna anziana dai capelli bianchi, passa qualcosa a mia madre… ma mia madre è così giovane! E vedo una finestra, dal basso, che dà su un cielo stellato. Qui c’è sempre il cielo stellato, e sul davanzale c’è… Malik! È Malik che mi guarda, ma più grande, lucente e con le ali.
E sì. È proprio Malik, ma qui, ora, davanti a me! Con le sue belle ali…
- Piccola, va tutto bene. Ma stai attenta, non potrò salvarti di nuovo.
Una luce calda mi avvolge, mi sento trascinare via.
Quando riapro gli occhi sono sdraiata in mezzo alla strada. Ho la nausea, sono un dolore unico e ho molto freddo. Lee è accucciato di fianco a me, gli altri mi guardano preoccupati. C’è anche Malik, ma non è più il mio vecchio micione, è il Malik che ho visto mentre ero priva di sensi. Lo abbraccio, poverino, sembra stremato... Bevo un paio di pozioni e mi rialzo. Mi dicono che hanno eliminato una tigre incorporea, ma l’altra ha portato via il chierico prima che potessero finirlo. Sto maledetto…
In quella, i due risbucano dalle ombre e ci attaccano di nuovo. Mi tengo a distanza affiancata da Lorcan e scarico sul chierico i miei dardi incantati. Lo sharita nel frattempo evoca dei lupi, ma mentre Lee e Ulrik sistemano le bestie e la pantera, lui soccombe sotto i miei incantesimi e quelli ben più potenti del mago. Bastardo!
Drevlin e Lee perquisiscono il corpo. In un sacchettino di velluto nero si intravede una tenue luce rosata… Il volto del monaco si rilassa in un sospiro di sollievo e Drevlin sorride nella mia direzione. Le ossa del santo! Finalmente siamo riusciti a recuperarle! Mentre loro si occupano del cadavere, io prendo in braccio Malik che si regge sulle zampe a stento e gli schiocco un bacione. Grazie, micio! Però non riesco a scacciarmi di dosso questo freddo, mi sembra di muovermi al rallentatore. Osservo gli altri indaffarati e operativi. Tranne Lorcan, che più in disparte continua a guardarmi cupo. Se la sono cavata bene, davvero. Loro. Io sono quasi morta, un’altra volta. E parlano di Sundabar, con gli orchi e tutto il resto? Non possono fare da balia a me, sarà già difficile badando solo a se stessi. Ripensandoci, qual è stato il mio contributo alla sopravvivenza del gruppo e alla buona riuscita delle missioni? La traversata del deserto, la fuga dall’accampamento di Pyros… Li ho ostacolati sull’isola, hanno dovuto liberarmi dal fermaglio, il ramingo si è suicidato nel tentativo di proteggermi, sono quasi annegata al fiume e su alle miniere non parliamone… Che strazio, una palla al piede! Ma perché non mi mollano qui e basta?
Non ho intenzione di abbandonare la lotta contro Shar, ma non posso andare con loro. Forse se imparassi a usare meglio la magia, magari alla Cabala… Dovrò parlare con Drevlin, appena ci saremo riposati un po’. E tu, bardo, piantala di fissarmi con quella faccia, se vuoi litigare hai scelto la serata sbagliata!

sabato 28 novembre 2009

24 UN BRINDISI PER CHI HA LA CODA - parte 1^

Gdraddict: "Un brindisi per chi ha la coda" - prima parte.
Il mattino dopo mentre io, Lorcan e Lee restiamo a presidiare l’uscita usata dagli shariti, Drevlin e Ulrik si recano dall’altro lato della montagna per recuperare le cavalcature, dopo aver mandato Ed Widge in ricognizione per trovare un sentiero percorribile. Purtroppo le due bestie sono state attaccate da animali selvatici, e se il cavallo è riuscito a difendersi, il povero mulo è stato ucciso. Drevlin usa una pozione aromatizzata per rimettere in sesto la cavalcatura di Ulrik e poi tornano da noi. Nel frattempo il bardo è andato in avanscoperta per cercare di sorprendere il nostro uomo, che però non si fa vivo. Ci incamminiamo quindi per tornare a Nevimorte, pensando a come incastrare il restante seguace di Shar. Lorcan è convintissimo che si tratti del nipote della pozionista; forse possiamo controllare sfruttando il naso fino di Malik, che avendo annusato l’odore dell’uomo alle miniere ormai sa riconoscerlo. Dopo un paio d’ore il sentiero si ricongiunge alla strada che abbiamo già percorso all’andata, con una svolta che è stata nascosta per passare inosservata. La nevicata che accompagna i nostri passi è spettacolare. Fitti fiocchi larghi e morbidi scendono ondeggiando in una danza ipnotica. C’è da restare senza fiato… beh, non è che gli altri la pensino proprio come me, a giudicare dal loro borbottare.
A sera ci ripariamo all’asciutto e organizziamo per la notte i soliti turni di guardia. Ci attaccano poco prima dell’alba, quando vengo svegliata dalle grida di Ed Widge. Si tratta di un gruppetto di goblin con una strana protuberanza al posto del naso, una specie di corno che usano per caricare. Drevlin si trova suo malgrado in prima linea, ma sembra reggere piuttosto bene, mentre Ulrik si accartoccia su se stesso in un urlo acuto, colpito da un’incornata “bassa”. Altre tre paia di mani maschili scattano a ripararsi le parti intime per solidarietà… Mi trovo uno di quegli strani esseri addosso. Scarto di lato mentre sfodero la spada e lo ferisco al fianco. Quello si gira con gli occhi spiritati e riparte alla carica. Troppo prevedibile… Ho il tempo di preparare il colpo, la mia lama lo trapassa da parte a parte e quello si accascia a terra privo di vita. Nel frattempo il mago e Ulrik si sono sbarazzati degli altri quattro e tutto è tornato alla calma. Esaminiamo i corpi: non hanno addosso nulla di particolare, a parte degli strani tatuaggi che secondo Drevlin sono simili a dei simboli netheresi.
Mangiamo velocemente qualcosa e attendiamo che la voce di Ulrik torni virile per poi scendere verso il guado. Ogni tanto mi sento addosso lo sguardo indagatore di Drevlin. Chissà cosa avrà ora, non ho mica usato la magia! Il fiume sta iniziando a ghiacciarsi, le corde che abbiamo lasciato l’ultima volta non ci sono più. Il ricordo del tuffo nella corrente mi fa rabbrividire… Adesso grazie al “disco levitante” messo a punto dal mago passare dall’altra parte non è un problema, anche se i tentativi per convincere il cavallo a stare in equilibrio su due dischi incantati sono tragicomici!
Ci sistemiamo all’Ospizio di Marthammor per cenare e dormire. Drevlin ha un colloquio privato con la chierica baffuta, mentre Lorcan riesce a farsi inseguire da alcuni nani furenti. Pare che abbia tentato di raggirarli, parlano di soldi, puntate e di un mulo… Sta a vedere che ha scommesso di nuovo contro di noi! Ma non ci posso credere… eppure mi ha tirato fuori dal fiume, forse non ha pensato che ci avrebbe rimesso del denaro!
Durante la notte scoppia un forte temporale. Alla mattina Drevlin sembra provato, gli altri sghignazzano neanche troppo di nascosto: pare che il mago sia stato colto da un attacco di panico e si sia messo a piagnucolare per i tuoni e i fulmini. Povero! Il suo ego di mago ferito in questo modo! Lorcan non dice molto, ma si vede che se la sta godendo da morire!
Raggiungiamo il paese in mattinata e ci rechiamo subito dal paladino di Latander per consegnare il corpicino della bimba e ragguagliarlo su ciò che abbiamo scoperto. Lui ci conferma il suo appoggio e torniamo ad alloggiare al “Martello e la rosa”. Il piano d’azione prevede che nel pomeriggio io, Drevlin e Malik ci rechiamo al negozio di pozioni sperando di incontrare il nostro sospettato, in modo che Malik lo possa stanare. Mentre gli altri tre chiacchierano tra loro, ne approfitto per avvicinare Lorcan. Ho notato che nelle miniere usava la scurovisione e vorrei sapere da dove gli deriva questa capacità. Lui mi guarda con aria interrogativa, sembra indeciso sul da farsi. Alla fine si alza e mi dice di seguirlo in una stanza della locanda. Va be’, se urlo mi sentono. Vado con lui. Si chiude la porta alle spalle e muove qualche passo nella stanza, un po’ agitato. Poi si siede sul letto e lancia un’“oscurità”. ??? Discendenza drow? Tiefling? Elfica? Lui mi fissa come se il suo gesto fosse stato una vera rivelazione. Io sono perplessa: “Forse dovresti spiegarti meglio…” Lui sembra stizzito: “Non ti preoccupa il fatto che io che non sono un mago né uno stregone lanci questo incantesimo?” Mi stringo nelle spalle. No, non più di tanto. Mi guarda come si guarda un bambino ottuso. Arrossisce, di scatto si alza, infila una mano nel dietro dei pantaloni e ne estrae… una CODA! Una lunga e scagliosa coda da rettile!
Tutto nella mia mente corre veloce: coda uguale tiefling. Discendenza demoniaca, d’accordo… Neanch’io sapevo di essere un’aasimar, ma ero e sono sempre io. La “forma” non conta, conta quello che si fa. Ma a parte questo, tu dimmi che vita ha passato quest’uomo per tenerci nascosta la coda! Ha sopportato chissà quali scomodità per mantenere il segreto su una cosa di cui, a noi, non sarebbe importato nulla! Nulla!
Lui resta sulle spine per i 30 secondi circa che impiego a realizzare il tutto, scrutando il mio volto inespressivo. Poi non resisto più, gli scoppio a ridere in faccia. Ma rido proprio di gusto! Lui se ne risente, lasciandosi cadere seduto sul letto. Non so cosa passi nella sua testa mentre continuo a ridere. Cerco di recuperare un contegno e scusandomi gli spiego che a me, e anche agli altri, la sua coda non crea problemi. Ci crea più problemi la sua cleptomania… Gli pare strano che io non sia preoccupata dalla sua natura, ma almeno ora so perché quando gli sto vicino sento quella sgradevole sensazione e non devo più arrovellarmi. Davvero, si è fatto tanti scrupoli per niente.
Non l’ha presa bene… Cerco allora di deviare il discorso, chiedendogli cosa intenda fare una volta sistemato il seguace di Shar che manca all’appello. Voglio dire, così avrebbe avuto la sua vendetta… Ci pensa un po’: forse sarebbe interessato a venire con noi, ha sentito parlare della città di Sundabar, di combattere Shar, ma prima di decidere vorrebbe sapere i particolari della nostra missione. Non può certo accompagnarci se tenuto all’oscuro dei nostri piani. Gli faccio notare che la cosa non dipende da me, ma da Drevlin. Magari se provassero a chiarirsi sulla questione della lettera di credito… No, non vuole provare. Ma che due zucconi, accidenti! E allora non resta che aspettare l’evolversi degli eventi. Sarebbe importante però capire perché sceglierai di venire o di restare.

mercoledì 25 novembre 2009

23 LA PANTERA D'OMBRA

Gdraddict: "Chi di gatto ferisce, di gatto perisce"
Cerchiamo di fare il punto della situazione, per quanto lo permettano le condizioni di Lee. In pratica Lorcan, sotto l’effetto del Barghest, ha svelato ai nemici quello che sapeva di noi, per questo erano pronti ad accoglierci. Ora, esplorando le altre stanze, in una Drevlin trova tre collari e dei pagliericci, oltre a resti umani maciullati; in un'altra ci sono abiti ed effetti personali delle persone che sono state trascinate qua sotto, tra cui quelli dell’uomo che ci aveva ospitati alla baita. Alt! Allora qui ci sono quegli esseri di cui avevo percepito la presenza lassù… Questo mi preoccupa molto, mi sento vulnerabile. Sì, per loro sono paure di una fanciullina fifona… se solo le vivessero per una volta come succede a me, forse capirebbero. Dormiamo nei letti degli shariti (che schifo!), constatando che uno di loro manca all’appello. Dev’essere quello che va e viene dal villaggio. Come temevo, gli incubi non mi lasciano riposare. Vedo volti contorti in urla mute, occhi sbarrati da un terrore inesprimibile… terrore che mi si conficca in un angolo della mente, svegliandomi. Malik se ne accorge e viene ad accoccolarsi addosso a me, protettivo. Con lui vicino, il mio sonno è più tranquillo. Al mattino Drevlin dichiara soddisfatto di avere messo a punto l’incantesimo per liberare me e Lee dalla privazione sensoriale. Speriamo in bene… In fatto di magia, bisogna riconoscere al mago i suoi meriti: ancora una volta si dimostra all’altezza. Ma non abbiamo nemmeno il tempo di ringraziarlo: una voce infantile implora aiuto in un urlo straziante. Proviene dalla stanza di fianco, io sono la più vicina e mi precipito. Un altro grido, spalanco la porta mentre Lorcan mi raggiunge. Una grossa pantera fatta d’ombra tiene per il collo una bimba; mettendosi in visuale perfetta stringe il morso, uccidendo la piccola. La rabbia invade ogni mio pensiero mentre sfodero la spada magica. Il felino attacca, io e Lorcan lo colpiamo, ma la bestia è incorporea e si dilegua. Sento la paura serpeggiare giù lungo la schiena. Dov’è… Due zampe nere balzano fuori dalla parete pronte ad afferrarmi. Il terrore assaggiato negli incubi esplode di colpo, facendomi cadere l’arma dalle mani. Gli altri reagiscono, compreso Malik che artiglia la pantera. La bestia si dilegua di nuovo, gioca al gatto e al topo, ritirandosi quanto basta per curarsi. Sono il suo bersaglio preferito, cerco di mettermi fuori portata salendo sul “disco levitante” di Drevlin. Prevedere le mosse del nemico è impossibile, aspettare il prossimo assalto snervante. Non sopporto oltre, cerco di portare la pantera allo scoperto per farla finita. Io e Lorcan ci allontaniamo dagli altri, e lei ci attacca: i dardi incantati di Drevlin la centrano in pieno e prima che riesca a dissolversi Malik l’artiglia di nuovo, uccidendola. Grande micio! Ignoro volutamente che non dovrebbe poter fare una cosa del genere e l’espressione stupita degli altri. La bestia intanto ha ripreso forma corporea e il bardo gli molla un calcione. Anche lui è scosso dalla morte della bambina, aveva recuperato il corpicino sotto i colpi della pantera e ora lo ricompone in un sudario per riportarlo in paese.
Passiamo il resto della giornata a esplorare i tunnel non ancora controllati; uno porta fuori, sul lato della montagna opposto rispetto a quello da cui siamo arrivati noi; gli altri sono in disuso da moltissimo tempo, ormai abbandonati. Purtroppo delle ossa del santo non c’è traccia.
Decidiamo di dormire ancora qui e di andarcene poi in mattinata, magari seguendo il nuovo sentiero per vedere dove porta. Lorcan sceglie il primo turno di guardia, di nuovo mi prenoto per il secondo e di nuovo Ulrik si aggrega. Ah, ma allora lo fai apposta! Aggiro il problema chiedendo al micio di svegliarmi un po’ prima di dare il cambio. Prima di riposare però, Lee e Ulrik mi fanno il terzo grado sulle abilità dimostrate da Malik in combattimento. Io non so che rispondere. Loro sono piuttosto insistenti, ma Drevlin stranamente interviene sviando il discorso. Non mi importa niente se sei un gatto normale oppure no; sei il mio famiglio, questo non cambierà comunque.
Come stabilito, Malik mi sveglia in anticipo. Lorcan mi fa notare che è troppo presto, gli rispondo che lo so, ma voglio parlare con lui da sola. Si irrigidisce un po’. Ci penso dal salvataggio al fiume, perché è voluto venire con noi a tutti i costi? Se aveva un conto così importante da saldare con gli shariti, avrebbe dovuto aggregarsi a un gruppo ben più accreditato di noi. Mi studia, dice che per quanto non sia molto soddisfatto, noi siamo comunque gli unici che si sono fatti carico di quest’impresa. – “Quindi sei qui per vendicarti.” Sostanzialmente, sì. - “Però sai chi è la dea della vendetta, se sei qui solo per quello allora Shar ha già avuto la sua piccola vittoria.” Mi guarda serio, ho toccato un nervo scoperto; per un attimo i suoi pensieri sembrano lontani da qui. La sua voce ha una nota dolente: “Le donne, hanno uno strano potere… E voi, perché siete venuti qui? Immagino che se anche ti salvassi altre 10 volte non sarei comunque degno di sapere.” Credo conosca già la risposta: “Dalla nostra missione può dipendere la sorte di molte persone, non possiamo correre rischi inutili: tu sei venuto con noi senza essere stato invitato, ti sei intascato la lettera di credito di Drevlin, vai e vieni alle nostre spalle, scommetti contro di noi…” Lui abbassa lo sguardo abbozzando un sorriso. Nel breve silenzio che segue sembra concentrato su qualcosa che sta tra me e lui, qualcosa di cui avverto la presenza ma che non “vedo”. Qualcosa con cui combatte senza mai vincere. Affondo: “Perché ti sei ubriacato quella notte a Nevimorte? Avevi tanta fretta di partire e poi…” Alza gli occhi di scatto, per un istante sembra smarrito, ma si riprende subito: “Eh già, le donne… alcune hanno la capacità, a volte, di cambiarti la vita… Senti,” – il suo tono è diverso, ora sono io quella a disagio perché non riesco a decifrare cosa si agiti nell’azzurro dei suoi occhi – “come ti ho già detto, io avevo una moglie… ed è morta! Tu…” Nessuno mi ha mai guardata in questo modo. Mi sta mettendo in guardia, lo so, ma da cosa? Sembra quasi una velata minaccia… Di colpo è come se gli mancassero le parole. Restiamo zitti, intimoriti l’uno dall’altra. Sono io a interrompere l’imbarazzo. Correrò il rischio, forse merita un po’ di fiducia. Gli dico che il cofanetto sigillato che ha visto e che custodiamo con tanta cura non deve essere aperto e che mettere le mani sul suo contenuto è il favore più grosso che potrebbe fare a Shar. Lui annuisce.
Il suo turno di guardia è finito, vado a svegliare Ulrik.

domenica 22 novembre 2009

22 LE MINIERE

Gdraddict: "Oscurità profonda"
Controlliamo che la tana dei ghiottoni sia vuota, resistendo al tanfo disgustoso che la impregna, quindi andiamo al vecchio tempio degli shariti. Sono piuttosto nervosa, ho paura che la stanza grondi ancora potere malvagio e di essere sopraffatta dalle orribili visioni che potrebbe scatenare. Devo riuscire a gestirle. Tiro un respiro profondo e varco la soglia dopo gli altri. L’importante qui dentro è non “empatizzare” trop… L’impatto è tremendo, vivo la scena addirittura in soggettiva.
Un gruppo, come noi… Entriamo tutti insieme, la forza di Shar è palpabile e spaventosa. Il tempio è avvolto in un’oscurità impenetrabile. Un fruscio sinistro… il pavimento non è più solido, è un orrore nero che si contorce e divincola in un movimento tentacolare. Lo vedo innalzarsi e inghiottire uno dei miei compagni. Vorrei gridare con tutto il fiato che ho in gola mentre mi butto verso di lui…
Il miagolio preoccupato di Malik e una mano su una spalla mi riportano al presente. Rassicuro gli altri, è tutto a posto. Più o meno. Lorcan commenta che questo, del resto, non è un posto per donne. Non ho capito bene se è sarcastico o serio... La stanza è inquietante, la luce delle torce sembra faticare a farsi strada. Alla fine Lee decide di consacrare la zona e l’ambiente si fa meno cupo. Il bardo dice di aver intravisto un movimento e si inoltra nel corridoio, ma non troviamo nessuno. Cominciamo a essere stanchi, così ci sistemiamo in una stanzetta riparata per riposare. Drevlin è disgustato dai resti marcescenti di corde e armi dove pullulano vermetti e insetti vari. Lorcan fa il primo turno di guarda, io allora prenoto il secondo perché vorrei parlare con lui, ma sir Ulrik non può certo permettere che una fanciulla vegli da sola! Chiedo a Malik di controllare il bardo e dormo. Dopo non molto, il micio mi sveglia perché Lorcan si è allontanato. Sveglio subito gli altri e andiamo a vedere, ma lui è scomparso. Procedo per i corridoi nascosta e silenziosa, seguita a distanza dal resto del gruppo, quando vengo bloccata da una strana sensazione. Ma che cosa… Anche Lee si è accorto di qualcosa e svoltando l’angolo si imbatte in… in… Oh mamma! Sarà sicuramente una bestia feroce e terribile! Ulrik, in pigiama, corre dal monaco. Ma dove vanno? Perché corrono incontro alla morte con tanta fretta! Tanto è tutto inutile, se anche sopravviviamo ora, non ce la faremo a uscire da qui! Loro vinceranno e sarà la fine di tutto quanto! Il mondo che conosciamo scomparirà! E allora perché non cerchiamo di trascorrere il poco tempo che ci resta lontano da questi orrori… sento i lacrimoni bagnarmi le guance. Qualcosa mi tasta il sedere, Drevlin mi passa davanti diretto verso lo scontro. NO! Anche lui, ma che fa! Anziché stare qui a prendersi cura di me!! Lo sconforto non trova più argini, piango senza ritegno. Malik cerca in tutti i modi di attirare la mia attenzione. Micione! Almeno tu stai qui con me a consolarmi! Lo prendo in braccio e me lo sprimaccio ben bene mentre continuo a crogiolarmi nella mia disperazione. Finché qualcuno mi afferra per le spalle e mi scuote violentemente. Insomma, così picchio la testa contro la parete… oh, la vuoi piantare di trattarmi così, mago da strapazzo? Bel modo di rincuorare gli amici! Perché non ti rendi conto che non serve a nulla andare avanti!!
Ci vogliono altri scossoni, male parole e fusa di Malik per tornare in me. Mi guardano tutti un po’ male, ma non è colpa mia… Incredibile, il ricordo di GP emerge nei momenti più impensati! Intanto Ulrik, cercando (inutilmente) nello zaino del bardo la cartina delle miniere, trova la lettera di credito di Drevlin. Ecco. Vedo già Lorcan linciato dal mago…
Guidati dal fiuto di Malik ci inoltriamo per i corridoi alla ricerca del bardo. E bravo il mio micio! Drevlin continua a borbottare di quel ladro infido e della lezione che gli infliggerà. Quando arriviamo alle zone inesplorate procediamo con più cautela e avanzo per prima sfruttando le mie abilità furtive. Il corridoio che seguiamo dà su una stanza scarsamente illuminata da cui non proviene nessun rumore. Mi appiattisco ancor di più contro la parete e striscio passettino per passettino… ecco… infilo il naso nella stanza… e scatta secca la corda di una balestra. Ritiro il naso quel che basta: mancata! Nel giro di pochi secondi scoppia la rissa. Sono più brava del mio avversario, il mio dardo lo centra in pieno. Ci sono due chierici e due monaci di Shar nella stanza, che, accidenti a loro, continuano a lanciare incantesimi. Lee rimane assordato. Ma come! Ma allora sapevano… Poco dopo il mondo diventa buio anche per me. Sono completamente disorientata, è una sensazione tremenda! Malik in qualche modo mi guida al riparo. Non capisco come stia andando lo scontro, ma sento Drevlin recitare formule e i passi pesanti di Ulrik. A un certo punto c’è anche la voce di Lee che urla invocazioni a Ilmater, qualche rantolo, poi dei sonori colpi di spadone. Ma com’è possibile che Lee non voglia farsi curare la cecità? Perché vuole sopportare questo smarrimento? Finalmente tutto finisce, i nemici sono sconfitti. Chiedo a Malik di portare Drevlin e il cavaliere sulle tracce di Lorcan, che è rinchiuso dietro una porta nascosta. Mentre Ulrik libera il bardo, Drevlin torna da me e Lee. Gli chiedo quanto duri l’effetto dell’incantesimo, lui tergiversa, poi mi dice che è permanente. Eh eh, sì, come no… non mi pare il momento di scherzare. –“Jamila, davvero, è permanente. Ci vuole un “disperdere il magico” per annullarlo”. Faccio un rapido conto: né io né lui siamo abbastanza bravi da lanciare un incantesimo di quella difficoltà.

-“COSA? È PERMANENTE?” L’eco rimbomba per tutte le miniere. “NO! NON PUÒ ESSERE!”
Lui cerca di tranquillizzarmi: è un incantesimo che ha già un po’ studiato, lo perfezionerà… Come no! Un sordo-cieco e io messa così! Cos’è, Ulrik ci trasporterà a sacco di patate a turno?
Nel frattempo arrivano anche gli altri due, con Lorcan che chiede se abbiamo visto il suo migliore amico, un goblin… Ah beh, vedo che anche tu sei bello confuso. Dice di essersi inoltrato fin qua sotto seguendo il suo consiglio. Drevlin gli risponde in malo modo. Poi ci spiega che la bestia che abbiamo (anzi, hanno) sconfitto prima era un Barghest, che ha il potere di trasformarsi in un goblin e di controllare le menti degli inetti. Grazie, tra tutte le cose carine che mi hai detto “inetta” ancora mi mancava!

martedì 17 novembre 2009

21 IL GUADO

Gdraddict: "A Livinston queste cose succedevano?"
Partiamo sotto una pioggia battente che rende tutto estremamente fangoso. Drevlin cerca in continuazione di ripulirsi i vestiti con la sua mano magica, con effetti piuttosto deludenti...
Facciamo la solita tappa all’Ospizio e poi ci dirigiamo alle miniere. Questa volta guadare il fiume rappresenta un bel problema: i giorni di pioggia hanno reso la corrente impetuosa e scivolare nell’acqua potrebbe risultare fatale. Le discussioni sul da farsi si protraggono a lungo, fin troppo a lungo. L’ideale sarebbe aiutarsi con delle corde, il problema è come portarne e fissarne una sull’altra riva. Alla fine facciamo provare Ed-widge, che dopo un paio di tentativi sembra riuscire nell’intento. Tagliamo la corda di Lee e ci facciamo delle imbragature come meglio possiamo per evitare di cadere. Lorcan va per primo e passa indenne. Poi è il turno di Drevlin, la corda non è fissata bene e cede ma il mago riesce a non perdere l’equilibrio, grazie anche al bardo che trattiene la corda, e arriva di là. Sistemato di nuovo l’appiglio, passo io. Avanzo leggera e con cautela, ma nel bel mezzo del fiume scivolo rischiando di cadere. Ma porca miseria! Riesco a rimettermi in piedi ma solo per riperdere l’equilibrio subito dopo: l’imbragatura non tiene e cado in acqua. O merda! Sbatto malamente su un sasso e grido per il dolore alle costole… la bocca si riempie d’acqua, non c’è aria per respirare. Sento le unghie di Malik nella schiena, è terrorizzato. Ti prego piccolo, non mollare la presa! Devo tenermi a galla, ARIA… Un’altra botta alla spalla. Devo fermarmi dannazione! Devo!… Sento un tonfo poco distante. La verga! Potrei ancorarmi con quella… Incredibilmente funziona, anche se quasi mi slogo un polso: il bastone si incastra in modo precario tra due massi. Pochi attimi dopo un braccio mi afferra trascinandomi verso una grossa pietra piatta che emerge dalla corrente. È Lorcan! Si è buttato per aiutarmi! Riusciamo a issarci all’asciutto, i polmoni fanno male e continuo a tossire. Malik è rimasto saldamente ancorato al cappuccio e sta bene, anche se fradicio. Sono sorpresa, davvero, il bardo è sempre molto attento alla propria incolumità, eppure si è gettato nella corrente per venire a salvare me. Me! Non mi sopporta neanche! Lo ringrazio, di tutto cuore, provocando la solita risposta scontrosa. Drevlin ci lancia una corda e con quella arriviamo finalmente dall’altra parte del fiume. Anche il mago è sorpreso dal gesto del bardo, lo leggo nei suoi occhi. Non l’ha fatto per “me”, l’ha fatto per istinto. Si è tuffato senza pensarci, a rischio della vita. Perché? Ora sembra quasi scocciato per questo…
Lee e Ulrik attraversano senza incidenti, riuscendo a portare con loro anche le cavalcature. Ma tu pensa, Ulrik ha l’agilità di un menhir e se la cava meglio di me!
Ci risistemiamo alla meglio e proseguiamo il cammino. Ormai la strada la conosciamo… Il resto del viaggio non riserva brutte sorprese, con Drevlin che ci urla di mettersi “a uovo” ogni volta si intraveda traccia di nuvoloni scuri. Ci accampiamo quando scende il buio e ripartiamo all’alba, alla pioggia si sostituisce la neve. Abbiamo un incontro poco amichevole con due orsi che ancora non si sono decisi al letargo: uno riesce anche ad afferrare Lee e devo fare da esca perché lo lasci. Alla fine i nostri combattenti hanno la meglio e il viaggio continua abbastanza tranquillo. Fa male passare oltre il luogo dove abbiamo tumulato Arahael, constatare che la valanga non ha lasciato traccia della sua presenza. È tornato alla montagna. Eppure la distesa bianca intorno a noi ha una bellezza che non ho mai immaginato, di cui i sogni non mi hanno parlato, tanto che in altre circostanze rimarrei incantata a contemplarla. Io che vengo dal caldo, dai margini del deserto, come posso provare questa empatia per il candido silenzio che mi circonda? Forse è per il senso di pace che trasuda, per l’intima sensazione di appartenere a questo infinito incontaminato, rovinato solo dalla nostra concreta presenza.
Penso spesso anche al salvataggio di Lorcan, e al perché si sia ubriacato quella notte a Nevimorte. Vorrei capire di più quest’uomo, riuscire a sciogliere le contraddizioni che ci impediscono di vederlo per quello che è.
Finalmente raggiungiamo le miniere. Lasciamo il cavallo e il mulo riparati nei resti di una baracca dei nani minatori e poi entriamo. C’è un largo pozzo, con una catena legata a una carrucola che permette di scendere e salire. Lorcan dice che è sicura e si cala per primo. Lo seguiamo tutti nella cavità scura, che Drevlin illumina con le sue luci danzanti. Quelle truzze… Lorcan srotola una mappa. L’ha disegnata quando è stato qui circa un anno fa. Usa la scurovisione, adesso comincio a capire un paio di cosette! Ci indica le zone “sicure”, e dove secondo lui sono ancora gli adepti di Shar. C’è un’ampia stanza che fungeva da tempio del culto, forse è il caso di visitarla per prima. Appena ci inoltriamo nel sotterraneo però due ghiottoni crudeli ci attaccano. Colpiscono duro, molto duro… Uso un indebolimento per proteggere Ulrik e Lee in prima fila; il combattimento è serrato, ma grazie anche al sostegno della magia riusciamo ad uccidere le due bestie. Ulrik e Lee hanno qualche brutta ferita, che gli incantesimi del monaco però risanano completamente.

sabato 14 novembre 2009

20 VALANGA

Gdraddict: "Il cane è il migliore amico dell'uomo, ma non del monaco"
Lorcan spinge per ridiscendere subito, finché c’è un po’ di luce, per evitare che altri animali ci attacchino. Significherebbe abbandonare il corpo di Arahael esposto agli elementi… non esiste!
Stuck ulula disperato senza lasciarsi avvicinare e fugge nel bosco. Io e Lee iniziamo a tumulare il corpo sotto una neve leggera; Drevlin si unisce presto a noi, borbottando tra i denti e lanciando sassi dall’alto con un po’ troppa veemenza… Fatico a trattenere le lacrime. Ma che gli sarà preso per commettere un’imprudenza simile! Forse mi avrà visto in pericolo, avrà valutato male le mie condizioni o pensava di colpire la bestia senza problemi… Sta a vedere che in fondo è colpa mia! Aveva tutto il tempo di bere una pozione, io ero ancora in grado di difendermi. Perché, perché è stato così avventato!
Quando finiamo il nostro triste lavoro è quasi buio, con grande disappunto del bardo. L’unica cosa che possiamo fare è sistemarci dietro un costone che ci ripari dal vento gelido del nord e cercare di riposare. I sogni agitati e confusi vengono interrotti bruscamente all’alba da Drevlin che mi sveglia perché sente uno strano rombo sordo in avvicinamento. Il rumore c’è, ma non capisco cosa sia… osservo verso l’alto mentre gli altri svegliano anche Lee: una parete scura della montagna si copre di bianco. Il cagnolino si dà alla fuga, un attimo dopo il monaco urla: “Valangaaaa! Seguite il cane!” Trasciniamo Lee con noi correndo a precipizio, giusto il tempo di arraffare gli zaini. La valanga ci raggiunge. Bianco, buio, rotoloni, neve che preme sul volto, sassi, ancora rotoloni, suoni ovattati, un dolore bruciante a una spalla… alla fine mi ritrovo semisepolta dalla neve, ma respiro. Malik riemerge poco distante da me, molto scocciato per essersi bagnato. Mi guardo in giro per cercare gli altri, e li vedo tutti agitarsi lì vicino per rimettersi in piedi. Meno male! Ora però il paesaggio è completamente diverso, tornare a valle senza perdersi sarà ancora più complicato. Ci guardiamo intorno fradici e sconsolati, cercando un indizio. Aspetta… quell’albero che sbuca dalla neve con la punta storta e le foglie di quel colore strano, e quel roccione lì di fianco… ma sì, me li ricordo bene, siamo passati di qui all’andata! Drevlin mi guarda come fossi uscita di senno: “Ma piantala!” - “Ti dico che ci siamo passati, ne sono sicura!” Sembrano dubbiosi, ma alla fine li convinco. Mi incammino davanti per guid…ooops! Malik salta fuori con tempismo perfetto, io mi ritrovo completamente sprofondata nella neve. Conosco l’espressione sul viso del bardo senza nemmeno bisogno di guardarlo. Facendo più attenzione, scendiamo il primo costone; riesco di nuovo a individuare la direzione da prendere, ma mentre studio il paesaggio intravedo un paio di corna tra un cespuglio… che non sembrerebbero così strane se non fossero piantate su un volto praticamente umano. Resto lì impalata a fissarlo quando l’essere esce allo scoperto e ci saluta amabilmente. Non ho mai visto niente del genere in tutta la mia vita, e, a giudicare dalla loro espressione, nemmeno i miei compagni. È una specie di centauro, però metà uomo e metà cervo, tutto ricoperto di un morbido pelo corto. Si presenta come Quattrofrecce, e vedendo che l’espressione sbalordita dei nostri volti non muta di una virgola, aggiunge di essere allievo di Cinquepunte, convinto che questo nome spieghi tutto. Non è così, ma il bardo si ricorda che questi è un druido piuttosto famoso in zona. Certo non immaginava avesse un aspetto simile… Quattrofrecce ci guida per il resto della discesa e ci fa compagnia quando ci accampiamo, invitando il bardo a suonare per lui. Ci saluta al guado del fiume, che attraversiamo senza particolari problemi, a parte un tuffo fuori programma di Lorcan. Mi sento magnanima, faccio finta di nulla.
Ormai in vista dell’ospizio, sul sentiero troviamo un cavaliere in armatura, affiancato da un grosso ed elegante cavallo nero bardato di tutto punto. L’uomo è chinato ad accarezzare il cagnolino di Lee. Ci scruta, come fanno tutti, incuriosito e sorpreso. Si presenta come sir Ulrik Valakar, Cavaliere Errante di Silverymoon, usando un linguaggio ricercato e un tono solenne. È un uomo veramente imponente, sfiora i 2 metri di statura, e i suoi occhi chiari contrastano con i capelli neri. Al solito, vuole sapere da dove veniamo e al solito non ha la più pallida idea di dove sia. Fissa insistentemente Lee, tanto che se lui potesse accorgersene ne sarebbe imbarazzato. Lorcan lo apostrofa se per caso non abbia mai visto un cieco, allora lui si avvicina al monaco e gli domanda cosa sa dei “servitori oscuri della luce”. All’espressione interrogativa di Lee, il cavaliere spiega che un sogno inviatogli da Selune l’ha spinto a cercare la “guida cieca” e questi servitori. Faccio notare al monaco in halruano, anzi, in celestiale, che la cosa potrebbe anche avere senso… Lee concorda che forse potremmo essere quelli che il cavaliere sta cercando, ed entriamo con lui all’ospizio, destando uno certo stupore tra i nani. Evidentemente non avevano scommesso che a non tornare sarebbe stato il ramingo… Anche Lorcan intasca dei soldi! Non ci posso credere!
Drevlin parla con la badessa e poi torniamo a Nevimorte per riequipaggiarci, visto che sotto la valanga abbiamo perso giacigli e racchette. Accompagno Drevlin a fare lo scambio di incantesimi con il mago ubriacone: Drevlin è permaloso ed è subito piuttosto aggressivo (per questo sono con lui), ma basta poco per chiarire l’equivoco e tutto prosegue liscio. Poi passo dall’halfling ladro e riesco a non scucirgli un soldo per la merce, anche se mi rifila materiale scadente. Comunque aveva già spennato Ulrik con il mulo e probabilmente anche Lorcan…
La sera in taverna mentre discutiamo sul da farsi, tramite un bigliettino Lorcan ci comunica che il nipote della signora che vende pozioni è seduto dietro di noi e ci sta ascoltando ed è un seguace di Shar. La cosa lascia un po’ perplessi Drevlin e Ulrik, che vorrebbero delle prove concrete. Il ragazzo nel frattempo esce dalla taverna, dopo pochi secondi Lorcan ed io lo seguiamo però lo perdiamo. Rientrati, sentite le nostre intenzioni di partire domani mattina, il bardo si scalda dicendo che non possiamo perdere tempo, che dobbiamo agire in fretta e via dicendo. Se sapesse com’è finita l’ultima nostra spedizione notturna… Quando ricomincia a dare ordini un po’ mi scoccio e gli chiedo perché non si muove lui, invece di continuare a prendersela con noi. Lui piccato risponde che la missione è nostra: appunto! È nostra, e quindi le decisioni spettano a noi!
Lui si offende a morte e se ne va visibilmente contrariato.
Cavolo! Si è infilato di straforo nel gruppo senza che nessuno gli avesse chiesto nulla; dice di aiutarci per motivi personali che non sono mai stati meglio definiti; fa il misterioso e ci nasconde dove va e cosa fa; mi mette a disagio (e non sono l’unica!); non sappiamo cosa voglia esattamente da noi né quanto possiamo fidarci di lui – che intasca soldi perché torniamo in meno di quanti siamo partiti!-, e lui pretende che noi, solo perché è del luogo e ha il doppio dei nostri anni, facciamo quello che dice senza discutere e prendiamo per oro colato ogni sua parola. Mi sembra un tantino pretenzioso!! Posso capire che lui si senta un po’ “frustrato” se animato da buone intenzioni, ma dovrebbe provare a mettersi nei nostri panni, una volta tanto, e cambiare atteggiamento. Perché dovremmo fidarci di lui? La smetta di trattarci come dei mentecatti e rifletta su questo.
Il mattino dopo, all’alba, Lorcan si presenta all’appuntamento con gli evidenti postumi di una sbronza colossale. È ridotto proprio male: dev’essere uno dalla cioca triste… fa quasi tenerezza. Quasi. Prima ha una fretta tremenda di partire e poi si presenta in questo stato! Mi preoccupo di rimetterlo in sesto mentre gli altri vanno a parlare col paladino. La morte di Arahael è una notizia dolorosa anche per lui. Non dà molto credito invece alle accuse del bardo sul nipote della signora che vende pozioni. Non si fida molto di Lorcan, perché non sa praticamente nulla di lui.

martedì 10 novembre 2009

19 DESTINO AVVERSO

Gdraddict: "Travolti da un insolito destino... decisamente non nell'azzurro mare di agosto"
In halruano, comunico a Drevlin e Lee ciò che ho visto. Aspetta, Lee non conosce l’halruano… Però capisce! Drevlin mi dice che ho parlato il celestiale. Ah! Il celestiale, interessante. Passiamo la notte nella baita, anche se l’idea di ciò che è stato lì, e che potrebbe tornare, non mi lascia tranquilla. Fortunatamente non accade nulla, e all’alba ci incamminiamo per Nevimorte, portando con noi il bestiame. Ce la caviamo piuttosto bene come mandriani, aiutati dai cani pastore della coppia. Uno dei cuccioli secondo il ramingo è adatto ad essere istruito per fare da cane guida a Lee. Non è una cattiva idea… Il nostro arrivo desta molto clamore al villaggio, le notizie che portiamo allarmano tutti. Riusciamo a recarci dal paladino che è ormai quasi notte. Ci riceve in vestaglia e pantofole, chiaramente di malavoglia. In altre circostanze lo spettacolo sarebbe davvero buffo… tra l’altro è sposato da poco ed è evidente che vorrebbe dedicarsi alle attività coniugali piuttosto che dare udienza a noi. Resta turbato dalla conferma che le sparizioni della zona si possano ricondurre al culto di Shar. Ci dice quello che sa sulla torre doppia, consigliandoci però di andare a parlare con la chierica dei nani presso l’ospizio di Marthammor Duin. Scopriamo anche che il ritorno di tutto il nostro gruppo incolume ha fatto perdere un grande numero di scommettitori… ma tu pensa ’sti cafoni!
In serata, il mago e il bardo hanno delle disavventure: Drevlin è furente, ha bussato dal mago di Nevimorte per uno scambio di incantesimi, non sapendo che il signore è famoso per essere ubriaco e intrattabile dopo le 5 del pomeriggio. Si è preso una raffica di dardi incantati e mi sorprende che non abbia reagito. Certo ora dobbiamo sopportare tutto il suo disappunto per questo ubriacone degenere che diffama l’intera categoria ecc. ecc. mentre Arahael se la ride della grossa.
Lorcan torna in taverna un po’ malconcio ma glissa su cosa gli sia successo. Mostra a Drevlin uno strano simbolo… sembrerebbe una runa fatta male. Chiede però di restare a dormire anche lui con noi. Oh, di sicuro non con me! Optiamo per me e Drevlin in una stanza, e lui, che rimarca di non farsene nulla di una ragazzina come me, e Lee nell’altra. E infatti il monaco di notte viene assalito dagli incubi… grida strane cose su fruste e cose simili… Drevlin ridacchia sotto i baffi, non capisco perché.
Dopo esserci equipaggiati (’sto halfling ladro!), verso mezzogiorno partiamo per l’ospizio.
Ci arriviamo in mezza giornata. Anche qui destiamo parecchia curiosità, la notizia si è diffusa e il nostro aspetto esotico rivela subito la nostra identità. Veniamo ospitati nelle sale comuni e la chierica ci riceve il mattino dopo. Beh… ci metto un po’ a realizzare che è LEI la chierica… ornata di barba e baffi ben curati! Dissimulo il mio disorientamento mentre ascolto (da noi anche molti nani maschi non hanno la barba!): pare che loro siano visti come dei “degeneri” dagli altri nani, per cui difficilmente una sua raccomandazione varrà come lasciapassare nei territori nanici verso Sundabar. Dice che circa un anno fa un gruppo di avventurieri piuttosto “accreditato” si è recato alla torre, che pare sia un'antica torre netherese abitata da uno stregone oscuro che protegge un artefatto, la sfera di cui parlavano i bassorilievi. L’unico del gruppo a tornare vivo è stato un cucciolo di drago di rame che recava con sé il corpo di uno dei compagni, uno gnomo. Degli altri non si è saputo più nulla. Inoltre, la strada per Sundabar è pericolosa; credo che senza almeno un ottimo combattente avremmo grosse difficoltà…
Per ora però, la priorità resta controllare le miniere. Partiamo sotto un tempaccio, scatenando il solito giro di scommesse, in genere a nostro sfavore. Al guado del fiume facciamo uno strano incontro: alcune persone seminude, adornate di pelli, guadano su cavalli, mentre un altro è in volo su un cavallo alato. Il ramingo parla con loro, che sono di una tribù di Barbari chiamati i Pony del cielo. Devono iniziare il figlio del capo tribù alla vita adulta, cacciando orchi. Ci avvertono che ci sono dei superstiti di un branco di lupi grossi e cattivi nei paraggi, e infatti ci imbattiamo in uno di loro dopo poche ore di cammino. I nostri animali ne hanno percepito la presenza e il ranger lo affronta, quando un secondo lupo ci attacca alle spalle… alle mie spalle! Mi azzanna un polpaccio ma riesco a tenerlo a bada, anche se non appoggiando bene la gamba ferita tiro a vuoto un paio di volte. Il ramingo mi affianca, sto per liberarmi dal combattimento quando mi accorgo che è coperto di sangue, il SUO sangue! Ma che fa? D’istinto mi pianto di nuovo davanti al lupo, ma la bestia è più veloce di me e gli balza al collo. Il mio colpo arriva troppo tardi. L’animale molla la presa e tenta di fuggire ma Stuck gli vola addosso e lo finisce. Io e Lee ci precipitiamo su Arahael, senza poter far altro che constatarne la morte. Ma come gli è saltato in mente! Lui che sempre raccomandava la prudenza, come ha potuto commettere una leggerezza simile! Come!
La rabbia e il dolore per un'altra perdita offuscano la mia mente. Un altro morto…
Ci guardiamo in faccia, senza sapere bene cosa fare.
Siamo dispersi sul crinale di una montagna, sotto il nevischio, senza guida, senza cartine, l’unico che potrebbe riportarci indietro è un cucciolo poco addestrato e il combattente più forte del gruppo è un cieco. Sto bardo porta proprio sfiga…

domenica 8 novembre 2009

18 FULMINI E SAETTE

Gdraddict: "Singing in the rain"
Ci inoltriamo nelle montagne verso il sacello di Ilmater. Mi trovo bene su questo terreno, cammino in scioltezza senza stancarmi troppo. Il ranger mi sembra sorpreso di questo, anche se non lascia trapelare nulla dei suoi pensieri ed è piuttosto taciturno. Per Lee e Drevlin è diverso: il primo soffre il mal di montagna, mentre l’altro si sloga una caviglia. Ci fermiamo in una baita accogliente per riposarci e rifocillarci e la mattina successiva riprendiamo il cammino. La coppia che ci ha ospitato è cordiale e discreta e ci ha offerto un liquore buonissimo che pare sia stato diffuso da queste parti da un Nano chierico di Marthammor tempo addietro.
Il tempo peggiora, anche se tutto scorre piuttosto tranquillo… e puntualmente veniamo attaccati. È uno strano predatore alato con due teste. Drevlin crede che sia un cucciolo di drago bianco, bicefalo a causa di una malformazione fetale. Incredibilmente, riesco a colpire la bestia senza problemi, mentre gli altri hanno grosse difficoltà. Quando finalmente anche la magia del mago dà i suoi frutti, l’essere misteriosamente scompare.
Ci accampiamo per la notte e stabiliamo i turni di guardia. Durante il mio, Lorcan pensa bene di tenermi compagnia e per cercare di accattivarsi la mia simpatia mi racconta la triste storia di sua moglie, una seguace di Selune, che è morta lasciandolo solo e inconsolabile. Non so perché, mi sento molto vicina alla moglie, poveretta, e sono sempre più convinta che quest’uomo porti una sfiga incredibile! Emana veramente delle brutte sensazioni! Nel frattempo il ranger è andato alla ricerca di erbe e al ritorno ci ha avvisato che dovremo fare attenzione perché ha trovato tracce di tigri rosse.
Finalmente arriviamo al sacello. Speravo che le mie percezioni potessero rivelarci degli indizi, ma non riesco a vedere nulla, accidenti… In compenso i bassorilievi lì presenti narrano la storia del monaco del sud, forse calishita, che giunto qui ha eretto questo sacello dove ha lasciato parte di ciò che portava con sé per poi dirigersi verso una strana torre doppia. Dentro di essa ha trovato una grande sfera. L’ultima immagine mostra il monaco che “entra” nella sfera. Ricalca la storia che ci aveva narrato Meriad. Sotto c’è anche un’iscrizione che Drevlin traduce più o meno così: “Fuori dal tempo e dallo spazio, per sempre puro”. Non è però che questo sia molto chiaro…
Non abbiamo molto tempo per pensare o discutere della cosa, perché Arahael ci mette premura, dato che si sta avvicinando un temporale. Ci affrettiamo a scendere, ma nel bel mezzo di un pietraia insidiosa abbiamo a che ridire con due tigri rosse a cui intralciamo il cammino. Sembrano avere molta fretta anche loro. Lo scontro è piuttosto duro, Lee viene ferito gravemente e Arahael è privo di sensi. La cosa veramente sorprendente è che io invece colpisco bene e ne esco senza grosse conseguenze. Rimessi in sesto i nostri compagni, il temporale ci raggiunge. Cerchiamo un rifugio di fortuna sotto la grandine, ma su quel terreno siamo dei perfetti bersagli per i numerosi fulmini che cadono fin troppo vicino. Non scivolare è un’impresa, Drevlin è particolarmente lento… il fulmine che lo prende in pieno avrebbe abbattuto un gigante. No! Per Selune, no! Sento una stretta allo stomaco e mi blocco, ma le grida di Arahael di metterci al riparo mi riscuotono e obbedisco mentre lui va a soccorrere il mago. Nelle vicinanze cadono altri 2 fulmini che riversano sui nostri compagni scariche secondarie e schegge, prima che il ramingo riesca a portare Drevlin al riparo. Trattengo il fiato, il corpo del mago è inerte e sembra morto. Il suo mantello magico però si è liquefatto, ed è proprio quello che gli ha salvato la vita. Dai resti del mantello rotola a terra lo scrigno del fermaglio, che Lorcan prontamente raccoglie per poi porgermelo. Ecco, adesso lo ha notato per bene e considerato che era ben nascosto ci avrà già messo gli occhi sopra. Chissà cosa immagina di trovarci dentro… bisognerà fare qualcosa. Consegno lo scrigno a Lee e ci occupiamo di rimettere in piedi Drevlin. Fortunatamente si riprende, e si accorge subito che è sparito il contenitore con la lettera di credito illimitato. Forse è caduto mentre Arahael lo trascinava al riparo, o forse qualcuno di mia conoscenza ha approfittato della confusione per intascarselo…
Malconci, raggiungiamo la baita che ci aveva ospitati all’andata. Il sollievo dura poco: al suo interno troviamo la donna, morta, apparentemente di paura. Del marito non c’è traccia, a parte qualche goccia di sangue. Cerchiamo di capire cos’è successo. Arahael trova una strana impronta di un grosso felino, che non può certo appartenere a una tigre. Io vengo assalita da una delle mie percezioni. È stata usata magia della trama dell’ombra, ma in un forma particolarmente corrotta e oscura. Ciò che ha assalito queste povere persone è letale… è letale soprattutto per me!