giovedì 30 settembre 2010

50a LA BORSA DEL TONNO INFINITO

Io vengo ricevuta per ultima. Mi fa accomodare, sono a disagio sotto il suo sguardo tranquillo. Dopo alcune frasi di circostanza il discorso devia sulla trama d’ombra, che richiede un prezzo (Lo so, già dato!), che costituisce una tentazione perché porta a prediligere un certo tipo di incantesimi e a volte anche quando si usano a fin di bene finiscono col traviare le nostre intenzioni… Impiego del tempo a capire dove vuole arrivare: costringere alla cecità per tutta la vita una persona è crudele e malvagio. Cosa? Tu mi hai convocata in privato per questo? Tu sai come quel pazzo ha ammazzato le sue vittime? Io non voglio lasciarlo in queste condizioni perennemente, gli ridarò la vista quando sarò sicura che verrà sottoposto al giusto processo e non potrà scappare. Stai parlando di uno capace di dileguarsi in pieno giorno, che potrebbe sgusciare via dal monastero! Mi spiace, ma per me, per ora, è una misura di sicurezza necessaria. Così non cadrà nemmeno “in tentazione”. E poi, figuriamoci se al monastero non hanno un rimuovi cecità!
 Le mie parole sono più pacate dei miei pensieri: “So cosa vuol dire essere ciechi, l’ho provato io stessa. Quando lui non potrà più nuocere, provvederò”. Ma tu pensa se mi devo sorbire questi predicozzi! Malik invece è raggiante, non sa più come manifestare il suo apprezzamento e la sua gioia: Elminster gli ha regalato la borsa del tonno infinito! – “Jamila, ti rendi conto? LA BORSA DEL TONNO INFINITO!!!” Non è che adesso vorrai cambiare padrone e cercherai di diventare il suo famiglio? Non so, non fosse per il fatto che fuma, secondo me ci faresti veramente un pensierino…
 Scendendo su questioni più pratiche, chiedo se il mago può dirci dove si trova il punto in cui dovremmo aprire il portale: gli porgo la cartina che mi hanno dato a Selunnara e con quella riesce ad individuare il posto in maniera abbastanza precisa. Quando siamo di nuovo tutti assieme, ci dà anche una mappa per raggiungere Spellguard e poi ci congeda.
 Gli altri sono tutti soddisfatti, a parte Lorcan che si lamenta di essere stato l’unico che non ha ricevuto doni ma pipponi morali. E perché? Non prende abbastanza sul serio i suoi compiti quando non lavora per Selune e via dicendo. In effetti… Lo consolo: “No, non sei l’unico! Ha fatto la predica anche a me”. Si voltano tutti a guardarmi, meravigliati. Spiego il motivo, Lorcan ride e mi dà una pacca sulla spalla. Poi mi prende in disparte e mi chiede se per caso a Selunnara ho visto sua moglie. Eh? No, c’erano solo i locali, perché avrei dovuto vederla? Elminster ha saputo che i corpi di sua moglie e suo figlio sono spariti, e quando hanno provato a individuarli non ci sono riusciti perché risultano essere su un altro piano di esistenza. Continuo a non capire. Ecco, prima della resurrezione Selune gli aveva detto che li avrebbe mandati come “guida” per i miei “concittadini”. Se non li hanno trovati, vuol dire che ora sono là… Ecco perché eri così sereno! Sapevi che li avresti rivisti, che avresti potuto stare di novo con loro. Un ottimo modo di motivarti, non c’è dubbio! Sono contenta, contentissima per te. Te lo meriti. -“Penso che sia stata un’ottima scelta: se è riuscita a mettere in riga te, inquadrare Selunnara sarà uno scherzo!”
 Arriviamo in locanda a metà pomeriggio. Si è già sparsa al voce che siamo stati ricevuti da Elminster e le nostre quotazioni sono lievitate. Molti avventurieri si avvicinano incuriositi e ci propongono di esplorare sotterranei con loro in cerca di tesori. Qualcuno vorrebbe dedicarsi ad altri tipi di esplorazioni con me, fortuna che Drevlin non sente... Lorcan accetta qualche invito e fa il bonario, Lee invece si reca al tempio di Latander per acquistare pergamene clericali che potrebbero servirci. A sera raccogliamo informazioni sulla strada che dobbiamo percorrere e sulla dimora di Saharel. Il castello diroccato non è rinomato, pare non ci sia nulla di interessante da trovare. In più, molti di quelli che sono entrati non ne sono usciti e nessuno si accampa mai in quella zona perché di notte spesso si sentono rumori di battaglia o una voce di donna che recita parole arcane e incomprensibili. Sulla strada per Spellguard non dovremmo incontrare Drow; i ragni, invece, sembrano pullulare. Bleah!
 Mentre saliamo nelle nostre stanze, Lorcan si gira verso me e Drev: “Ragazzi, mi raccomando: i muri qui non sono molto spessi, cercate di non fare troppo rumore.” Gli misuro una legnata, lui si sposta ridendo. –“Però, Lee, potevamo prendere anche noi un bel letto matrimoniale! Ho visto che la mia coda ti evoca dei bei ricordi…” –“Sì… Io avrei dormito bello largo sul letto, tu per terra per punizione” –“Eh no, sei tu quello che deve soffrire!” Entrano in camera battibeccando. Drev chiude la porta dietro di noi mentre i nostri corpi si stanno già cercando.

venerdì 24 settembre 2010

OLE' TORO! (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh

Oz mi raccomanda di lavare le ferite e di fasciarle con cura perché le spade dei goblin erano sporche di sangue rappreso che potrebbe veicolare la malattia. Mi ci vedo con la bava alla bocca e gli occhi folli mentre di notte li faccio a pezzi. Mwuuuaaaaahhaahhaahhaa! … Che schifo, è una visione orribile, assolutamente non nel mio personaggio. Meglio fare come dice lui. Solo che io non sono pratica in medicazioni, nell’esercito c’era sempre chi provvedeva a queste cose. Meno male che Kelsia mi aiuta a stringere la fasciatura se no non ne sarei venuta a capo.
 La notte riposiamo. Abbiamo deciso di salire per la strada diretta attraverso le montagne. Due giorni di dura scalata. Purtroppo la ferita non rimargina come speravo, ma il male è leggero. Questa volta mi oriento per bene! Scarpiniamo ansimanti per buona parte della giornata, con la solita pausa spuntino. Ne approfitto per chiedere le intenzioni degli altri: vogliono tornare da dove sono stati rapiti? NO! Anzi, sono ben contenti di essersene andati. Loro. Io invece devo risalire a nord. Ma al forte, come pensano di comportarsi? Oz “non sa ancora” (3 parole, una più del solito!); Kelsia valuta l’ipotesi di trovarsi una sistemazione, in qualche modo… Piccola, si tratta di un forte di guarnigione, dove non ci sono nemmeno le famiglie dei soldati. Cambiano personale ogni sei mesi, solo militari. O quasi. Lei parla sbocconcellando, guardando nel vuoto: si guarderà in giro, nei dintorni, ci sarà qualcosa da fare… Tesoro, col tuo bel faccino i soldati avranno un’idea ben precisa su cosa farti fare! E non ti ci vedo proprio, sarebbe uno spreco. Ti muovi come un’ombra e sai usare la spada, hai ben altro futuro davanti. Non so ancora qual è, ma di sicuro non quello di venderti al miglior offerente. Mmmhh, dovrò consultare il mio oracolo personale appena se ne presenta l’occasione… Non ci azzecco mai, ma aiuta a vedere le cose con occhi diversi. Sì, papà, farò attenzione anche all’oracolo.
 Nel tardo pomeriggio giungiamo a una baita. Il sollievo per un meritato riposo evapora immediatamente: è bruciata e circondata da carcasse di mucche. Che si stanno decomponendo al sole con un odore insopportabile. Entro a controllare: cinque cadaveri carbonizzati e orme sparse. Poi un rumore di qualcosa di grosso che sbatte: un toro infuriato si libera dal paletto. Potrei tentare di calmarlo, ma non ho mai trattato con una bestia del genere, per di più furiosa. E magari è contagiata… Opto per l’arco. Lo ferisco, ma senza stenderlo. Tenta di caricare, con il risultato di incastrarsi in una parete carbonizzata. Bersaglio facile, ma non crolla. E cavolo! Il vero problema è che si libera e… mi incorna! In pieno addome. Auuch! Il colpo mi sbalza indietro e io mi piego in due dal DOLOREEEE! Sputo il sangue che ho in bocca. Oz spara uno dei suoi raggi sul bestione per distrarlo, e per fortuna ci riesce. Ho il tempo di curarmi con una pozione mentre gli altri due finiscono l’animale. Cammino come sulle uova, mezza storta. Mi sa che ci vuole un po’ di riposo.

martedì 21 settembre 2010

OLE' TORO! (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kelsia, il post è di Tenar

 Verso sera Kay si fa pensierosa, mi guarda, rimugina. Mi chiede che cosa farò al forte, ma in realtà mi chiede se posso fare a meno di lei. Sinceramente non penso che il forte sia peggio dei bassifondi di Glantri, magari c’è perfino qualche opportunità per una vedetta agile che sappia usare la spada. Lei scuote la testa. No. Ci sono solo soldati, non è il posto per una ragazzina. Meglio se poi mi scorta ad un villaggio vicino. Non so cosa rispondere. Senza di lei sarei completamente persa in questi boschi e la sua compagnia mi fa piacere. Non voglio però distoglierla da altro. La verità è che mi piacerebbe poterle assicurare di cavarmela e, magari, iniziare un’amicizia su un piano di parità.

 Anche questa notte dormo male. Non lo dico a nessuno, ma ho paura che i miei compagni vengano colti dalla malattia dei goblin. Per fortuna al mattino sono perfettamente normali, Oz silenzioso sino all’autismo e Kay con i pensieri rivolti agli impegni in sospeso. Dicono però che le ferite stanno guarendo a rilento, speriamo bene…
 Oggi si sale. La vegetazione cambia, gli aghi prendono il posto delle foglie e il bosco si fa più scuro, ma anche più pulito, con meno sottobosco e profumato di resina. Si fa fatica, ma quando gli alberi si aprono lo sguardo corre su tutta la vallata e mi sembra quasi si essere come il falco di Kay, che può vedere le colline dal cielo.
 I miei compagni sono preoccupati per me, ragazzina di città, ma la verità è che a sera sembrano più stanchi loro, che sono feriti, io, sotto sotto, mi sono goduta la giornata.
 Pare che qui vicino ci siano dei pastori e Kay propone di chiedere ospitalità per la notte. Oz annuisce come se fosse normale capitare in casa a delle persone che non si è mai visto, chiedere di dormire lì e aspettarsi di non essere presi a male parole o peggio, ma, anzi, ospitati. Forse sulle montagne è diverso e quello che è inconcepibile in città forse è la norma per famiglie isolate. In effetti quanti viandanti passeranno di qui in un anno? E’ probabile che siano abbastanza rari da diventare una piacevole novità e non una scocciatura.
 In realtà di viandante ne è passato uno di troppo.

La fattoria è stata saccheggiata e bruciata e il bestiame ucciso. Non tutto il bestiame. C’è ancora un toro e sembra furioso. Mentre stiamo esplorando i ruderi si libera e benché disorientato, sembra davvero pericoloso. Sono indecisa. Non ho un’arma a distanza, solo la spada. E’ stata una scelta oculata. Era mio fratello a colpire da lontano con l’arco, se invece c’era da andare a sforacchiare qualcuno faccia a faccia toccava a me. La persona in questione si faceva due risate, iniziava il combattimento senza neppure pensare a stare sulla difensiva e alla fine, dopo due o tre tagli, sganciava il dovuto. Ero perfetta come agente delle riscossioni di Rulf. Non c’era mai nessuno che mi denunciasse, se per caso raccontavano l’accaduto le descrizioni degli estortori erano sempre incentrate su tipacci grossi e nerboruti che Rulf, quelle rarissimi volte in cui era chiamato in causa, poteva ammettere candidamente di non conoscere.
 Certo che con il toro è diverso. Se riuscissi ad arrivargli alle spalle, però, c’è quel punto alla base del collo…
 Mentre ci sto a pensare il bestio ha visto Kay e… Ommmamma! C’è sangue ovunque!
 No, la vedo che si rialza, certo, non è messa bene… Corro verso il toro, non è più tempo di esitare, ma, come con i goblin, il bestio mi ignora del tutto.
 C’è un gran ricorrersi, tra me e il toro, lui a cercare di incornare gli altri e io a cercare di affettare lui, che sarebbe anche comico se non avessi davanti agli occhi l’immagine di Kay in una pozza di sangue.
 Alla fine è Oz a risolvere la situazione e io mi sento anche parecchio inutile.
 Aiuto Kay a medicarsi, ha preso proprio una bella botta! Per fortuna è una ragazza forte. Tra l’altro, bendandola, noto un paio di cicatrici ben guarite. Chissà cosa faceva prima di finire qui? Ho l’impressione, però, che abbia passato guai ben peggiori di questo.

venerdì 17 settembre 2010

49d DA ELMINSTER

Non so come, all’arrivo della carrozza siamo pronti e ci presentiamo da Zelman puntuali. Dopo le ultime raccomandazioni, il capo ci materializza sulla strada principale di Shadowdale. Siamo qualche grado sopra lo zero, per terra una spolverata di neve. Camminando verso il villaggio non possiamo non notare un enorme edificio in vetro rosa a forma di fenice. Proprio brutto… Drevlin chiede a un passante cosa sia quell’obbrobrio. L’uomo lo osserva ironico e poi ribatte che visto il suo abbigliamento non dovrebbe permettersi certi commenti. Poi sospirando ammette che i chierici di Latander sono tanto buoni, per la carità, ma in fatto di architettura… Come ci è stato suggerito, compriamo un abbigliamento adatto al luogo e alloggiamo alla Locanda del Teschio. Nella sala comune raccogliamo informazioni tra gli avventori. Non è complicato, sono quasi tutti avventurieri in cerca di fortuna e ben disposti a parlare delle loro imprese. Senza contare quelli intenzionati a fare colpo su di me. In particolare un paio di guerrieri, che esibiscono la loro prestanza fisica e le loro gesta eroiche sotto lo sguardo vigile di Drevlin.
 Tutti sanno dove abita Elminster, anche se nessuno di loro ci è stato. Si tratta di un mulino ristrutturato dall’aspetto spartano. Quando arriviamo, la porta è aperta. Ci riceve. Per sicurezza bussiamo educatamente chiedendo permesso. La porta si chiude e si riapre. Entriamo in un atrio ben tenuto da cui salgono delle scale. Al piano di sopra, in una stanza molto ampia c’è un tavolo circolare apparecchiato per cinque, con una ciotola di tonno fresco per terra. Malik va in visibilio. Su una poltrona riccamente decorata e intagliata con motivi legati ai draghi, in aperto contrasto con la semplicità del resto dell’arredamento, sta seduto il mago. La poltrona è truzza anche per gli halruiani! Nonostante i capelli e la barba grigi, nulla in lui dà l’idea della vecchiaia. È un po’ inquietante… Ci dà il benvenuto, poi concentra la sua attenzione su Drev: sapeva che sarebbe venuto qualcuno a proporgli un nuovo modello di pipa. Oh no, incoraggiamolo anche… Drevlin gli mostra la sua creazione, che viene apprezzata. L’unico difetto è che non si può usare col tabacco. La cosa è voluta: il tabacco fa male. Elminster ride: un mago deve essere in grado di ovviare a questi piccoli inconvenienti! Ci invita a pranzo, a base di piatti locali. Mentre mangiamo, chiede il motivo della nostra visita. Gli spieghiamo che cerchiamo il bracciale di Saharel. Vuole sapere il perché. È inutile essere reticenti, raccontiamo tutta la storia. Lui è molto interessato, non sapeva niente del portale e di Selunnara. Le sue occhiate mi mettono a disagio. Ci dice che le Tenebre sono un problema, anche se l’anno scorso ha dovuto allearsi con loro per contrastare i Drow. Non ne sa molto, ma ci dà alcune informazioni preziose: il cambiamento in Tenebre è imposto, non si nasce così; pare stiano cercando discendenti netheresi per rinnovare il sangue, offrendo ai migliori di diventare dei loro. Lui crede che il sovrano non sia mai cambiato da 2.000 anni a questa parte, anche se i suoi sudditi probabilmente non lo sanno. Forse il loro ritorno nel Faerun è dovuto in parte a una sua cerca personale per mantenersi “vivo”: sarebbe interessato a un incantesimo ideato da Iolaum, un mago netherese sopravvissuto al cataclisma, in grado di prolungare la vita a piacimento a discapito dell’energia vitale altrui. Evitare che ci riesca sarebbe un’ottima cosa! Per questo Elminster è disposto ad aiutarci. Lui ha visto il bracciale addosso a Saharel in diverse occasioni, ma è meglio se chiediamo direttamente a lei. Ma non è morta? Non esattamente: per alcuni la questione è relativa… La maga, che era già un’arcilich da diverso tempo, dopo la sua ultima dipartita è “tornata” come fantasma. La troveremo a casa sua, a Spellguard, in un’antica roccaforte netherese che è sempre stata la sua residenza. Il problema è che per chi non è propriamente “vivo” da così tanto tempo, la percezione della vita e della morte è diversa rispetto a quella dei comuni mortali. Per cui non è detto che si preoccupi di disattivare protezioni potenzialmente letali in caso di visite, anche se amichevoli. Lui non può garantirci che ne usciremo incolumi.
 Terminato il pranzo, Elminster dice di voler parlare in privato con ognuno di noi.
 Ahia…

martedì 14 settembre 2010

49c PERDERSI

Il mattino del 24 una carrozza guidata da un jordain passa a prelevarci ai rispettivi domicili per portarci da Zelman. Il capo si complimenta per il buon esito della missione e specifica che gli unici rapporti che intende tenere coi Maghi Rossi sono di spionaggio. Bene! Ha letto attentamente il diario di Lonsad: sa chi è Saharel, ma Halruaa non ha mai tentato di contattare i netheresi rimasti indietro (tendono ad essere molto pericolosi). Visto che lei era particolarmente legata a Elminster, se ha lasciato qualcosa lo avrà dato a lui. Ora, anche con Elminster non ci sono mai stati contatti ufficiali (sarebbe stato come ammettere che lui è più potente di loro…), Zelman però ne ha avuti in via ufficiosa. Cosa che gli consente di chiedere se può riceverci, pur senza garanzie che accetti. Insomma, domani mattina dobbiamo partire per le Valli, che sono vicine al territorio controllato dalle Tenebre, per andare dal famoso mago. Potremmo accidentalmente incontrare anche Drow, mostri vari e RAGNI GIGANTI! No, i ragni no! Verremo teletrasportati a Shadowdale e avremo una pergamena per il ritorno. Veniamo congedati in fretta perché il capo è molto occupato. Va bene, abbiamo il resto della giornata per prepararci. Lara sarà triste, resterà da sola in un posto che conosce appena. Ci dividiamo i compiti; io, Lorcan e Drev ci ritroviamo poi alla torre per cena, come al solito. Arrivo con il mio zaino bello pronto. In fin dei conti, adesso sono in missione… Il mago è così preso a sfogliare il suo libro e a cercare pergamene che non se ne rende nemmeno conto. Ehi, anch’io ho una magia nuova! Quando Lorcan si ritira nella sua camera stiamo ancora giocando con gli incantesimi. Poi arrivano i baci, la sua voglia di assaggiare il tepore del mio corpo, di sentire la mia pelle sulla sua… Le ragazze nella seta arancione, è questo che avrebbero dovuto conoscere, non la follia che le ha uccise. Chissà se qualcuno le ha amate così, anche solo per una volta… –“Devi proprio andare via, anche stasera?” Il suo volto è nascosto nell’incavo della mia spalla; lo abbraccio più forte: “No, non devo…” – i suoi occhi cercano i miei – “Questa sera resto con te”. Mi bacia ancora, ancora e ancora… Assecondo ogni suo gesto, ogni lenta carezza con cui mi spoglia. Le sue emozioni invadono i miei sensi, amplificano le mie; rispondo ai suoi movimenti, ai suoi desideri… I nostri respiri si confondono ed io non so più dove stia il confine tra noi due, finché tutto si perde lontano dallo spazio chiuso di questa stanza.
 Quando mi sveglio lui sta dormendo abbracciato a me, un’espressione beata sul volto. Si muove nel sonno, accoccolandosi meglio contro il mio corpo; il suo respiro mi solletica il collo. Tra poco il mondo fuori da quella porta me lo porterà via… Abbiamo fatto l’amore per buona parte della notte, la notte più dolce e sconvolgente di tutta la mia vita. Gli passo pigramente le dita tra i capelli, assaporando questi momenti di pace. È di questo che avevi paura? Di lasciarti andare, di abbandonarti completamente a qualcosa su cui la tua razionalità non ha alcun controllo? Mi si stringe addosso, rabbrividendo alle mie carezze. Dimmelo adesso che mi ami…

sabato 11 settembre 2010

49b RIENTRO AD HALARAHH

Il mattino successivo parliamo coi chierici di Ilmater per capire come pensano di muoversi. Vogliono tenere un processo pubblico officiato dalla Chiesa di Tyr, soluzione che darebbe risposte chiare alla gente di Calimport e che farebbe comodo anche per questioni politico-religiose che non voglio nemmeno approfondire. Ci vorranno però un paio di mesi. Lee e Lorcan vanno ad interrogare il prigioniero, mentre io e Drev organizziamo il rientro ad Halarahh. Suggerisco di andare alla Cabala, dove potremo trovare il teletrasporto che ci serve e far conoscere il bimbo di Lee a Fiann.
 Ci vuole qualche giorno per sistemare tutto e consentire a Lara di rimettersi un po’ in forze, poi in carrozza raggiungiamo la Cabala. Ci fermiamo un paio d’ore con Meriad e Fiann. La ragazza si commuove quando sente il nome del bambino. Come sempre sono gentili e ci forniscono la pergamena per permetterci di tornare ad Halruaa.
 Compariamo in piazza, senza incidenti. Drevlin si reca immediatamente a rapporto da Zelman, mentre io accompagno Lara e Lee dai miei per vedere se possono aiutarci a trovare una sistemazione per la ragazza. Mio padre è efficientissimo in queste cose: nel giro di qualche ora trova una casa in affitto a un prezzo ragionevole e non molto distante dalla mia. Certo in privata sede mi rivela di essere perplesso: viaggio con un ragazzo che così giovane è già padre, insomma… Si raccomanda di fare attenzione. Io non so proprio che rispondergli! Mia mamma di fronte al piccolo Edein si scioglie. Sono sicura che si preoccuperà di Lara quando non ci saremo, non ho nemmeno bisogno di chiederlo. Il monaco decide di restare con Lara per accudire il figlioletto e poi si deve occupare di rendere confortevole la nuova casa. Lorcan lo sfotte bonariamente, l’altro la prende sul ridere. Il monaco è svagato in questi giorni, mi sa che l’idea della “famigliola felice” lo attira più di quanto non vorrebbe. Io e il bardo ce ne andiamo al portale per la torre, dove abbiamo appuntamento con Drev per sapere se ci sono novità da Zelman. In realtà il capo non c’era, il solito jordain ha preso i documenti e li ha messi al sicuro, dicendo che saremo poi stati convocati. E difatti la convocazione arriva puntuale il mattino seguente: siamo attesi tra tre giorni. Quindi, tre giorni di libertà! Drev va a trovare suo fratello nel pensionato dove alloggia ora, io e Lorcan aiutiamo Lee e Lara a sistemare la casa, con il supporto di mia mamma. Ma prendiamo tutto con calma. Il bardo è molto più tranquillo fuori dal monastero. Il mago viene spesso con noi; a sera, io, lui e Lorcan ceniamo sempre alla torre. Poi Lorcan si defila più o meno elegantemente lasciandoci da soli. Secondo me fa il bravo perché ha paura di essere sfrattato! Vedo la delusione negli occhi di Drev ogni volta che lo saluto per tornare a casa a dormire. Non sono in missione, dovrei inventare delle scuse, e poi al mattino è l’unico momento in cui posso stare con i miei e con Yerodin.
 Mio fratello è tutto allegro. Il matrimonio con Kelina è stato ufficializzato e i preparativi si sono messi in moto. Certo che non hai perso tempo! Mi chiede quando sarò libera, non posso certo mancare. Purtroppo non lo so… A loro piacerebbe sposarsi quest’estate, dopo la fiera dei mostri, e poi vorrebbero andare a visitare Silverymoon. Solo che non sa se riusciranno a recuperare la cifra necessaria… Se Lorcan mi rende i soldi che gli ho prestato potrei aiutarti. Ma non è il caso di infierire sul bardo adesso. Mi sembra l’occasione buona per dirgli di Drev: è meglio che lo sappia. Si preoccupa subito del fatto che sia un mio superiore… Gli spiego che in realtà non lo è, che siamo assunti “alla pari”; l’altra volta ho detto così per non scendere in dettagli che non avrei potuto rivelare. Fa lo stesso: per lui le storie sul lavoro sono sempre complicate e destinate a finire male, ne ha avuto esperienza con alcuni colleghi. E poi con un mago, potrebbe essere rischioso… –“Ma Yerodin, non ti fidi del mio giudizio?” Gli si smorzano le obiezioni in gola. Fregato!

lunedì 6 settembre 2010

49a PERCHE'?

Consegniamo l’assassino ai chierici di Ilmater, ponendolo sotto la custodia del nostro amico. Lui ha un grande ascendente sulla popolazione perché opera da molti anni tra i quartieri poveri e si è guadagnato fiducia sul campo: sarà compito suo scagionare Lorcan. Noi dobbiamo recarci alla cena all’enclave, ma è meglio che il bardo ci aspetti qui. Spiacente, stasera dovrai intristirti da solo.
 Veniamo accolti nella solita maniera: arroganza rivestita da falsa cortesia; Chathin tenta qualche battuta sul motivo del ritardo, ma io non raccolgo. La mia mente torna di continuo all’assassino, alle ragazze, al fatto che ho pensato seriamente di ucciderlo a sangue freddo… Non trovo un senso a tutto ciò, questo mi confonde. Il mio stato d’animo mi porta a intervenire di rado, calandomi meglio nella parte della fidanzata decorativa. La signora provoca velatamente: mi vede preoccupata, forse per la mia incolumità? Rispondo che gli ambasciatori hanno già dimostrato di sapermi proteggere, quindi non ho nulla da temere. La donna è piuttosto irritante anche con Lee, in compenso evita accuratamente la minima avance nei confronti di Drev. La cena si trascina in maniera sgradevole, ma senza inconvenienti. Non sembrano essersi accorti della sparizione di alcuni documenti dall’archivio, forse non hanno capito quello che realmente cercavamo. Quando usciamo dall’enclave è notte. Drev si è accorto del mio umore, sarà anche per come mi aggrappo al suo braccio. –“Ehi, che c’è…” Non so, tutta questa storia dell’assassino è stata snervante… Poi lui è sempre via e al monastero appena supera la distanza di sicurezza qualche monaco (soprattutto quelli della Rosa Gialla) ci inchioda con sguardi traboccanti rimprovero per il nostro atteggiamento sconvenientissimo! Lui mi passa un braccio intorno alle spalle: “E allora andiamocene da un’altra parte”. Avvisa Lee, che cammina due passi avanti tutto perso nei suoi pensieri, che noi rientriamo più tardi. Passeggiamo senza meta per le vie semi deserte della periferia senza che nessuno ci infastidisca, è evidente che siamo maghi e capaci di badare a noi stessi. Ci fermiamo presso un basso muretto a secco, intorno sembra tutto immobile. Mi appoggio a lui: “Io non capisco come si possa godere nell’infliggere simili supplizi… non lo capisco! Gli shariti hanno uno scopo, ma così…” –“Nemmeno io lo capisco, Jamila”. –“Gli shariti fanno una scelta consapevole, ragionata; per me è peggio rispetto a questo folle che agisce per “necessità”, perché è pazzo!” Non sto dicendo che sono meno colpevoli, Malik, anzi… Solo che nella loro perversità c’è un perché. –“Credo non ci sia nulla da capire – la voce di Drev è poco più di un sussurro al mio orecchio – è solo un malato di mente”. Mi lascio avvolgere da quello che passa attraverso il suo contatto. Istinto di protezione, dolcezza, come un’impercettibile carezza rassicurante. Non è il solido muro di Yerodin. È qualcosa di meno “roccioso” ma più complesso, che scava in profondità, che tesse un legame sottile… – “Mi spiace che tu debba farti carico di queste cose”. E poi c’è la voglia di sentirsi più vicini, di scoprire un senso di appartenenza reciproca, di stare con me… – “Ormai non abbiamo più niente da fare qui, possiamo tornare ad Halarahh. Senza più psicopatici e monaci bacchettoni. E ti prometto che troveremo il tempo per stare insiem…” La sua frase si spegne sulle mie labbra. Anche un po’ di sano desiderio, lo trovo giusto. Il mio bacio lo lascia col fiato corto. –“Jamila… questo sarebbe sconvenientissimo non solo per la Rosa Gialla…” Sei riuscito a strapparmi una risata, grazie.

venerdì 3 settembre 2010

VERSO IL VILLAGGIO (Mystara)

Il punto di vista è quello di Kayleigh

Ormai scende la notte, raccomando di fare attenzione perché potrebbero esserci in giro altri lupi. Predisponiamo i turni di guardia, non è che sia proprio tranquillissima quando mi corico ma non succede nulla. Al mattino ripartiamo. Al solito il mio corpo sa da solo ciò che deve fare e la mia mente si svaga. Chissà se una volta al villaggio si arrangiano. Sarebbe meglio se parlassero loro… Io mi rifornisco e poi dovrei trovare una maniera veloce per tornare a nord. Eh, mica facile. Ma qui non ci sono eremi che fanno al caso mio! Va be’, con loro due non è andata male, finora è filato tutto liscio. Magari poco per volta le cose si sistemano da sole.
 … No, niente di così scontato, vero Antonius? A te piace essere originale…
 I miei due compari si muovono sciolti e senza fare rumore, lui è sempre un po’ inquietante, con ’sti occhi violetti che scrutano ovunque. Ci fermiamo per pranzare, scambiando alcune parole. Oz proferisce verbo solo se direttamente interrogato. Se gli va, naturalmente. Ha l’aria di chi raccontando il suo passato parla di sé in terza persona… brrrrrrrrr! Kelsia tenta qualche domanda sulle fate. Anche a me, non paiono malvagie… Lui puntualizza: non ha detto malvagie, semplicemente PERICOLOSE! E lui lo sa bene perché ci ha vissuto assieme.
 La nostra amena conversazione viene interrotta da un forte rumore di sterpi spezzati e fronde abbattute in rapido avvicinamento dal folto del bosco. Kelsia molla il boccone di pane e formaggio e si lancia al riparo, io mi fiondo dalla parte opposta tendendo l’arco e il biondino si defila abilmente. Una creatura piccola, piedona e con una barba verde che lo ricopre per metà entra urlando nella radura. Inciampa nel nostro piccolo “campo” e scivola a pelle d’orso per diversi metri, sempre urlando. Strike! (non so che vuol dire, ma questa esclamazione mi è sempre piaciuta!) Non ho mai visto un essere del genere. Nemmeno nelle mie divagazioni mentali. E lì, ho visto cose che voi umani… Oz esce allo scoperto e prova a comunicare con la creatura. Quella in tutta risposta si copre la testa con le mani e si accuccia singhiozzando terrorizzato. O ci sta pigliando per i fondelli… Oz fa un altro tentativo. No no, è proprio terrorizzato. Usciamo anche io e Kelsia. Lo spilungone usa uno strano linguaggio che il barbuto verde comprende. In maniera incoerente, capiamo che la sua famiglia è stata sterminata dai goblin e lui è scappato. Dai goblin? Ma se si azzardano ad attaccar briga solo quando sono in schiacciante superiorità numerica e al primo segno di mala parata se la danno a gambe! Poi quelli del sud non hanno mai creato problemi. Mi consulto con gli altri, decidiamo che è meglio controllare. Non è difficile trovare il posto: l’omino verde nella sua fuga disperata in linea retta ha aperto una pista visibile anche a un cieco. Nella boscaglia fittissima si apre una radura intorno a un’enorme quercia. Cadaveri di creature simili al fuggitivo e di goblin sono sparsi ovunque. Oz sembra concentrato su qualcosa, poi, mentre Kelsia si nasconde e parte in ricognizione a sinistra, mi sussurra che c’è qualcuno di invisibile che si sta nascondendo dietro l’albero. Ora, questo non parla con chi è visibile ma vede pure gli invisibili… Non è tanto normale! Va bene, io vado a destra. Oz intima al tizio di uscire allo scoperto. Poi ci parla in una lingua che ignoro. Rilassato. Non sembra essere un pericolo. Aspetto qualche minuto e quando gli passa una pozione di cura esco allo scoperto. L’essere torna visibile mentre sbuca anche Kelsia. Si tratta di uno Chevall, dall’aspetto di un centauro col tronco da elfo. Teoricamente potrebbe essere ferito solo da armi magiche, e i goblin non ne avevano. E come ci sono riusciti? Dice (in elfico) che li hanno trovati (!) e attaccati, intenzionati a massacrarli tutti; sembravano invasati, assetati di sangue e combattevano fino alla morte. I goblin?! Gli parliamo dei lupi e dei Worg. È da qualche settimana che nella foresta succedono fatti strani. E non venite a dirmi che c’entro io perché io ho girovagato per la foresta A NORD!! È come se si stesse diffondendo una specie di malattia. Ecco, ci mancava solo il contagio rabbioso. Prima arriviamo ad Armstead, meglio è. Il centauro parte per controllare la caverna da cui noi siamo usciti e noi ci rimettiamo in cammino verso il villaggio. Però, tutta questa storia non mi convince. E Oz dev’essere veramente paranoico se controlla di continuo anche ciò che non si vede. Paranoia uguale bella dose di guai sulle spalle (dillo a me!). Visto papà? Questa volta non servono le tue raccomandazioni.
 Porca vacca! Ero così assorta nei miei pensieri che sto andando dalla parte sbagliata. Fammi controllare… Cavolo, ho ciccato di brutto! Vediamo almeno di non sp***anarci: niente dietrofront, un giro un po’ più largo e torniamo scendendo di là… Nessuno dice nulla, solo un’espressione un po’ perplessa. Però, qui, ci sono delle orme. Gruppetto di… goblin. Tra i 4 e i 10? Avviso gli altri due e vado in avanscoperta. Silenziosa e agile come un gatto. Poco dopo, trovo cinque goblin in cerchio che danzano urlando esaltati intorno al corpo di un militare. Infierendo sul cadavere. No, non si fa! Tendo l’arco: tiro rapido. Entrambe le frecce a segno. Non ci avete capito niente, eh? Riprovate! Scoppia la rissa, mentre arriva anche Oz. In due mi sono addosso. Il sibilo della mia lama sul fodero, il silenzio totale nella mente. Solo la danza dei movimenti. Il biondino va di incantesimi arrostendo a piccole dosi gli avversari; Kelsia è micidiale, avanza furtiva fiancheggiando e ne finisce un paio. La mia spada bastarda si fa valere, anche se vengo ferita di striscio alle costole. In breve, il gruppetto è sterminato. Oz, anche lui leggermente ferito, controlla i corpi dei goblin; io e Kelsia quello del soldato. Lei pare molto interessata alle sue 5 monete d’oro, ma non osa intascarsele tutte. Io invece riconosco l’insegna. Il tizio sembrerebbe un messaggero, frugandolo per bene trovo anche la missiva. Spedita da Armstead, è per il forte sulle montagne. Beh, la riporterò al villaggio e manderanno qualcun altro. Però… posso sempre dire di averla trovata già aperta… mica mi sottoporranno ad interrogatorio per questo! … … Oh, agli inferi! Apro. Armstead è assediata dai goblin e chiede aiuto alle guarnigioni del forte. COSA? Eppure ho letto bene. Devo avere una strana espressione perché gli altri due mi stanno fissando: signori, cambio di programma! Si va al forte. E di corsa! Concordano.

giovedì 2 settembre 2010

VERSO IL VILLAGGIO (Mystara)

Il punto di vista è quello di KELSIA, il post è di Tenar 

Mi mancano le cose ovvie, ma anche quelle a cui non ho mai pensato. L’umidità che si leva dai canali all’alba, la mano sporca di salnitro quando la si appoggia sui vecchi muri, la sensazione di pietra troppo liscia sotto le suole quando si attraversano i ponti e il marmo ormai levigato di certe statue, dove tutti passano le mani.
 Non ho dormito bene. Il silenzio, nel bosco, è fatto di tanti piccoli suoni differenti, rami e foglie che si spostano per il vento, passeggiare di piccoli animali, grida di caccia di civette. Inoltre non mi fidavo del biondo, Oz.
 Invece lui e la ranger, Kay, si stanno già preparando, perfettamente a loro agio. Bene, non resta che proseguire.
 A pranzo cerco di fare un minimo di conversazione. Kay è perfettamente padrona della situazione e sembra considerare me e Oz, ma soprattutto me, un dovere che le è stato imposto. Ho l’impressione che senza di noi eviterebbe di andare al villaggio, di noi è l’unica che vorrebbe tornare in fretta da dove è partita e dove, pare, ha lasciato qualche questione in sospeso. Spero di riuscire a dimostrarle quanto le sono grata per avermi preso sotto la sua ala.
 Oz risponde solo se interrogato. Credo di essergli del tutto indifferente, se sparissi, forse neppure se ne accorgerebbe.

Stiamo per ripartire quando qualcosa arriva nella radura dove ci siamo fermati.
 E’ una creaturina tutta verde e spaventata. Stranamente, attrae l’attenzione di Oz, che cerca di comunicare con lei. Ci riesce. L’uomo ci comunica che la famiglia dell’essere è stata massacrata dai goblin poco lontano da qui e propone di andare a vedere. Sono d’accordo, ma non mi pare il caso di lasciare solo e disperato l’omino verde. Oz si stringe nelle spalle e non mi degna di risposta, credo che la creatura abbia già cessato di esistere nella sua mente.
 Poco dopo troviamo un’altra radura. E’ un disastro. Creaturine verdi morte ovunque e in mezzo una quercia sulla quale paiono essersi accanite. Mi nascondo. Oz invece avanza apertamente, parlando in una strada lingua alla quercia (sospettavo fosse pazzo…) Le dice più cose di quante ne abbia dette a noi in due giorni. Poi, quando estrae una boccetta che per un istante fluttua a mezz’aria capisco che sta parlando a qualcuno che è invisibile. Un istante dopo si materializza una strana creatura metà elfo e metà cavallo, ferito e triste. Lui e Oz sembrano avere molto da dirsi e solo quando io e Kay ci avviciniamo hanno la gentilezza di passare al più comprensibile elfico.
 Il cavelfo è stato attaccato dai goblin. Non sa cosa stia accadendo, molte creature sono diventate estremamente aggressive e irragionevoli e sono in grado di attaccare e uccidere avversari normalmente non alla loro portata. La cosa sembrerebbe quasi un contagio. Per la prima volta vedo Oz interessato, oltre che sinceramente preoccupato per il cavelfo. Mi fa piacere, ma preferirei che nonostante la nostra mancanza di zoccoli e code anche io e Kay fossimo guardate come esseri pensanti.
 Avviso il cavelfo dell’esserino verde disperato e questi mi assicura che ci penserà lui. Bene.

 Noi proseguiamo, dopo poco sentiamo dei rumori. Dei goblin fuori di testa stanno infierendo sul corpo senza vita di un uomo. Appena diventano consapevoli della nostra presenza ci attaccano, o meglio, attaccano coloro che ritengono essere un pericolo, cioè Oz e Kay, io vengo del tutto ignorata. Non che così mi vada male, anzi, riesco a posizionarmi bene e a colpirli alle spalle. La cosa straordinaria è che neppure dopo che ne ho infilzati due mi notano. Certo, la spada di Kay e le magie di Oz sono molto più appariscenti, ma non mi è mai capitato di riuscire a colpire alle spalle tre membri di uno stesso gruppo senza che nessuno prendesse provvedimenti: sembrano proprio invasati!
 Non ci mettiamo poi molto ad avere la meglio su di loro, ma Oz e Kay sono leggermente feriti. Considerato quello che ci ha detto il cavelfo e le spade sporche di sangue secco siamo tutti preoccupati che il contagio possa diffondersi anche all’interno del nostro gruppo e ci diamo un gran da fare a pulire e fasciare bene le ferite. Poi, io e Kay andiamo dal cadavere dell’uomo. Sembra un soldato e ha indosso 5 monete d’oro. Se fosse un morto accidentale trovato in un vicolo di Glantri non mi farei problemi a derubarlo del tutto: lui non ne ha più bisogno. Non voglio però che la ranger pensi a me come a una ladruncola e esito. Lei invece non ha scrupoli ad aprire l’ordine sigillato che l’uomo portava con sé e fa bene. Apprendiamo dunque che il villaggio è sotto assedio da parte dei goblin e viene richiesto aiuto ai soldati di un forte. La cosa più giusta e più saggia da fare è portare il messaggio noi stessi al forte, anche se questo vuol dire affrontare le montagne.
 Per me, che non sono mai stata in montagna, la cosa ha un certo fascino.